L’attenzione di Intesa Sanpaolo al fintech ha evidentemente portato vantaggi tangibili, visto che il gruppo bancario italiano è stato inseritoda Forrester Research, società di ricerca di mercato leader mondiale sui temi digitali, nel suo ultimo report “The state of digital banking 2016”, tra i sette player mondiali più evoluti in termini di profondità della trasformazione digitale intrapresa unica banca europea insieme a BBVA e CaixaBank (scarica qui il comunicato stampa).
Il report sottolinea che Intesa Sanpaolo, grazie alla chiara comprensione dei percorsi di acquisto e post-vendita e alla superiore capacità di utilizzo dei dati disponibili, ha saputo ridisegnare l’esperienza multicanale della propria clientela, avviando con successo un processo di digitalizzazione del business. In particolare, Intesa Sanpaolo ha fatto leva sulle tecnologie digitali per implementare una forte integrazione dei dati (reddituali, transazionali, comportamenti multicanale da fonti interne ed esterne) che, unita alla visione globale del cliente, ha permesso l’avvio di un vero approccio di real time marketing; in parallelo sono stati rivisti end to end i processi, anche in filiale, per rispondere sempre più in tempo reale alle richieste della clientela e recuperare efficienza: ad esempio, su prestiti personali e carte di credito circa il 25% delle erogazioni avviene in tempo reale, un ulteriore 60% in giornata; contemporaneamente, nei primi undici mesi del 2016, l’introduzione del nuovo processo multicanale ha ridotto drasticamente anche il peso del credito problematico.
“La trasformazione digitale è un fenomeno dirompente in ogni settore e sta rivoluzionando il modo di vivere e di lavorare”, ha spiegato Stefano Barrese, responsabile della Banca dei Territori Intesa Sanpaolo, che ha aggiunto: “Grazie a strumenti nuovi e intelligenti, abbiamo migliorato la qualità dei nostri servizi e l’esperienza dei nostri 5 milioni di clienti che operano online”.
Nel processo di trasformazione digitale di Intesa Sanpaolo il rapporto con il mondo delle startup italiane e internazionali è una variabile chiave. Non a caso il gruppo la scorsa primavera ha lanciato il suo corporate venture capital, Neva finventures (si veda altro articolo di BeBeez) e ha stretto una partnership strategica in Israele con l’incubatore di startup fintech The Floor (si veda altro articolo di BeBeez). Quest’ultimo si avvale del contributo del fondo cinese Pando Group e in qualità di partner strategici, oltre a Intesa Sanpaolo, vede Royal Bank of Scotland, Hsbc e Banco Santander. Accanto alle banche sono presenti anche due partner tecnologici: Intel e Thomson Reuters.
In occasione del lancio di Neva Finventures, Livio Scalvini, director corporate innovation Intesa Sanpaolo e ceo di Neva Finventures, aveva spiegato che per Intesa Sanpaolo quella del corproate venture capital è “una strategia cruciale per restare competitiva in termini di tecnologie e modelli di business. Già oggi collaboriamo a stretto contatto con startup nel settore fintech, ma Neva Finventures ci permetterà di stringere partnership vere e proprie e a lungo termine”.
Il tutto appunto per importare all’interno del gruppo quanto più di nuovo esista sul fronte del fintech. A questo proposito lo scorso giugno Mario Costantini, responsabile direzione ricerca e accelerazione dell’innovazione e area chief innovation officer della banca, ha tenuto una presentazione in Banca d’Italia nel corso della quale ha descritto nel dettaglio come il gruppo presidia la tecnologia blockchain.