Nel proseguire la periodica rubrica di Bebeez dedicata agli artisti emergenti, oggi, con Loredana Galante, abbiamo chiesto all’artista di parlare di sé.
Mi chiamo Loredana Galante e faccio quel mestiere che viene definito “artista”. L’ho scelto molto tempo fa con tanta convinzione. Lo riconfermo perché lo faccio allineandomi ai miei valori e con finalità contributive. Questo per la mia vita oggi è portatore di senso e sicuramente lo strumento di trasformazione più efficace che ho. Sono nata a Genova. Ho studiato presso il liceo artistico Paul Klee e l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, sezione pittura, ho vinto la borsa di studio del centro T.A.M. diretto da Arnaldo Pomodoro. Quest’ ultima un’esperienza molto importante per affrontare la terza dimensione. La ricerca continua e la necessità di interagire con discipline diverse e linguaggi di comunicazione, capaci di coinvolgere nella pratica artistica oltre a me stessa le altre persone, mi spingono a frequentare diversi stage di danza e corsi di teatro. All’interesse per il percorso attoriale faranno seguito le esperienze del “Master Iat Gong di teatro, danza e musica dei popoli”, di Echo Art, e della Scuola di Teatro Quelli di Grock. Una decina di anni fa mi sono trasferita a Milano e ho fatto un percorso triennale che mi ha arricchito delle competenze di un counselor sistemico relazionale. Oggi il mio lavoro si esprime con la pittura, le installazioni, la performance ed i workshop. Vorrei introdurvi in quelli che sono i temi e le modalità del mio lavoro. Ho pensato di raccontarvi qualcosa in generale e poi nello specifico scelgo alcuni lavori e vi spiego come sono nati. Essere in relazione è il tema portante della mia arte: un esercizio di inclusione e confronto, di capitalizzazione delle radici, di rispetto; un conferire costantemente importanza all’altro da sé. Il suo lavoro attraversa gli strati emozionali, riabilita la gentilezza, esalta il sentimento. La ricerca un tempo lento, consapevole, in ascolto, un tempo dell’assimilazione e della riformulazione costruttiva. Con il mio lavoro cerco di risvegliare ad un’appartenenza consapevole, ad un unicum, da sostenere con la parte migliore di ognuno, un’appartenenza responsabile in cui trovare conforto. I miei dipinti sono tapisserie in cui compiere itinerari tra oggetti, racemi, animali complici di qualche sortilegio, di un rituale che nello scompiglio cerco di rimettere ordine, con la Cura, per mezzo di strisce/righe e con l’aiuto di ragni tessitori. Appunti, scritte, forse istruzioni campeggiano nei lavori. Per leggerli occorre inclinare la testa, mettersi a testa in giù, comunque cambiare il punto di vista. Non è facile avere la” pelle sottile”, ci si lascia permeare e poi occorrono tempo, sforzo e respiri profondi per contenere tutto. Le installazioni e gli oggetti che costruisco sono banche dati analogiche di memorie e suggestioni. Sono una Sottana Madre, vestiti giganti che contengono le Storie vere di paese, Cappelli da signora, Guardaroba in miniatura, Livres di stoffa, Cornucopia con il pane, Flusso Fiume di oggetti, feticci sentimentali, reliquie del quotidiano. Ed è la Gentilezza che assurge a missione. Sotto la pressione esercitata dalla precarietà trova riparo nello Sweetly Ordinary: la semplicità e la consistenza dei gesti, delle abitudini, della conferma insita nella ripetizione A due generazioni di distanza: toujours la même feuille. Il mio approccio inclusivo dell’altro da sè sfocia in uno spazio che ospita l’estremizzazione del mio desiderio di democratizzazione si chiama To be Kind: “Proponete purchè sia Kind. To be kind è uno spazio da visitare, il mio atelier, uno spazio d’incontri e proposte, attivo da due anni a Milano.
Vi ho parlato dei miei dipinti e ve ne mostro alcuni.
