Oltre al supporto alle scaleup, cioé alle startup che stanno facendo il salto dimensionale e quindi richiedono capitali più importanti a supporto della crescita, fenomeno che è stato ben sottolineato nei giorni scorsi da MF Milano Finanza grazie al database di BeBeez (si veda altro articolo di BeBeez), in Italia settore del venture capital sta sperimentando una serie di altri nuovi trend, che sono ben evidenziati nell’ultimo report sul venture sui dati 2017 che BeBeez ha confezionato per P101 sgr e che è stato appena pubblicato (scarica qui il Report 2017 e qui il Report 2016) e che contiene tutti i round di investimento condotti nell’anno su startup finanziate da venture capital.
In particolare, c’è una sempre maggiore attenzione al trasferimento tecnologico, nel senso che si stanno moltiplicando le iniziative che puntano a supportare i progetti di trasferimento di tecnologie sviluppate da università, enti di ricerca pubblici e privati o anche aziende verso altre aziende, anche di settori diversi, che possono poi ulteriormente sviluppare e sfruttare la tecnologia per creare nuovi prodotti, processi, applicazioni, materiali o servizi.
C’è poi una spinta all’internazionalizzazione. Alcune startup hanno scelto di portare la loro sede all’estero, in particolare a Londra, per potersi internazionalizzare meglio, sia sul fronte della possibilità di offrire i propri servizi a utenti esteri in maniera più facile, sia sul fronte dell’attrattività degli investitori esteri (casi di Moneyfarm, Soldo e Satispay). Alcune startup, poi, che hanno raggiunto già una certa dimensione di business, hanno iniziato a fare shopping di altre startup all’estero (come ad esempio Moneyfarm e Musement). E non solo. Qui di seguito altre evidenze.
- Portafogli in cui cominciano a campeggiare società con raccolte dimensionalmente significative. Siamo ancora molto lontani dalle medie statunitensi ma la direzione è giusta.
- Un anno di apparente rallentamento o stasi degli investimenti da parte dei pochi operatori italiani. La ragione? I venture capital italiani hanno terminato i loro investimenti nel corso dell’anno e hanno lanciato il fundraising di nuovi veicoli, di maggiori dimensioni, che inizieranno a investire nel corso di quest’anno. Quello che ci attende è quindi un 2018 che dovrebbe più che compensare i rallentamenti dell’ultimo semestre 2017
- Primi segnali dal mercato per le exit: qualcosa ha cominciato a muoversi. Non solo transazioni, ancora di dimensioni ridotte, ma soprattutto segnali di attenzione da parte di corporate locali e internazionali tra cui investitori later stage che hanno cominciato a guardare da questa parte delle Alpi. A questo si è aggiunto un mercato, l’Aim, che grazie agli incentivi dei Pir ha avvicinato investitori retail ad una tipologia di aziende che in Italia era stata dimenticata.
Cosa augurarsi quindi per l’anno appena iniziato? Di continuare con slancio nei solchi già tracciati, aprendone possibilmente di nuovi. Più nel dettaglio P101 auspica che arrivino:
- Nuovi investitori a supportare i veicoli che stanno partendo. Investitori istituzionali che affi anchino l’egregio lavoro fatto in questi anni da Fondo Italiano d’Investimento, Fondo Europeo d’Investimento e pochi altri (Azimut nel caso di P101) e inizino a fare propria la consuetudine ad allocare strutturalmente una quota dei loro asset in venture: asset class che secondo una recente analisi del Fei (per maggiori dettagli si veda il capitolo 3 del report), dal 2004 a oggi, ha dimostrato di performare meglio di tutti gli indici di Borsa su orizzonti a 3 e 10 anni. Perché startup e venture capital (che le seleziona e le fa crescere) sono strumenti di innovazione imprescindibili. Soprattutto in un mondo la cui geografi a economica è stravolta da fenomeni tecnologici che viaggiano a velocità incompatibili con organizzazioni complesse come quelle delle grandi aziende consolidate. Indipendentemente da quale sia il governo in carica.
- Una maggiore attenzione da parte della media e grande azienda.Perché startup e venture capital (che le seleziona e le fa crescere) sono strumenti di innovazione imprescindibili. Soprattutto in un mondo la cui geografi a economica è stravolta da fenomeni tecnologici che viaggiano a velocità incompatibili con organizzazioni complesse come quelle delle grandi aziende consolidate.
- Una politica a sostegno dell’innovazione e nuova imprenditoria.Indipendentemente da quale sia il governo in carica.