
di Giuliano Castagneto
Ieri Indaco Venture Partners sgr, tra i principali investitori italiani in venture capital, ha annunciato il primo closing a 95 milioni di euro di Indaco Bio, veicolo con cui la sgr intende espandere l’area di investimento nel biotech/pharma con un veicolo dedicato e un team esperto del settore (si veda qui il comunicato stampa). Il fondo è stato sottoscritto dal FEI – Fondo Europeo per gli Investimenti, CDP Venture Capital, Intesa Sanpaolo, Quaestio SGR e Inarcassa.
Per gli aspetti legali e normativi dell’operazione, Indaco è stata assistita da Alma Società tra Avvocati, mentre quelli fiscali sono stati seguiti da Di Tanno Associati. Il FEI è stato assistito sa K&L Gates.
In effetti Indaco ha già investito in alcune importanti realtà del biotech, tre cui spiccano Enthera, dedita allo sviluppo di nuovi approcci terapeutici per il diabete di tipo 1 e le malattie gastrointestinali, al cui round di serie A (il più grande per una biotech italiana) aveva partecipato a luglio del 2020 tramite il fondo Atlante Seed, che poi più recentemente, lo scorso dicembre, ha investito anche nel round da 2 milioni di euro di Cellply, startup bolognese specializzata in soluzioni pionieristiche nella bioingegneria medicale.
Tuttavia, i fondi summenzionati hanno investito anche in altri settori, mentre Indaco Bio investirà solo nel bio/pharma. Il nuovo fondo, preannunciato a BeBeez lo scorso gennaio dal ceo di Indaco Venture Partners Davide Turco (si veda altro articolo di BeBeez), è focalizzato sull’Italia, ma non macherà significativo spazio per gli investimenti all’estero, in particolare in Europa, Nord-America e Israele. Nella stessa occasione Turco aveva anche dichiarato che attualmente il biotech riveste una posizione particolare nel panorama italiano dell’innovazione. “La sua importanza è stata evidenziata dalla pandemia. Proprio in virtù di essa, abbiamo visto un’accelerazione dei processi di approvazione, il che è importante per chi investe, anche se c’è stato meno spazio per gli studi clinici di farmaci non legati al coronavirus”,
I capitali raccolti saranno investiti per sostenere aziende e imprenditori impegnati nello sviluppo di farmaci (molecole, terapie geniche e cellulari, vaccini, etc.) destinati a diverse indicazioni cliniche patologiche, con particolare attenzione a quelle relative al sistema nervoso centrale, all’oncologia, oftalmologia, alle malattie metaboliche e a quelle infettive. Al pari dei suoi predecessori, Indaco Bio investirà sia in early stage che in round di Serie A.
“L’Italia eccelle nella ricerca accademica scientifica e nel settore biotecnologico. Ma per creare farmaci sicuri ed efficaci è necessario mettere a frutto questa ricerca tramite esperienze e competenze sempre più consolidate. In Italia stiamo assistendo alla creazione di un ecosistema di sviluppo del farmaco importante e Indaco Bio, in collaborazione anche con player nazionali ed esteri, metterà a disposizione la sua competenza ed esperienza per supportare lo sviluppo di terapie innovative per i pazienti” ha commentato Giovanni Rizzo, partner di Indaco dal giugno 2020 e e key-manager del Fondo Indaco Bio, oltre a essere membro del network di Italian Angels for Biotech nonché fondatore del Life Science District di Milano. Rizzo è affiancato nella gestione del fondo dallo stesso Turco e da Elizabeth Robinson, co–fondatrice e Vice Presidente di Indaco SGR, e Giovanni Rizzo.
“La ricerca farmaceutica e in modo particolare quella sulle biotecnologie sono oggi al centro dell’attenzione pubblica. Per questo gli investimenti in scienza, ricerca e innovazione diventano, oggi più che mai, fondamentali per rafforzare le imprese nascenti e attrarre ulteriori finanziamenti. Dobbiamo accrescere le leve economiche per innescare un circolo virtuoso in grado di valorizzare al meglio le eccellenze del nostro Paese” – ha commentato Robinson.
