Con Mario Cristiani, uno dei fondatori
Dal 22 maggio al 31 maggio apre a Pechino la settimana dell’arte e non è virtuale – di questi tempi occorre precisarlo – con 22 gallerie ed enti che parteciperanno alla manifestazione, giunta alla 4° edizione e organizzata da Beijing 798 Art Zone.
Abbiamo incontrato Mario Cristiani uno dei fondatori di Galleria Continua – insieme a Maurizio Rigillo, che abbiamo intervistato di recente, e a Lorenzo Fiaschi – che con l’Art Week riapre al pubblico la sua sede cinese.
Qual è l’idea di questa manifestazione?
“Gallery Weekend Beijing è nata con un taglio internazionale per creare una sinergia con la fiera che Art Basel organizza a Hong Kong, cercando di offrire al pubblico internazionale un’occasione per visitare la scena di arte contemporanea che da anni si sta sviluppando anche nella Cina interna.
In questo la ragione della sua apertura che, negli anni scorsi, è avvenuta una settimana prima della grande manifestazione che si tiene annualmente ad Hong Kong alla fine di marzo, così da consentire, in un’unica soluzione, di vedere entrambi gli eventi.
Con il tempo Gallery Weekend Beijing è stata rilevata, in termini di organizzazione, da 798 Art Zone e, soprattutto nell’edizione 2020, a causa del confinamento internazionale imposto dal Coronavirus ancora in atto, è diventata un evento più che altro cinese. In ogni caso la manifestazione è cresciuta con un’attività vivace e con molti eventi su piattaforme digitali. La focalizzazione sul mercato cinese è anche dettata dal fatto che si tratta di uno dei grandi mercati dell’arte, forse il secondo al mondo, per altro in continua espansione.”
Dal vostro punto di vista cosa accadrà adesso?
“Indubbiamente a livello privato c’è stato un rallentamento; il collezionismo riprenderà se non ci sarà un ritorno di fiamma del virus ma quello che rassicura, almeno parzialmente, sono gli ingenti finanziamenti pubblici che sembra stia mettendo in atto il governo, infatti ci sono già state richieste di mostre da organizzare entro la fine dell’anno in vari musei. Inoltre in questi mesi abbiamo avuto delle vendite importanti di autori come Antony Gormley, Anish Kapoor, Leandro Erlich, Hans Op de Beeck e Giovanni Ozzola.”
Come galleria pensate di puntare sul mercato cinese per il futuro prossimo?
“In realtà la nostra attenzione resta distribuita a livello internazionale avendo diverse sedi e collezionisti in tutto il mondo ma certamente la Cina può essere un buon punto di ripartenza, sul quale saremo molto presenti.”
Sul fronte del mercato interno?
“Il mercato italiano era già in stallo; tutto adesso dipende dall’evoluzione della situazione che non siamo in grado di prevedere. Come galleria avevamo in programma festeggiamenti per i 30 anni di attività unitamente all’associazione, nata con la logica di un dialogo culturale dell’arte con il territorio e della funzione dell’arte per cambiare lo spazio pubblico. Avevamo programmato per settembre una grande festa ma stiamo rivedendo le tempistiche perché di fare feste, in questo momento, proprio non ci sembra il caso.”
A Pechino cosa esponete?
“Avremmo dovuto organizzare i 15 anni di presenza in loco ed eravamo già in allestimento per una personale di Qiu Zhijie, un artista cinese di respiro internazionale; la mostra però è slittata a settembre sperando in una ripresa anche sul versante delle presenze e di un pubblico proveniente da tutto il mondo. La mostra in corso – un’antologica che riunisce una quindicina tra i più importanti artisti contemporanei alcuni tra questi portati per la prima volta in Cina dalla galleria (ad esempio Daniel Buren, Pascale Marthine Tayou, Anish Kapoor, Antony Gormley, Kader Attia, Hans Op De Beeck, Loris Cecchini, Michelangelo Pistoletto, Etel Adnan, Berlinde de Bruyckere e Giovanni Ozzola) – era concepita per svilupparsi nell’arco di un anno con delle rotazioni e dei cambiamenti.
In questo momento però, ad intervenire, abbiamo chiamato solo alcuni degli artisti . Per quest’edizione di Beijing Art Week, per mantenere il carattere internazionale e di ponte tra le culture, abbiamo scelto di puntare su un ciclo di video che inizia con due importantissimi artisti. La Tour Robespierre, un lavoro di Kader Attia che mostra i resti di un’era utopica, quando l’architettura prometteva conforto estetico e materiale e, in parte, faceva dimenticare le difficoltà del vivere quotidiano. E un video di Hans Op de Beeck, The Thread, che prende spunto da un proverbio cinese che racconta di un filo invisibile che, a dispetto del tempo, del luogo e delle circostanze, connette tutti coloro che sono destinati ad incontrarsi. Può annodarsi o subire variazioni ma non sarà mai spezzato. Per l’Art Week presenteremo inoltre un importate intervento di Daniel Buren, Confinées: trois grilles colorées translucides, pensato appositamente dall’artista per l’esterno della galleria. E’ un’opera di grandissimo impatto visivo che andrà ad aggiungersi all’altro lavoro in situ di Buren già presente in galleria: un ‘perimetro’ a bande colorate che corre lungo i circa 2mila metri quadri dello spazio espositivo. Ed ancora, una nuova grande mappa concettuale realizzata da Qiu Zhijie esposta nello spazio centrale di Galleria Continua Beijing.”
a cura di Ilaria Guidantoni
Didascalie dall’alto:
33.1. Galleria Continua Locandina
33.2. Mario Cristiani, uno dei Fondatori
33.3. Veduta della Galleria di Pechino
33.4. QIU ZHIJIE, Map of Chine – Arabia e DANIEL BUREN, Périmètre – Jaune
33.5. Hans Op De Beeck, The Thread, 2015, Full HD Video, Suono