Il Ministero dello Sviluppo Economico potrà sottoscrivere, fino a 2 miliardi di euro, in quote o azioni di uno o più fondi per il venture capital, incluse quote o azioni di fondi di venture debt, gestiti da Cdp Venture Capital sgr. Lo prevede un emendamento al Decreto Legge infrastrutture, presentato dall’onorevole Sestino Giacomoni, deputato di Forza Italia, membro del coordinamento di presidenza del partito azzurro e presidente della Commissione di vigilanza su CDP. L’emendamento è già stato approvato dalla commissione Ambiente e Trasporti della Camera nei giorni scorsi (si veda qui il comunicato stampa e qui il Dossier predisposto dal servizio studi del Senato, Articolo 10, commi da 7-quinquies a 7-septies).
“Oggi più che mai c’è bisogno di crescita e sviluppo e di agevolazioni e sostegno per le nostre pmi. L’apporto che può dare in questa direzione Cdp sarà decisivo. La sinergia tra tutti gli operatori, pubblici e privati, infatti è fondamentale per uscire dalla crisi economica e sociale in cui siamo precipitati a causa della pandemia”, precisa Giacomoni nella sua nota.
L’emendamento, infatti, prevede che appunto 2 miliardi di euro, oggi iscritti in conto residui nel bilancio del ministero dell’Economia, vengano assegnati entro il 31 dicembre 2021 al MISE e che quest’ultimo li possa investire in quote o azioni di fondi per il venture capital e per il venture debt istituiti da Cdp Venture Capital sgr. I 2 miliardi del conto residui fanno parte dei totale di 40 miliardi di euro di risorse di Patrimonio Rilancio, lo strumento del Ministero dell’Economia e delle Finanze, gestito da Cassa Depositi e Prestiti, per sostenere le imprese italiane con fatturato superiore a 50 milioni di euro, previsto dall’art. 27 del Decreto Rilancio (si veda altro articolo di BeBeez) e teoricamente operativo dallo scorso luglio (si veda altro articolo di BeBeez), ma che a oggi non sembra mai essere stato attivato.
L’emendamento stabilisce anche che il conferimento sarà condizionato alla sottoscrizione da parte della stessa Cdp e di altri investitori professionali di risorse aggiuntive per almeno il 30% dell’ammontare della sottoscrizione del ministero, possibile come detto fino a 2 miliardi.
L’iniziativa ha ottenuto immediatamente il plauso di AIFI, con il presidente Innocenzo Cipolletta che in un suo intervento a firma su Il Sole 24 Ore ha scritto che “l’emendamento che alloca due miliardi al Fondo Nazionale Innovazione, presentato, è un importante segnale che può far fare un salto di crescita al nostro mercato del finanziamento dell’innovazione. AIFI promuoveva da tempo un’azione che spingesse in maniera decisiva il sostegno alle pmi e allo sviluppo nel nostro Paese”.
E ha aggiunto: “L’innovazione è la molla non solo dei consumi, ma anche degli investimenti. Pensiamo alle infrastrutture che necessitano di manutenzione, ma anche e soprattutto di innovazioni per rispondere a nuove e diverse esigenze. E a maggior ragione, il discorso dell’innovazione vale per gli investimenti produttivi e per le aziende che possono restare competitive solo se useranno nuove tecnologie. Ne è una testimonianza quello che sta caratterizzando oggi il settore del venture capital e delle startup che sono indicatori del processo di innovazione, esploso dopo questa pandemia. Nei primi 9 mesi del 2021 nel mondo sono stati investiti 438 miliardi di dollari in venture capital contro i 284 miliardi di dollari di tutto il 2020 e i 257 del 2019”.
Tuttavia, aggiunge Cipolletta, “nel nostro Paese però i numeri di questo sistema sono ancora contenuti dal momento che nel 2020 gli investimenti sono stati pari a 378 milioni con 196 società finanziate a confronto, a titolo di esempio, con la Francia (2.177 milioni di investimenti in 927 società). Pertanto, la recente notizia di questa ulteriore allocazione può aiutare a colmare il divario tra il nostro mercato e quello degli altri Paesi europei. Lo strumento del Fondo dei fondi è il più appropriato per sostenere il venture capital perché consente di coinvolgere anche il risparmio privato e moltiplica così le risorse investite. Ma poiché le pmi hanno bisogno anche di capitali per crescere e per compensare l’indebitamento contratto durante la pandemia, occorrerebbe prevedere anche un nuovo Fondo dei fondi di analoghe o maggiori dimensioni per far crescere il mercato del private equity e del private debt, in quanto la partnership pubblico-privata può generare un effetto leva di attrazione di capitali sul mercato e moltiplicare le risorse a sostegno delle nostre Pmi che sono la base della nostra struttura produttiva. Considerando che il PNRR ha tra gli obiettivi proprio le finalità dell’azione che gli operatori di private capital svolgono quando investono nelle imprese (innovazione, internazionalizzazione, valorizzazione e crescita delle risorse umane, implementazione di politiche di sostenibilità e di governo societario), è importante promuovere i canali alternativi di finanziamento a sostegno delle nostre imprese”.