Ha aggiunto Turco: “L’avvio di Indaco Bio concretizza un progetto che stiamo coltivando da tempo e che trova le sue basi negli investimenti già avviati nel comparto da Atlante Seed. Indaco Bio consolida il ruolo di Indaco SGR come gestore di venture capital in grado di sviluppare una pluralità di piattaforme specialistiche che approfondiscono ed allargano la capacità di Indaco di contribuire alla crescita delle startup italiane con progetti di respiro internazionale”.
Ricordiamo che Indaco Venture Partners fa capo per il 51% all’ex management team di venture capital di Intesa Sanpaolo, guidato da Davide Turco e che comprende Elizabeth Robinson e gli investment director Antonella Beltrame e Alvise Bonivento. Il restante 49% della sgr fa capo a con quote paritetiche, a Futura Invest (i cui principali azionisti sono Fondazione Cariplo e Fondazione Enasarco) e la stessa Intesa Sanpaolo. La sgr era nata per gestire il fondo Indaco Venture I, fondo lanciato nel 2018 con hard cap posto a 250 milioni. A sottoscrivere il primo closing sono stati Intesa Sanpaolo, Fondo Italiano d’Investimento sgr e Fondazione Cariplo (si veda altro articolo di BeBeez).
Oltre a Indaco Ventures I e Atlante Seed la sgr gestisce altri tre fondi nati in Intesa Sanpaolo (tra cui Atlante Venture Mezzogiorno sottoscritto anche dal governo italiano) e il veicolo focalizzato sull trasferimento tecnologico TT Venture (in precedenza gestito da Quadrivio sgr). Questi ultimi quattro sono in fase avanzata di disinvestimento.
Indaco Ventures I ha investito sinora in 20 startup, di cui quattro estere. Il più recente è la partecipazione, alla fine di gennaio, al round di serie C da 55 milioni di dollari di Innovheart scaleup italiana che sviluppa nuovi sistemi per la sostituzione transcatetere della valvola mitrale (si veda altro articolo di BeBeez), preceduto di pochi giorni dall’investimento di 4 milioni di franchi nella società svizzera della cybersecurity Cysec (si veda altro articolo di BeBeez). L’ultimo del 2021 è stato, lo scorso dicembre, quello in Easyrain, startup che sviluppa sistemi di assistenza alla guida su strada viscida (si veda altro articolo di BeBeez). Sempre a dicembre il fondo ha annunciato la firma dell’accordo vincolante per la vendita di The Data Appeal Company (ex Travel Appeal), scaleup fiorentina fornitrice di dati per le aziende del turismo, fintech e retail, ad Almawave (Gruppo Almaviva) per 16,5 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Le tre exit precedenti hanno riguardato la startup tecnologica inglese UltraSoC, acquistata da Siemens nel giugno 2020 (si veda altro articolo di BeBeez) e due altri disinvestimenti parziali non ancora comunicati. Tra le exit realizzate in precedenza da altri fonti gestiti da Indaco Venture Partners sgr ricordiamo anche Responsa, startup italiana che sviluppa soluzioni di AI, come Knowledge Base in self-service e chatbot, acquisita nel gennaio 2020 dalla società triestina specializzata in consulenza informatica Euris (si veda altro articolo di BeBeez) e Directa Plus, l’ex “startup del grafene”, sbarcata in borsa a Londra (si veda Radiocor).
Indaco Venture investe tipicamente in tre settori: digitale, deeptech e scienze della vita/medtech. Che hanno tempi di exit ben diversi: si va dai 5 anni medi del digitale agli oltre 8-10 anni del medtech. Per scegliere le startup in cui investire, il fondo dà priorità a tre aspetti: qualità del team, innovatività volta a risolvere un bisogno sul mercato, potenziale di crescita. “Sperando di sviluppare anche in Italia nuovi unicorni. Operazione meno facile che altrove perché in Italia c’è ancora poca propensione a investire in innovazione. Cdp sta facendo la differenza, ma sono ancora pochi gli investitori istituzionali e gli investimenti nel venture capital”, ha concluso Turco.