
di Salvatore Bruno
La Fimer di Vimercate (MB), che produce inverter per impianti fotovoltaici e colonnine elettriche, ha riscosso l’interesse di Certina Holding, private equity tedesco specializzato in turnaround aziendali, e del fondo inglese Attestor Capital, anch’esso specializzato in ristrutturazioni (si veda qui Milano Finanza).
Entrambi fondi hanno incontrato sindacati e Regione a scopo conoscitivo. Attestor sembra essere in momentaneo vantaggio rispetto ai concorrenti. Al vaglio vi sarebbero ancora tutte le possibili soluzioni, dall’ingresso diretto nel capitale alla possibile creazione di una newco, mentre sembra che ci siano meno dubbi sull’importo necessario in termini di iniezione di liquidità e che, secondo stime di febbraio del Ministero dello Sviluppo Economico, dovrebbe aggirarsi tra 70 e 100 milioni.
A fine 2021, Fimer ha avviato le pratiche per una procedura di concordato presso il Tribunale di Arezzo (si veda il Corriere di Arezzo), che a valle delle offerte di Certina ed Attestor ha deciso di concedere alla società di Vimercate presieduta da Filippo Carzaniga (esponente della famiglia cui fa capo Fimer) la proroga al 30 giugno per la presentazione della domanda di pre-concordato in bianco e scongiurare così il fallimento di un gruppo che dà lavoro a quasi 800 persone tra lavoratori diretti e indotto. Uno step fondamentale per il concordato sarà la finalizzazione della trattativa con Generalfinance, che si è detta disponibile a offrire fino a 15 milioni di euro di finanza ponte tramite linee di factoring, che così garantiranno la continuità aziendale mentre viene predisposto il piano di ristrutturazione.
Fimer è entrata in tensione in seguito all’acquisizione, nel marzo 2020, della divisione di inverter solari del colosso svizzero Abb, deal che aveva dato vita al quarto produttore al mondo di inverter, con ricavi per circa 350 milioni (si veda qui il comunicato stampa di allora). Fino ad allora, vantava nel business fotolvotaico grandi clienti come Enel Green Power, Eni, Edf, Engie ed Iberdrola. Fimer era attiva nella mobilità elettrica con la costruzione di colonnine per Engie, Enel X, Eni e Stellantis (tramite Free2Move).
L’azienda aveva prospettive di crescita tali da prendere in considerazione nel 2018 la possibilità di quotarsi a Piazza Affari. Il problema, in sintesi, come spiegato in passato dal segretario Cgil Arezzo Alessandro Tracchi, sembrerebbe essere stata l’eccessiva dimensione della società acquisita rispetto a quella dell’acquirente. Infatti nel 2019 i ricavi di Power One Italy, la divisione italiana ceduta da Abb, si attestavano a 300 milioni di euro (in crescita di quasi 60 mln dal 2018) a fronte di un rosso di 9 milioni, contro i 51 milioni di Fimer (in calo dai 64 del 2017) che portavano però a un utile di 1,3 milioni (si veda articolo di Milano Finanza di Febbraio 2022). Un gap così ampio che lo stesso deal è stato strutturato lungo una serie di operazioni concluse con una fusione inversa con cui Power One ha assorbito la Fimer originaria, modificando la propria ragione sociale nell’attuale Fimer spa e trasferendo la sede da Terranuova Bracciolini (Arezzo) a Milano.
Secondo precedenti indiscrezioni di stampa, Aurelius, operatore tedesco paneuropeo di private equity di mid-market specializzato in complessi carve-out di attività aziendali e turnaround, era uno degli investitori interessati a Fimer, ma non si è concretizzato nulla.
Quanto ad Attestor Capital, in Italia ha già condotto in porto diversi turnaround. Il più recente è quello di Banca Intermobiliare (BIM), che delisterà da Piazza Affari in quanto ne possiede già l’87,21% tramite Trinity Investment Designated Activity Company (si veda altro articolo di BeBeez). Lo ha comunicato la banca stessa a febbraio, precisando che l’offerta avrà per oggetto i restanti circa 291,6 milioni di azioni ordinarie di BIM, rappresentative del 12,51% del capitale, quotate su Euronext Milan. Attestor lancerà quindi un’offerta pubblica di acquisto volontaria al prezzo di 0,049 euro per azione, per un corrispettivo massimo quindi di circa 14,3 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa).
