
di Giuliano Castagneto
Per Tulips, il primo supermercato italiano esclusivamente online, si avvicina la chiusura del round da 2 milioni di euro, attesa per il 30 novembre, che porterà vicino a 6 milioni la raccolta di capitali effettuata complessivamente nel 2022, considerando anche la campagna di equity crowdfunding effettuata lo scorso maggio sulla piattaforma Crowdfundme. Che partendo da un oviettivo di 2 milioni si è conclusa con una raccolta vicina a 3,8 milioni (si veda altro articolo di BeBeez), sulla base di una valutazione pre-money di 14,8 milioni.
L’ultimo round, per il quale sono ancora disponibili alcune quote residuali, secondo quanto risulta a BeBeez ha visto l’intervento di una holding, facente capo a un singolo investitore, per 1,5 milioni di euro. Se i proventi della campagna di crowdfunding sono stati utilizzati soprattutto per investimenti in tecnologia, in particolare nell’automazione del magazzino che consente di massimizzare la produttività per addetto, quelli dell’ultimo round sono stati dedicati alle acquisizioni , di cui il primo esempio è stata quella, appena chiusa, della bolognese Floema, un’azienda dal business model sostanzialmente identico a quello di Tulips ma focalizzata sulla città felsinea e che nel 2021 ha fatturato circa 800 mila euro.
Ricordiamo che Tulips aveva raccolto 3 milioni già nel 2020 in un round sottoscritto dall’imprenditore metalmeccanico Gianluca Marchetti tramite il gruppo MTH (si veda altro articolo di BeBeez) che tra l’altro ha fornito a Tulips alcuni impianti automatizzati. Questo round aveva fatto seguito a una prima campagna di crowdfunding effettuata da Tulips nell’aprile del 2020 sempre sulla piattaforma fondata da Tommaso Baldissera Pachetti, con cui aveva raccolto 300 mila eur grazie anche all’intervento dell’acceleratore fiorentino di startup Openseed.
Ma per l’azienda fondata da Enrico Martini e Mattia Mordenti si tratta solo dell’inizio. Infatti nell’arco dei prossimi 18 mesi la startup dell’online grocery intende raccogliere non meno di 30 milioni, ripartiti in un primo round da 5 milioni di euro da finalizzare entro il primo trimestre del 2023 per poi uscire definitivamente dalla fase seed con un round di serie A da 25 milioni “nel quale vorremmo coinvolgere uno o più fondi di venture capital, mentre sul round preliminare del 2023 stiamo seriamente pensando a una struttura tipo club deal” ha riferito Martini nel corso di una presentazione tenuta presso la propria sede di Rimini.
Nei programmi immediati di Tulips, fondata cinque anni fa a Cesena, c’è anzitutto il prosieguo dell’espansione territoriale, seppure in un ambito ancora regionale. Infatti dopo Bologna il passo successivo sarà l’apertura di una presenza a Pesaro. Con presenza Martini e Mordenti intendono il cosiddetto dark store, ossia una magazzino altamente automatizzato che riceve la merce da fornitori locali, soprattutto per quanto riguarda il comparto del fresco e super fresco (frutta e verdura) e da cui partono le consegne, sulla base delle scelte dei clienti effettuate tramite un’app, effettuate in outsourcing da società locali di logistica. La filosofia dell’azienda si può sintetizzare con: consegna entro tre ore di una gamma il più ampia possibile di prodotti a un prezzo competitivo con in più un’esperienza di acquisto che sia il più possibile vicina a quella della spesa tradizionale presso diversi negozi. Pesce freschissimo e pane caldo e croccante, per fare un esempio.
“Ma perché ciò sia possibile occorre una struttura operativa molto efficiente. Non è facile applicare la filosofia della startup, votata all’acquisizione la più rapida possibile di clienti, al mondo della grande distribuzione, perché è una realtà estremamente complessa ed è facile incorrere in spese operative esorbitanti in grado di bruciare rapidamente i capitali raccolti” spiega Martini, che aggiunge “abbiamo un po’ capovolto il modus operandi della startup. Dapprima fortifichiamo la struttura e poi passeremo all’espansione della base clienti”. Racconta Mordenti “Alcuni investitori erano perplessi per questo nostro atteggiamento cauto, non erano abituati a una startup ansiosa soprattutto di fortificare una struttura operativa che nel nostro caso è di importanza fondamentale”
Questa attenzione quasi maniacale per l’efficienza operativa è spiegata con efficacia dal grafico in pagina. Al di fuori della Gdo tradizionale, che fornisce un Roe dal 3 al 4% circa (negli Stati Uniti), nei canali alternativi e innovativi la partita della redditività si gioca tutta sui costi di confezionamento e quelli di consegna. Nella distribuzione detta Decentralized Micro Fullfilment, quella in cui ricade Tulips, il Roe è del 6%. Due punti di Roe di differenza sembrano pochi, ma considerato che la Gdo online nel 2030 in Italia dovrebbe contare per il 25% (la media dell’Europa occidentale) di un mercato di 120 miliardi di euro, i numeri coinvolti si preannunciano notevoli.
Già adesso Tulips prevede di chiudere il 2022 con ricavi per circa 8,1 milioni di euro (contro i 5 del 2021). Per la crescita futura il binomio Martini-Mordenti guarda all’acquisizione di realtà locali affini a Tulips ma meno efficienti, cui applicare lo stesso modello organizzativo. E nel frattempo una adeguata campagna di comunicazione, anche in questo caso con tratti inaspettati “Sarà soprattutto offline, per esempio tramite cartellonistica e volantini, e anche radio locali” confida Martini. Canali più efficaci a livello locale.