
In tempi di coronavirus BeBeez fa uno strappo alla regola e finisce per occuparsi di politica monetaria invece che più direttamente di investimenti alternativi, ma questo perché il tema della liquidità sta diventando cruciale per le imprese (si veda Beez Peak di lunedì 9 marzo) e per le banche, in Italia e in Europa. Capire che cosa ha intenzione di fare la Banca Centrale Europea in questo frangente, quindi, interessa certo alle banche in prima battuta, ma interessa alle imprese e a chi nelle imprese investe.
E la risposta è che la Bce certo ha deciso di fare qualcosa, anzi più di qualcosa, ma probabilmente lo ha comunicato male, senza dare l’enfasi che il mercato si aspettava in un momento critico come è ora. La risposta dei mercati è stato un crollo generalizzato delle borse, con cali ben superiori al 10% su tutte le principali piazze finanziarie. Il FTSE MIB ieri ha chiuso con una perdita di ben il 16,92%.
Ebbene, la Bce, per fronteggiare l’emergenza economica che si sta venendo a creare a causa del contagio da coronavirus, ha deciso di potenziare temporaneamente il programma di acquisto di bond europei (Asset Purchase Programme) di 120 miliardi di euro netti sino a fine anno, da implementare senza un ammontare preciso mensile, in aggiunta agli acquisti di 20 miliardi di euro al mese previsti dal programma corrente, varato lo scorso novembre e senza scadenza, per contribuire in maniera significativa ai Private sector purchase programme. Lo ha detto questo pomeriggio il presidente della Bce, Christine Lagarde, nella conferenza stampa che è seguita alla riunione mensile del Board, che ha varato questa e altre misure di politica monetaria tese ad aumentare la liquidità del sistema (si veda qui il comunicato stampa e qui per il video della conferenza stampa), lasciando però invariati i tassi di interesse (il tasso sulle main refinancing operations resta allo 0%, quello sulla marginal lending facility allo 0,25% e quello sulla deposit facility a -0,50%).
Questa misura però, ha ribadito più volte Lagarde, deve andare di “pari passo con misure fiscali ambiziose e coordinate che dovranno essere varate dai governi dei vari paesi europei”, perché “la prima vera risposta a questa crisi è soprattutto fiscale”. In ogni caso, ha sottolineato ancora Lagarde, la Bce utilizzerà tutti i gradi di flessibilità che sono permessi per focalizzarsi sugli acquisti di asset che risulteranno più esposti e quindi i bond corporate.
Insomma, qualcosa la Bce ha promesso, ma certo non abbastanza e i mercati lo hanno detto chiaro, con le Borse a picco mentre ancora la Lagarde parlava. Siamo anni luce dal “whatever it takes” pronunciato da Mario Draghi nel luglio 2012 alla Global Investment Conference alla British Business Embassya lla vigilia della cerimonia di apertura delle Olimpiadi, nel momento più buio dell’euro, quando i titoli di Stato dei paesi periferici erano sotto attacco (si veda qui il video del discorso di Draghi, frase iconica al min 7.15).
Tornando alle misure prese dalla Bce, è stato stabilito di estendere temporaneamente le LTROs (Longer-term refinancing operations) per fornire liquidità immediata al sistema finanziario europeo (si veda qui il comunicato stampa sulle prossime LTROs). Saranno condotte a un tasso di interesse favorevole, sino a quando a giugno non partirà la prossima asta delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine TLTRO III (Targeted Longer-Term Refinancing Operations), che a sua volta sarà condotto a condizioni più favorevoli e sarà ampliato.
Ricordiamo che le TLTRO sono operazioni che offrono agli enti creditizi dell’Eurosistema finanziamenti con scadenze pluriennali diretti a migliorare il funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria, sostenendo l’erogazione del credito bancario all’economia reale. Le TLTRO condotte fino a marzo 2017 sono state avviate in due distinti programmi: TLTRO-I, annunciato a giugno 2014 e composto da otto aste; e l’TLTRO-II, annunciato a marzo 2016 e composto da quattro aste. In entrambi i programmi il finanziamento ottenibile da ciascuna banca è dipeso dall’ammontare dei prestiti concessi a società non finanziarie e famiglie, con esclusione di quelli per l’acquisto di abitazioni (si veda qui la pagina dedicata sul sito di Banca d’Italia). Le TLTRO-III annunciate a marzo 2019 vengono condotte, con cadenza trimestrale, a partire da settembre 2019 e le controparti hannno potuto sinora ottenere finanziamenti fino al 30% dello stock di prestiti idonei (eligible) al 28 febbraio 2019. Per prestiti idonei, si intendono appunto i prestiti a società non finanziarie e famiglie residenti nell’area dell’euro, ad eccezione dei prestiti a famiglie per l’acquisto di abitazioni.
