
Poste Italiane scommette sull’innovazione e quindi sul venture capital. E’ questo il succo dell’intervento di Francesco Caio, amministratore delegato di Poste Italiane, invitato ieri a parlare al Tech Insight 2016, l’incontro annuale organizzato da United Ventures per creare dibattito e connessioni tra startupper e fondi di venture capital italiani e soprattutto stranieri.
“Investiamo in innovazione 300 milioni di euro all’anno. Una piccola quota , che però via via crescerà, la investiamo anche in venture capital, perché è così che possiamo capire quali sono i prodotti e i servizi che ci possono servire per innovare”, ha detto Caio, precisando che a Poste “si guarda con interesse alla blockchain e sappiamo quanto importante sia l’innovazione nel settore finanziario”.
D’altra parte nello stesso bilancio consolidato 2015 di Poste si legge (pag. 66) che il gruppo ha condotto ben 488 milioni di euro di investimenti industriali nell’anno, riferibili prevalentemente all’area dell’IT (Information Technology). Di particolare rilevanza è l’avvio del programma di Digital Trasformation, programma che vedrà Poste Italiane impegnata nel corso dell’orizzonte di Piano nel ridisegno complessivo ‘esperienza di utilizzo da parte della propria clientela (retail e business) lungo tutti i principali punti di accesso digitali.
Detto questo, ha aggiunto il top manager, “la vera sfida è come innovare in una grande azienda che si occupa anche di servizi finanziari senza rischiare la desertificazione delle relazioni umane, che rischiano di essere relegate solo in uno spazio social. Noi dobbiamo investire in innovazione per migliorare la relazione che l’azienda ha con le persone e non per desertificare questa relazione. E per questo abbiamo bisogno dei fondi di venture capital, perché ci aiutino a scoprire le aziende che sanno produrre per noi questo tipo di supporto”.
L’approccio è quello che gli anglosassoni chiamano “open innovation” e che presuppone che le aziende tradizionali, piccole e grandi, invece di sviluppare al proprio interno nuovi processi che permettano di rendere più efficiente il proprio business e quindi di digitalizzarlo, trovino questi processi alleandosi o anche investendo in startup in grado di produrli per loro.
Non è certo un caso se Poste Italiane lo scorso dicembre ha stretto un accordo di open innovation con l’incubatore quotato a Piazza Affari Digital Magics, che da quel momento monitora costantemente startup e soluzioni innovative per innovare i processi e servizi interni di Poste Italiane, e contestualmente abbia costruito a Roma, con Digital Magics e la partecipata Talent Garden, il Talent Garden Poste Italiane, un campus di coworking dedicato all’innovazione dove peraltro Digital Magics ha aperto la sua sede romana (si veda altro articolo di BeBeez).
Un approccio, quello di Poste, che va nella direzione della proposta da Orsi & Tori del numero di MF Milano Finanza del 10 settembre per fare in modo che i capitali degli investitori istituzionali venga in qualche misura convogliato verso le pmi italiane per far crescere tali aziende e, con esse, l’intera economia nazionale. L’idea è fissare nell’ambito della legge di Stabilità un obbligo d’investimento (magari agevolato) di un 1-2% della massa in gestione nel capitale delle pmi.
“Se gli investitori istituzionali adottassero l’approccio di Poste, anche i fondi di venture capital italiani potrebbero raggiungere la potenza di fuoco dei grandi fondi anglosassoni e paneuropei . Se così fosse, avremmo la possibilità di supportare meglio le startup italiane, vere portatrici di innovazione per l’intero tessuto industriale”, ha commentato a MF Milano Finanza Massimiliano Magrini, fondatore di United Ventures insieme a Paolo Gesess.
Intanto Magrini a Milano ha portato dei big del venture internazionale, un lavoro di networking che dà i suoi frutti, visto che United ventures più volte si è trovato coinvestitore con alcuni di questi fondi per alcune delle sue partecipate. Per esempio, in Moneyfarm, United Ventures si trova accanto a Cabot Square, oltre che ad Allianz che è entrata nel capitale giusto la scorsa settimana. Ma è anche coinvestitore di Opus Capital in Cloud4wi e di Anthos Capital e Index Ventures in Faceit.