Per ognuna delle 50 migliori medie imprese già in portafoglio oggi a investitori di private equity sono presenti nel sistema quasi 20 altre potenziali target con caratteristiche simili o addirittura migliori. Lo ha calcolato Leanus in una sua analisi condotta per il Caffé di BeBeez dello scorso 14 dicembre, offerto da Finint Investments sgr e durante il quale BeBeez ha a sua volta presentato i dati aggregati sui deal dei primi 11 mesi del 2021 (si vedano qui altro articolo di BeBeez con il video e le slide) tratti dal Report 11 mesi di private equity 2021 (disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data).
Come spiegato nel dettaglio in un articolo su Milano Finanza lo scorso sabato 18 dicembre a firma di Alessando Fischetti, amministratore di Leanus, e di Stefania Peveraro, direttore di BeBeez, Leanus ha condotto un’analisi sulle circa 1500 aziende italiane oggi in portafoglio agli investitori di private equity mappate da BeBeez Private Data e ha preso in considerazione le aziende con bilanci depositati per il 2018, 2019 e 2020, arrivando a un totale di 1.020 imprese, che in aggregato esprimono un totale di ricavi di 57,78 miliardi di euro, in calo del 9,31% dai 63,73 miliardi del 2019, con un ebitda complessivo di 6,96 miliardi (da 8,79 miliardi), un ebitda margin del 12% (dal 13,8%), un utile di poco meno di 750 milioni (da 4,2 miliardi) e un rapporto tra PFN ed ebitda di 3,81 volte (da 2,979) (si vedano qui le slide dell’analisi).
Nonostante quindi si sia registrato un calo generale dei volumi di affari nell’anno della pandemia, l’analisi ha evidenziato che le imprese partecipate da investitori di private equity hanno reagito all’emergenza pandemica, mantenendo una buona redditività operativa e soprattutto investendo: l’analisi di Leanus, infatti, ha mostrato una certa propensione al ricorso all’indebitamente verso il sistema finanziario, ma soprattutto un importante aumento delle attività di investimento: nel 2020 il gruppo delle 1020 aziende osservate ha registrato un cash flow per attività di investimento di ben 23,9 miliardi di euro, in aumento dai 19,4 miliardi del 2019 e dai 13,5 miliardi del 2018, con una conseguente variazione in positivo del patrimonio netto complessivo che ha quasi raggiunto i 9,3 miliardi dai soli 849 milioni del 2019.
Ovviamente, però, il dato aggregato nasconde situazioni anche molto diverse a seconda delle dimensioni delle aziende considerate, con performance meno brillanti al diminuire della dimensione. In particolare, restringendo l’analisi alle sole 525 medie aziende partecipate con ricavi compresi tra i 15 e i 150 milioni di euro, i ricavi sono scesi del 10% nel 2020 e l’ebitda margin si è attestato al 10,26%, ma appunto nel complesso di tratta di aziende che hanno passato indenni la crisi, con un numero preponderante di imprese a cui è associato un Leanus score che esprime rischio di default medio o basso. Se poi si decide di focalizzarsi sulle 50 migliori medie aziende di quel gruppo di 525 ci si imbatte in veri gioielli, che hanno chiuso il bilancio nell’anno della crisi con un ebitda margin aggregato del 20,5%, in aumento dal 15,3% del 2019, in un anno in cui hanno addirittura raddoppiato l’attività di investimento. E la cosa interessante è che l’analisi evidenzia una bassa correlazione tra settore e risultati di medio termine: è la componente manageriale e gestionale che fa la differenza.
Ma se già questi numeri sono molto interessanti, vale la pena di guardarsi bene attorno, perché di gioelli ancora fuori dai portafogli dei fondi ce ne sono parecchi. L’ultima fase dell’analisi di Leanus, infatti, ha preso in considerazione le aziende italiane con ricavi compresi tra i 15 e 150 milioni non partecipate dai fondi, che nel 2020 hanno registrato un incremento dei ricavi del 10% e un ebitda margin almeno del 9%, a cui viene associato un Leanus score che esprime basso rischio. Ebbene, questo gruppo è composto da ben 816 aziende e in aggregato ha registrato un ebitda margin del 20,66%, sempre in presenza di un importante incremento degli investimenti.