Il controllo di BIM era passato nelle mani di Attestor nell’ottobre 2017, quando aveva comprato da Veneto Banca un primo 68,807% del capitale della private bank quotata a Piazza Affari, pagandolo 0,22411 euro per azione per un totale di circa 24,1 milioni più un earn-out e accordandosi per acquistare successivamente, entro due anni, un altro 2,606%, al verificarsi di una serie di condizioni (si veda altro articolo di BeBeez).
Tra l’altro Attestor era stato, nel 2020, uno degli interessati ad acquisire Banca Profilo, quotata a Milano, il cui azionista di riferimento è Sator Private Equity Fund (62.4%) che da tempo sta cercando di cedere la sua quota in vista della scadenza del fondo, peraltro già prorogata. (si veda altro articolo di BeBeez).
Sempre a febbraio Attestor ha conferito a Lazard l’incarico di gestire la cessione di Ferroli, produttore di caldaie e climatizzatori di San Bonifacio, in provincia di Verona (si veda altro articolo di BeBeez) con una valutazione che oscillerebbe tra 500 e 550 milioni di euro, in virtù dei multipli dei peer ma soprattutto dei numeri attesi per quest’anno, che sono in forte crescita grazie al boom della domanda, per effetto degli incentivi nell’ambito della transizione energetica.
La società era andata in crisi nel 2015: a inizio giugno di quell’anno aveva infatti depositato la domanda di concordato in bianco presso il Tribunale di Verona (si veda altro articolo di BeBeez) e nell’ottobre 2015 aveva depositato l’accordo di ristrutturazione del debito redatto sulla base dell’art. 182-bis della Legge Fallimentare (si veda altro articolo di BeBeez). L’azienda però non è mai entrata in concordato: è stata presentata una domanda prenotativa e, all’esito, è stato presentato direttamente l’accordo di ristrutturazione, poi omologato dal tribunale. L’accordo è stato firmato il 22 ottobre 2015 da parte di Attestor, Oxy Capital (che l’ha affiancata nell’origination del deal), Mps, Banco Bpm, Crédit Agricole, Deutsche Bank, Intesa Sanpaolo, Sparkasse, Unicredit e Amco (si veda altro articolo di BeBeez).
Invece Certina Holding è nata nel 1997 e ha sede a Monaco. A maggio 2018 ha acquisito Demm, la storica società di Porretta Terme (Bologna) produttrice di ingranaggi per i settori automotive, macchine agricole, carrelli elevatori e macchine industriali, in amministrazione straordinaria dal 2015 (si veda altro articolo di BeBeez). Certina holding è lo stesso investitore che nel 2015 aveva comprato l’80% di Teuco (si veda altro articolo di BeBeez), società produttrice di arredo bagno di alta gamma parte del gruppo Guzzini (l’altro 20% era infatti ancora di Fimag Guzzini) e che nella primavera 2018 il tribunale di Macerata ha poi dichiarato fallita. Prima ancora, nel 2010, Certina aveva rilevato da Sanitec l’italiana Domino srl, proprietaria di Albatros, altro marchio di vasche e docce idromassaggio di Spilimbergo, in Friuli.
Certina era stata indicata anche come il fondo di turnaround interessato a investire in Canepa, storico produttore di seta di San Fermo della Battaglia (Como), che poi ha ricevuto un finanziamento di 18 milioni di euro sia in equity sia in debito, sottoscritti da AZ Eltif Capital Solutions, Invitalia e lo stesso azionista di maggioranza dell’azienda, Michele Canepa (si veda qui altro articolo di BeBeez).
A proposito di Aurelius, a settembre 2021 ha annunciato l’apertura della sede di Milano e la nomina di Ludovico Denza a managing director e responsabile Italia (si veda qui altro articolo di BeBeez). Denza ha più di 15 anni di esperienza nei servizi di investment banking, advisory e consulenza. Arriva dalla Performance Improvement practice di Alvarez & Marsal, dove si è specializzato nel miglioramento delle prestazioni aziendali e nelle attività di turnaround. Prima del suo incarico di 9 anni con Alvarez & Marsal, ha lavorato nella divisione Investment Banking di Goldman Sachs a Londra.