Il gruppo greco Oceanbulk e la napoletana Augustea Holding che fa capo alla famiglia Zagari, hanno fatto lo sgambetto a Bain Capital e hanno presentato nei giorni scorsi al Tribunale di Napoli un’offerta concorrente a quella del fondo di private equity Usa per conquistare il controllo di Giuseppe Bottiglieri Shipping Company, la compagnia armatoriale che un anno fa era stato ammesso alla procedura di concordato in bianco finalizzato a un accordo di ristrutturazione del debito con le banche, soltanto a un anno e mezzo di distanza da un precedente accordo di ristrutturazione del debito siglato con gli istituti di credito (si veda altro articolo di BeBeez).
Lo ha scritto ieri Il Messaggero, precisando che Dubai Ocean Bilk e Augustea, assistiti da Leonardo & Co sul lato finanziario e dallo studio Molinari sul versante legale, hanno costituito insieme il veicolo Lighthouse per condurre l’operazione e che avrebbero già siglato un accordo con le banche creditrici della shipping company.
Per contro, come noto, lo scorso luglio, alla scadenza dei termini concessi dal tribunale, Bain Capital, con il suo veicolo Punta Carena e assistita da Mediobanca, aveva invece affiancato la famiglia Bottiglieri nella presentazione di un piano concordatario da sottoporre ai creditori e allo stesso Tribunale di Napoli (si veda altro articolo di BeBeez). La data fissata dai giudici per l’adunanza dei creditori sarebbe l’8 febbraio prossimo.
Bain Capital è pronta a mettere sul piatto circa 120 milioni di euro per rilevare l’intera esposizione finanziaria in mano alle banche e che a oggi ammonterebbe a 419 milioni. Gli istituti più esposti sono Unicredit , Bper , Mps , Mps Capital Service, Banco di Napoli (Intesa Sanpaolo ) e Ubi, cui si aggiungono Unicredit Luxembourg e Bnl BnpParibas. Nel bilancio 2016 della società si legge che quest’ultime due banche sono quelle che più delle altre hanno osteggiato la possibilità di concludere un percorso di risanamento dell’esposizione finanziaria su base consensuale con i creditori.
Lighthouse propone invece l’accollo dei debiti ipotecari per 250 milioni e il resto trasformato in strumenti finanziari partecipativi a favore delle banche e avrebbe già ottenuto il via libera di Mps, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Bnp Paribas.
La flotta è composta da 15 navi e a bilancio ha un valore di quasi 200 milioni. Il bilancio 2016 della Giuseppe Bottiglieri Shipping Company si era chiuso con una perdita di 31 milioni a fronte di ricavi per 64 milioni, mentre il 2015 era stato archiviato con 272 milioni di rosso a fronte di un valore della produzione di 91,5 milioni. L’indebitamento complessivo a fine 2016 era salito a 416 milioni.
Intanto nei giorni scorsi il Tribunale di Torre Annunziata ha dichiarato fallita la Rizzo Bottiglieri De Carlini (si veda qui la sentenza del Tribunale), dopo che a fine luglio la compagnia armatoriale aveva annunciato le dimissioni dell’intero consiglio d’amministrazione e dell’amministratore delegato, lasciando il timone della compagnia a tre professionisti esperti in ristrutturazioni di aziende in stato di crisi: Corrado Gatti, Andrea Zoppini e Enrico Laghi (si veda altro articolo di BeBeez). Allora il tribunale aveva concesso tre mesi di tempo (ossia fino a ottobre) per trovare un piano per il salvataggio della società, evitandone il fallimento. Ai tre professionisti, Pillarstone Italy, che nel frattempo aveva acquistato la maggioranza dei crediti vantati dalle banche nei confronti della società (560 milioni di euro), aveva dato mandato di gestire il piano.
La shipping company torrese verrà ora affidata a un liquidatore cui spetterà il compito di cedere gli asset di proprietà rappresentati da 13 navi e alcuni immobili. Più precisamente il giudice competente si è espresso optando per un ‘fallimento in continuità’ (art.104 della Legge fallimentare) con i quale il tribunale ha disposto l’esercizio provvisorio dell’impresa, purché non arrechi pregiudizio ai creditori.
RBD Armatori aveva accumulato debiti con le banche per quasi 900 milioni di euro, un passivo di bilancio che supera il miliardo e 100 milioni di euro e garantiva lavoro a circa 400 persone (inclusi i marittimi a bordo delle navi).