Rosso Cervo 180 x 180 cm
Nero gallo 100x 100 cm
Traiettorie, 80x 60 tecnica mista su tela e ricamo
Della natura, 2018, dittico 80x 80 tecnica mista su tela e ricamo
I titoli dei miei dipinti sono spesso didascalici: riprendono un colore o un soggetto dipinto al loro interno, mentre le installazioni e le performance mi suggeriscono sempre titoli più evocativi. Mischiando anche lingue diverse sia per il loro ritmo che per la sfumatura di significato. Di solito colleziono immagini, disegni, schizzi, fotografo anche particolari che m’interessano come un oggetto o un tessuto. Difficilmente faccio un disegno preparatorio, di solito me la vedo direttamente sulla tela. Alterno le forme alle righe ed alle scritte senza un preciso ordine. Di volta in volta mi approprio dello spazio e cerco che i “pesi” visivi dati dai colori e dagli spazi occupati si bilancino, contrapposti agli spazi più vuoti. Per ogni dipinto c’è qualcosa che scrivo che appartiene a quel momento. E’ frutto di qualche suggestione, ritrovamento o valutazione. Posso prendere a prestito citazioni di poesie o di ragionamenti che mi aiutano in quello che in un certo senso è un bilancio, il lavoro di cui mi sto occupando e che presto e tardi mi suggerirà che è terminato, che posso passare al dipinto o al ragionamento successivo. Lo spettatore vorrei che riconoscesse una storia fatta di qualche soluzione, se pur temporanea. Una storia funzionale ai suoi occhi. Che sia un incontro. Traiettorie e Della natura composto da due lavori sono stati dipinti per una specifica occasione: la mostra Leonardo da Vinci dall’Antico al Moderno, Scuderie del Castello di Vigevano, organizzata da Artemilo1941&Consulting Association in collaborazione con Frattura Scomposta contemporary art magazine ed a cura di Gian Ruggero Manzoni, pensata per il cinquecentenario della morte di Leonardo. In questo caso ho scelto di citare disegni che ritraggono alcuni dei miei temi o soggetti d’nteresse: animali. natura, tessuti…Le scritte sono ricamate al contrario.
Sottana Flussso, 2018 è un’installazione site specific. La lunga sottana/vestito che misura oltre tre metri è stata concepita per Each Way, uno dei dieci più famosi fashion brand cinesi e per il Each way art and fashion museo a Shengzhen che ho inaugurato quest’ anno con una performance insieme all’artista ed amica Maria Jole Serreli a cura di Barabara Santoni. All’ interno è racchiusa una Wunderkammer, un piccolo inventario d’ immagini, memorie, segreti, cartoline da mondi nuovi, souvenir dall’ occidente e dall’oriente, forme, oggetti incontrati, riconosciuti e raccolti, testimoni di un rituale di celebrazione dell’eccezionalità dell’attimo. L’abito fiume lascia scorrere su di sè il tempo e trattiene alcune reliquie del quotidiano, frammenti di un gesto poetico che include tutti.
Tiles Tales. Il progetto Tiles Tales fa parte dei lavori relazionali. Achille Bonito Oliva aveva scritto di “democratizzazione dell’arte” rivolgendosi al mio lavoro.
E’ una definzione in cui mi ci ritrovo, nella mia intenzione manifesta di interagire con un pubblico eterogeneo che in alcuni lavori co-struisce con me i progetti. Mi diletto a salvare dal “dimenticatoio” le storie degli altri. Chiedo frammenti, “piastrelle” di vita, stimolando esercizi di memoria, la rievocazione e l’esercizio della scrittura. (L’importante è partecipare! è il titolo esaustivo della performance per il Festival della Fotografia Europea del 2012).
Queste partecipazioni, queste “parti”, le unisco insieme in un racconto COMUNE in cui il riconoscersi ed il senso d’appartenenza sono stimoli per accorciare le distanze, confrontarsi andando incontro all’altro e abbassando le difese. Nel riconoscersi, nello specchiarsi, la somiglianza che riscontriamo ci rassicura e ci conforta. Le piastrelle confezionate una ad una, diverse l’una dall’altro sono fabbricate con materiale di recupero. Per me è fondamentale un approccio “ecologico” e “anti usa e getta”. Le persone mi hanno mandato storie o immagini legati al pavimento, alle piastrelle ed io le cito sul tessuto imitandone i pattern o ricamando alcune sillabe, parole, frammenti che appartengono ai loro racconti. Sono Tiles Tales..in inglese mi piaceva la cantilena fonosimbolica che si produce rileggendo il titolo. Sono state esposte in anteprima 36 piastrelle alla galleria Red Lab Gallery di Milano. Sono stati letti ed interpretati da loro stessi i racconti di Giovanna Lacedra, Barbara Santoni, Angela Di Lavore e Sergio Mandelli.
grazie al fotografo Paolo Bongianino.
Questa è la mia mail info@loredanagalante.it Mandatemi il vostro contributo scritto, utilizzatela per chiarimenti, domande, richieste d’informazioni…
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