Boom di investimenti e di raccolta per il private equity e il venture capital italiani nel primo semestre 2018. Lo ha annunciato ieri l‘AIFI in collaborazione con PwC (scarica qui la presentazione), precisando che tra gennaio e giugno 2018 i fondi italiani hanno investito poco meno di 2,9 miliardi di euro (da 1,9 miliardi del primo semestre 2017), spalmati su 160 operazioni (da 139 deal) e che 19 operatori hanno raccolto poco meno di 1,9 miliardi dagli investitori (da 1,2 miliardi), con un forte contributo degli investitori internazionali (si veda qui il comunicato stampa
Sul fronte degli investimenti, sono tornati i large e mega deal nei quali sono stati investiti 1,462 miliardi. Un trend che era già stato segnalato da BeBeez nel suo ultimo report sui primi 8 mesi di private equity 2018. Da segnalare anche il ritorno di grande attività da parte degli operatori di venture capital: 80 investimenti di early stage dai 65 del primo semestre 2017 per un totale di 96 milioni da 43 milioni. Sempre in termini di investimenti, prevalgono come destinatarie le aziende con un fatturato inferiore ai 50 milioni (75% del totale). A livello settoriale, dominano i settori ICT (31 deal, pari al 19% del totale), beni e servizi industriali (28 deal, pari al 18% del totale) e medicale (20 deal, pari al 12% del totale). Infine i disinvestimenti nel primo semestre 2018 sono stati 59 (-24% rispetto al primo semestre 2017), per un valore di 1,1 miliardi di euro (-10%).
Sul fronte della raccolta, invece, va segnalato che ben 1,3 miliardi sul totale di 1,9 miliardi è stata raccolta indipendente, cioé non da soggetti istituzionali o captive. Ed è stato significativo, si diceva, il contributo degli investitori esteri che hanno rappresentato circa la metà della raccolta indipendente con 607 milioni di euro (+535% dai 96 milioni del primo semestre 2017).
Quanto alla tipologia di investitori, la prima fonte sono gli investitori individuali e family office, che rappresentano il 17%, seguiti dai fondi pensione con un contributo del 16%. Le banche invece stanno perdendo terreno (14,4%) a causa delle riserve richieste per investire in private equity e venture capital. Le assicurazioni infine costituiscono il 14,2% della raccolta di private equity e venture capital, di cui poco più della metà proviene dall’Italia. Una quota che rischia di ridursi a causa della direttiva Solvency II, che estende la normativa di Basilea II al settore assicurativo. I fondi di fondi costituiscono l’11,5% della raccolta sono prevalentemente esteri. I Pir non investono in questo settore, perché si sono concentrati tutti sul segmento Aim di Borsa Italiana, senza però investire nelle ipo. Il presidente di AIFI, Innocenzo Cipolletta ha ricordato che per contro in Francia sono stati raccolti 12 miliardi da parte delle assicurazioni francesi, dopo una legge che imponeva loro di investire in private equity e venture capital una certa quota del loro patrimonio e che per questo anche in Italia ci vorrebbe una spinta istituzionale a venture capital e private equity.