“Le criptovalute (o cripto-asset) di prima generazione, come i bitcoin, potrebbero evolvere e contribuire in futuro alla stabilità finanziaria”. Lo ha affermato ieri a Milano il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, a un convegno organizzato dall’Università Bocconi su Financial Stability and Regulation (si veda qui il testo dell’intervento).
Secondo Visco, infatti, “non si può escludere che cripto-asset stabili, sostenibili e non anonimi, alla fine possano contribuire all’efficienza del sistema dei pagamenti e alla stabilità delle istituzioni finanziarie”. E ha aggiunto Visco: “Forse, una cornice normativa per le Ico (Initial coin offerings) che assicuri la tutela degli investitori può incoraggiare l’uso dei cripto-asset come strumento di fundraising per le startup high-tech, promuovendo l’innovazione e aiutando nuove società a differenziare le fonti di finanziamento, con benefici per la stabilità complessiva del sistema finanziario”.
Visco ha ricordato come al recente G20 sia stato sottolineato che le crypto-monete quali il bitcoin siano in realtà crypto asset e , benchè non rappresentino “seri rischi alla stabilità finanziaria”, presentano comunque “problemi fondamentali”, perché si prestano a riciclaggio e finanziamento del terrorismo, richiedono un altissimo consumo energetico e sono soggetti ad alta volatilità dei prezzi.
Serve perciò “una seria attività di ricerca” sul tema, ha detto ancora il governatore, sottolineando che “i significativi sviluppi del fintech stanno creando nuovi servizi, ampliando il numero dei potenziali concorrenti degli intermediari tradizionali e ponendo nuove sfide alle Autorità di vigilanza. Ci sono molti aspetti che possono essere esplorati in quest’area. E forse è proprio qui che si possono creare conflitti tra le istituzioni bancarie tradizionali e queste nuove istituzioni, che operano nel sistema bancario-ombra. ma ci possono anche essere complementarietà , tanto più quanto più le banche impareranno come prendere vantaggio da strumenti come il crowdfunding o il crowdlending, sulla base delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie, come l’utilizzo dei big data, la diffusione del machine learning o il ricorso ai distributed ledgers (blockchain, ndr)”.
Sempre ieri, intervenendo alla tavola rotonda organizzata al primo convegno nazionale di AssoFintech al Fintech District a Milano (si veda altro articolo di BeBeez), Domenico Gammaldi, del Dipartimento Mercati e sistemi di pagamento di Banca d’Italia, ha rassicurato circa il livello di preparazione degli attori italiani in tema di fintech. “Abbiamo una percezione dello stato delle cose forse più negativa di quello che in realtà è il mercato, dove vi sono esperienze Innovative”, ha detto Gammaldi.
Sollecitato a commentare i risultati di un sondaggio pubblicato mesi scorsi da Banca d’Italia a seguito di numerose interviste tra i principali gruppi bancari e intermediari finanziari (si veda altro articolo di BeBeez), Gmmaldi, che è anche personalmente in prima linea sul Canale fintech aperto da Banca dì’Italia (si veda altro articolo di BeBeez), ha infatti detto che “quello che conta non è tanto il valore degli investimenti dichiarati dal sistema (135 milioni di euro, ndr), ma quello che le banche e alcune startup ci hanno detto e ci dicono dei loro progetti. La Banca d’Italia ha tenuto il suo primo convegno sulla tecnologia blockchain nel 2016 e segue il mercato e sul fronte delle nuove tecnologie le esperienze italiane non hanno nulla da invidiare a quelle estere, anzi. Il punto ora è fare sistema”.