Dopo la fase acuta della pandemia da coronavirus, ora i fondi di private equity si stanno concentrando sulle strategie di add-on e sul consolidamento del mercato delle controllate; i venture capital sono impegnati nella rifocalizzazione della strategia e nella razionalizzazione dei costi, mentre i fondi di private debt stanno rinegoziando i convenant. Lo rileva una ricerca condotta da AIFI (l’Associazione del Private Equity, Venture Capital e Private Debt), e presentata ieri al convegno annuale intitolato “Private capital, human capital”.
Lo studio, illustrato dal direttore generale di Aifi, Anna Gervasoni, rivela anche che attività dei prossimi mesi saranno: ricerca di nuovi investimenti per fondi di private equity e venture capital e gestione del portafoglio e fundraising per i fondi di private debt. Il coronavirus avrà anche un impatto sui multipli di mercato, che scenderanno del 10-20% secondo gli operatori, che per questo prevedono di ritardare le exit dalle società in portafoglio. “I numeri mostrano come l’emergenza Covid-19 possa essere vista anche come una opportunità per consolidare, grazie agli add-on, le proprie target permettendo così di diventare più forti e capaci di affrontare il mercato non solo italiano ma internazionale”, ha commentato Innocenzo Cipolletta, presidente di AIFI
Un altro studio condotto da Aifi ha fotografato l’assunzione dei principi ESG da parte degli operatori di private capital nel momento in cui investono nelle aziende italiane. È stato analizzato un campione significativo di società in portafoglio al 31 dicembre 2019 o disinvestite nei tre anni precedenti ovvero 127 operazioni, distribuite su 125 imprese, effettuate da 28 operatori (21 domestici e 7 internazionali).
Quello che si evince è che in generale dall’inizio dell’investimento dell’operatore private capital fino alla dismissione o a fine 2019, le aziende target hanno sperimentato una crescita dell’89% del numero di dipendenti (c’è stata una piccola contrazione del numero degli addetti solo nei casi di ristrutturazione delle aziende da parte dei fond), che la percentuale di donne nelle target (41%) è in linea con media nazionale e che il peso dei laureati è leggermente più alto (26% contro una media nazionale del 23%), ma che le partecipate dei fondi prestano maggiore attenzione agli aspetti ESG: welfare, tutela ambiente e sicurezza sul lavoro.
Detto questo, c’è un gap importante a seconda del fatto che il fondo in questione sia italiano oppure internazionale. Nel secondo caso il 63% dei fondi ha adottatoo è in procintodi adottare una politica ESG, mentre solo il 27% dei fondi italiani lo fa.
In proposito, Cipolletta ha sottolineato che comunque il private equity ha sempre avuto una forte attenzione per la gestione delle imprese, e quindi al capitale umano. “L’economia e il mondo del lavoro stanno vivendo una fase di passaggio, caratterizzata tra gli altri da un grande balzo in avanti nello smart working, indotto dal coronavirus, per cui le imprese si dovranno organizzare investendo nelle competenze delle persone e nelle imprese, organizzate per il lavoro in presenza, con procedure e sistemi organizzativi gerarchici”, ha detto Cipolletta.
Per quanto riguarda l’attività degli operatori, nei primi 7 mesi del 2020 i deal di private equity e venture capital sono diminuiti, ma non drasticamente: AIFI ha censito 175 operazioni, contro le 189 dello stesso periodo del 2019.
Un numero in linea con i dati di BeBeez Private Data che, dopo lo stop da lockdown, ha registrato a cavallo dell’estate una ripresa di attività: tra luglio, agosto e i primi giorni di settembre, gli investitori di private equity (senza contare quindi il venture capital) hanno annunciato circa 60 operazioni, che si vanno ad aggiungere ai 131 deal di private equity chiusi nel primo semestre, considerando il private equity in senso lato e quindi non solo le operazioni condotte dai fondi, ma anche da holding di investimento, Spac e club deal e 14 disinvestimenti (si veda qui il Report di BeBeez sui 6 mesi di private equity 2020, disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium). Quanto ai prossimi mesi, ci sono oltre 40 deal in arrivo (si veda qui l’Insight View di BeBeez su tutti i deal che ci aspettano quest’autunno, disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium).
Paolo Mascaretti, partner di Kpmg, ha segnalato una prima flessione dell’m&a nel primo e nel secondo trimestre 2020. In particolare, in quest’ultimo periodo le operazioni sono scese del 17% rispetto allo stesso periodo del 2019 (si veda qui la presentazione completa). A livello globale, nel Q2 2020 sono scese dell’11% le operazioni rispetto allo stesso periodo del 2019. In Italia il mercato dell’m&a ha visto un raddoppio delle operazioni negli ultimi 5 anni (tra 2014 e 2019), ma una discesa del 24% tra il secondo trimestre 2019 e il secondo trimestre 2020, con un dimezzamento delle operazioni da marzo 2020. “Il calo però non sembra drammatico come quello del 2009. C’è moltissima dry powder rispetto ad allora, e la raccolta dei fondi è proseguita bene in primo semestre 2020”, ha concluso Mascaretti.