Dal 25 giugno ‘apre’ la mostra virtuale Ben Vautier. Selected works – Opere scelte – visitabile sul sito della Galleria Il Ponte – www.galleriailponte.com – fino al 17 luglio, un piccolo gruppo di opere dal 1970 ai primi anni Duemila, raccolte dalla Galleria durante gli anni della collaborazione con l’artista, per lo più in acrilico su tela, artista già ospitato in questo spazio con una personale nel 2007. BeBeez ha visitato in anteprima il primo Virtual Show della Galleria, dedicato ad uno dei personaggi di maggior rilievo nella diffusione delle teorie trasgressive di Fluxus, Maestro che usa la sua scrittura dal tratto infantile per indicare tutto ciò che è arte, e allo stesso tempo per togliere ad ogni oggetto indicato la propria fisicità, per farlo assurgere a concetto astratto. La mostra sviluppa appunto l’idea de Il limite dell’arte per cui, seguendo la tradizione nel solco di Duchamp, l’artista mette in discussione ogni confine riguardo a cosa si possa intendere per manufatto d’artista. In un gioco sempre più spericolato, dove quanto viene toccato dalla mano e dal suo segno-scrittura diviene arte, Ben ne rischia l’annullamento stesso del senso. La sua diventa così anche l’arte del limite, realizzata con feroce azzardo sul margine del completo azzeramento dei valori, come ha rilevato la critica.
Virtual Show è una nuova modalità per presentare in questo periodo, prima di ritornare a quelle ufficiali nello spazio, le mostre della galleria, che – ci ha raccontato il Titolare Andrea Alibrandi – “riproduce fedelmente una delle stanze della galleria.
Ben Vautier, pronipote del pittore svizzero Benjamin Vautier (1829-1898), nasce a Napoli nel 1935 da madre occitano-irlandese e padre svizzero-francese. Dopo aver viaggiato in Turchia, Egitto e Grecia, si stabilisce nel 1949 a Nizza, dove apre un negozio di dischi d’occasione. Nel frattempo inizia la sua ricerca artistica da autodidatta: lo appassiona tutto ciò che nell’arte rappresenta la novità, lo choc rispetto a quanto già esiste, riconoscendo questa attitudine nell’opera di Marcel Duchamp, un artista che Ben considera un maestro difficilmente superabile. Tenendo conto della sua lezione, definisce, verso la fine degli anni cinquanta i criteri che rendono valida un’opera d’arte: la novità e l’esaltazione-affermazione dell’ego, che lo spingono ad effettuare delle “appropriazioni” firmando tutto ciò su cui non è stata ancora riconosciuta una paternità artistica. Nel 1962 raggiunge Spoerri a Londra, dove vive per 15 giorni nella vetrina della Gallery One e incontra George Maciunas che gli parla di Fluxus e lo invita a entrare nel gruppo. Ben diventa un convinto promotore delle idee di questo movimento: azioni di strada, creazione del “teatro totale”, accettazione dell’identità tra arte e vita. Ma nel corso degli anni Settanta, un periodo che segna la sua partecipazione a importanti esposizioni (Documenta a Kassel, Guggenheim di New York) e in cui collabora con numerosi pittori in mostre, Ben apre a Nizza alcune gallerie, prima di fondare, nel 1978, La Différence, che è anche il nome della sua rivista, in cui si afferma difensore delle minoranze etniche. Prosegue negli anni successivi l’obiettivo di un’arte totale innovativa: “Mi piacerebbe – scrive nel 1987 – che si dicesse un giorno che sono comunque qualcuno… e che ero necessario in un certo momento per produrre una nuova situazione…”.
Durante gli anni Novanta lavora a diversi progetti, realizzando i Totem, sculture composte da oggetti di uso comune e, dal 1991, Oiseaux, assemblaggi dei materiali più diversi che prendono le sembianze di uccelli. Raccoglie inoltre i manufatti realizzati negli anni Sessanta, montandoli su nuove tele e vi aggiunge commenti. L’ininterrotto successo di Ben fino a oggi è confermato dalle molteplici esposizioni e retrospettive in spazi pubblici e privati in Francia allo stesso Centre Pompidou nel 1991 e in moltissimi musei del paese; e all’estero da Tokyo a New York, come in molte città italiane.
a cura di Ilaria Guidantoni