Ieri la Bce ha deciso che nel periodo che va dal prossimo giugno al giugno 2021 le aste TLTRO III saranno condotte a condizioni molto più favorevoli di quelle applicate sinora e che beneficieranno di quelle condizioni tutte le posizioni aperte alla data di partenza della terza serie TLTRO. Queste operazioni andranno quindi a supportare il credito che sarà erogato alle aziende più colpite dagli effetti negativi del coronavirus, in particolare le pmi. Non solo. Le controparti che manterranno i loro livelli di credito, le condizioni saranno ancora migliori. Ma non è solo una questione di condizioni più favorevoli. E’stato stabilito infatti che il valore massimo per il quale ciascuna controparte può chiedere prestiti alla Bce sarà aumentato sino al 50% del valore dello stock dei dei prestiti eligibili alla data del 28 febbraio 2019 (si veda qui il comunicato stampa sulle prossime TLTROs)
In un comunicato diffuso contestualmente alla conferenza stampa della Lagarde, il presidente del Supervisory Board della Bce, Andrea Enria, ha a sua volta precisato che “il coronavirus sta creando uno shock significativo per le nostre economie. Le banche hanno bisogno di essere nella posizione di continuare a finanziare le famiglie e le aziende che stanno sperimentando difficoltà temporanee. Le misure di vigilanza che abbiamo deciso oggi hanno proprio l’obiettivo di supportare le banche nella loro missione di servire l’economia e nel risolvere i loro problemi operative, include le pressioni sui loro dipendenti” (si veda qui il comunicato stampa).
La nota prosegue precisando che i requisiti di capitale e liquidità sono stati previsti per le banche proprio per permettere loro di sopportare le situazioni di stress come quella attuale. Il sistema bancario europeo ha costruito cuscinetti di protezione importanti e quindi ora la Bce permetterà alle banche di operare temporaneamente al di sotto del livello di capitale definito dal Pillar 2 Guidance (P2G), dal capital conservation buffer (CCB) e dal liquidity coverage ratio (LCR). Alle banche sarà anche consentito di qualificare come capitale, per rispettare i requisiti patrimoniali, obbligazioni Additional Tier 1 o Tier 2, anticipando un cambiamento della normativa previsto per il 2021. Ovviamente, dice ancora la nota, la Bce si aspetta che le banche utilizzino questa deroga per continuare a erogare credito all’economia e non per aumentare i dividendi per gli azionisti o i bonus ai manager.
In questo senso la Bce sembra aver accolto le richieste fatte dalla European Banking Federation in una lettera mandata ieri alla stessa Bce, ma anche all’European Banking Authority e alla Commissione europea , e firmata dal presidente dell’EBF, Jean Pierre Mustier, ceo di Unicredit (si veda qui la lettera).
Sempre ieri Giovanni Sabatini, Direttore generale dell’ABI, ha inviato due lettere, di cui una ad Andrea Enria (Supervisory Board della Bce) e l’altra a José Manuel Campa, presidente dell’EBA (si veda qui il comunicato stampa). In particolare, l’ABI scrive in primo luogo che “l ’adozione di misure di forbearance, quali le sospensioni temporanee del rimborso dei mutui, debbono essere interpretate come misure volte a tutelare la stabilità finanziaria e come tali agevolate, come già chiesto dalla Federazione bancaria Europea con lettera del 11 marzo. Chiediamo pertanto che con urgenza l’adozione di misure di forbearance, conseguenti a provvedimenti di legge o altri atti amministrativi e ad accordi collettivi nei confronti di imprese che non presentino esposizioni deteriorate al momento dei provvedimenti, non comportino alcun tipo di riclassificazione e una preventiva valutazione del merito creditizio”. In secondo luogo, l’ABI chiede inoltre che per tutta la durata della situazione di eccezionalità, sia congelato il decorrere del tempo ai fini delle definizioni di default e con riferimento al vintage del calendar provisioning e, conseguentemente, che siano posticipati i target assegnati alle banche per la riduzione dello stock dei crediti deteriorati”.
Secondo quanto riferisce oggi Il Sole 24 Ore, Giovanni Razzoli, analista di Equita Sim, ha calcolato che solo con gli utili attesi entro il 2022 (75 miliardi prima delle rettifiche) le banche italiane sarebbero in grado di gestire una massa di oltre 150 miliardi di euro di nuovi crediti deteriorati, coprendoli al 50%. L’allentamento della Bce sui requisiti potrebbe liberare altro capitale per sopportare altri 80-90 miliardi di Npe, portando così a 240 miliardi circa il fardello gestibile. Il che significa moltiplicare per quasi 5 volte (4,7x) il livello del tasso di default del 2019, pari all’1,3%, ed essere in linea con le richieste minime di vigilanza. A queste valutazioni, secondo Equita Sim, è come se i mercati scontassero un calo del Pil 2020 del 2% e dell’1,5% nel 2021.
(Articolo modificato alle ore 07.40 del 13 marzo – si aggiungono la chiusura di Borsa del 12 marzo, le richieste dell’ABI e i calcoli di Equita sim)