Si scalda il dossier Furla, il noto brand di accessori di pelletteria che fa capo alla famiglia Forlanetto. Secondo quanto riferito da Il Sole 24 Ore, da qualche mese la proprietà sta infatti pensando alla ricerca di un nuovo investitore e a questo fine ha dato mandato agli advisor Lazard ed Equita, sulla base di una valutazione del gruppo di circa 300 milioni di euro. Non sarebbe però ancora chiaro se sul mercato sia stata messa soltanto un’ampia minoranza oppure se si possa arrivare a cedere la maggioranza. All’interno del futuro riassetto azionario una parte della famiglia potrebbe reinvestire nell’operazione.
Il dossier sarebbe all’esame di alcuni fondi specializzati sul settore del lusso, come L Catterton, private equity che ha come sponsor anche il gruppo LVMH di Bernard Arnault. Ma ci sarebbe anche un altro dei maggiori operatori del settore, ovvero Style Capital sgr.
Non è la prima volta che circolano indiscrezioni di questo tipo. Per la società di pelletteria si era parlato negli anni scorsi di una possibile quotazione in Borsa e di un mandato in questa direzione alla banca d’affari Barclays.
Nel 2019 Tamburi Investment Partners (TIP) è appunto uscito dal capitale di Furla proprio per l’impossibilità di quotare in tempi rapidi il gruppo. Allora, infatti, Bloom Holding srl (che fa capo a Giovanna Furlanetto e ai suoi figli) aveva riacquistato per 35 milioni di euro la quota di capitale in mano a TIP (si veda altro articolo di BeBeez). Le azioni di proprietà di TIP erano state originate dalla conversione di un prestito obbligazionario convertibile da 15 milioni di euro emesso da Furla e sottoscritto da Tamburi nel maggio 2016 (si veda altro articolo di BeBeez). L’emissione era stata annunciata come propedeutica alla quotazione a Piazza Affari. Quotazione che poi non è andata in porto. Oggi Bloom Holding controlla Furla al 67,49%, mentre le restanti quote sono in mano agli eredi di Carlo Furlanetto, fratello di Giovanna.
L’azienda, da cui a fine aprile è uscito l’amministratore delegato Mauro Sabatini in conclusione di mandato, è stata colpita pesantemente dal Covid e dai lockdown, dopo un 2019 comunque in calo. A pesare sono state, in particolare, le chiusure prolungate, dovute alla pandemia, in Asia e in Giappone, uno dei principali mercati del gruppo e così il 2020 ha registrato ricavi per soli 290,8 milioni di euro (dai 502,4 milioni del 2019), con un ebitda di 20 milioni (da 131,7 milioni) e un debito finanziario netto di 60,7 milioni (da 30,7 milioni) (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Tuttavia il 2021 ha registrato un recupero di fatturato del 7,6%.
A proposito di debito, ricordiamo infine che nel giugno 2021 Furla ha ottenuto un finanziamento sustainability-linked da 25 milioni di euro da Unicredit (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dettaglio, si tratta di una linea di credito revolving credit della durata di 3 anni, che servirà a supportare gli investimenti dell’azienda e che prevede la variazione del tasso di interesse al raggiungimento di specifici target di sostenibilità ambientale, il cui conseguimento sarà certificato da soggetti terzi e indipendenti.