A cura di Ilaria Guidantoni
Il viaggio nella musica italiana continua nell’estate iniziata con la festa della musica il 21 giugno, quest’anno in ritardo rispetto al solito e con molte incertezze. La quinta puntata nel segno del ritorno della musica è insieme ad Anton Dressler clarinettista, la cui sensibilità è molto apprezzata dalla critica, per la sua sottigliezza quasi esasperata, con il secondo concerto dalla riapertura del Conservatorio di Milano. Il clarinettista ricorda che per molti “la musica è come l’ossigeno. Solo quando manca si sente”.
C’è una speranza e una certa amarezza nelle sue parole del musicista – la cui attività lo ha portato in Italia come all’estero, nei vari paesi europei e ad Israele, Usa e Taiwan – che abbiamo ascoltato pochi giorni prima del debutto al Conservatorio di Milano dove mercoledì 1° luglio si è tenuto un concerto con la pianista Ingrid Fliter, nonché sua moglie.
Che cosa è accaduto alla musica con il confinamento, azzeramento dei concerti a parte?
Da professionisti in un primo tempo abbiamo pensato che dopo tanto silenzio cambierà l’atteggiamento verso la musica che avrà maggiore centralità; poi mi sono accorto che nulla muterà. Le persone non vedono l’ora di riprendere la vita di prima e il messaggio globale di un ripensamento delle priorità e di invito all’unione non mi pare sia stato accolto.
Qual è il suo messaggio?
In realtà non mi sento di pronunciarmi con una speranza specifica anche perché l’allarme non è cessato. Per i musicisti c’è ancora un alone di sospensione. Credo che chi aveva fame di arte e musica oggi l’apprezzerà ancora di più; mentre non mi pronuncio su coloro che erano disinteressati. Sarebbe utile avere un riscontro dal punto di vista del pubblico che, stando a casa, con più tempo a disposizione o molto tempo dedicato alla presenza on line, forse si è avvicinato alla musica. Ora vi è sicuramente molta più musica sul digitale.
Lei come ha vissuto il periodo di quarantena?
Nella vita di un musicista si alternano i viaggi e i concerti allo studio, la preparazione nell’isolamento domestico e nel mio caso come in quello di mia moglie, dell’insegnamento. La cancellazione dei concerti mi ha fatto riflettere sul fatto che per molti la musica è come l’ossigeno. Ci si accorge che c’è solo quando manca. Allora la si apprezza ma come un consumatore involontario senza che il gusto resti a lungo. Io ho continuato a studiare e nello specifico per tredici domeniche ho fatto una mezzora di concerto in diretta fb che mi ha molto emozionato e che non mi aspettavo. Questa sorta di ‘rubrica’ settimanale mi ha dato una forte disciplina ed è stato un apporto importante di questo periodo.
In termini di insegnamento che esperienza ha realizzato?
Indubbiamente in uno studio empatico la difficoltà della non presenza fisica conta ma soprattutto quello che ho valutato è che le piattaforme come skype, whatsapp e simili non contemplano la musica nel senso che c’è un ritardo di trasmissione e che sono messe a punto per pulire il suono, paradossalmente anche dalla musica percepita spesso come rumore. Le note lunghe sono azzerate dagli algoritmi che regolano il funzionamento delle piattaforme e nella musica classica si perde l’anima, fatta di contrasti tra il forte e il piano, con un impatto fortemente invasivo. I sistemi di funzionamento degli spazi digitali tendono ad abbassare i suoni alti e alzare quelli bassi per generare quel flusso continuo proprio della musica pop. Forse questa osservazione può diventare uno stimolo per migliorare la condizione degli spazi digitali.
Difficile pensare al futuro in questo momento. Il concerto di mercoledì è stato però un primo segnale della ripresa.
In una forma blindata e con tutte le difficoltà del caso, è stato però il nostro primo concerto insieme, nella bella sala del Conservatorio milanese, insieme a mia moglie con un’alternanza sul palco e un programma vario che vada incontro al bisogno di volare di questo periodo. Di Poulenc abbiamo suonato la Sonata per clarinetto e pianoforte; mentre di Chopin di cui Ingrid è specialista ha interpretato Notturno in do diesis minore op. posth. per pianoforte e due valzer, Opera 64 n.1 e n.2 per pianoforte; quindi di Stravinsky ho interpretato i Tre pezzi per clarinetto solo; e ancora di Piazzolla Tango Etude n.3 (versione per clarinetto solo) per concludere insieme con la Suite per clarinetto e pianoforte da Scaramouche di Milhaud. Per l’estate concerti, festival e corsi sono quasi tutti cancellati ma siamo in attesa del via libera delle autorità per un corso legato ad una serie di concerti all’aperto vicino a Barcellona, l’AIMS, dove noi andremmo in macchina. La sensazione è che ci sia voglia di ripartire, anche da parte degli allievi.
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Anton Dressler, nato a Mosca nel 1974, a sette anni viene ammesso alla Scuola Centrale di Musica dove studia sotto la guida di Lev Mikhailov e Vladimir Sokolov. Nel 1995 si diploma al Conservatorio “G.B.Martini” di Bologna con Italo Capicchioni e nel 1996 si laurea con menzione d’onore al Conservatorio Superiore “P.I.Chaikovskiy” con V. Sokolov. E’ tra i fondatori del gruppo modulare di musica da camera “Kaleido Ensemble” e partecipa anche ai progetti jazz, klezmer e “crossover”. La sua passione per live electronics lo ha portato a espandere le capacità dello strumento e sviluppare le idee per i nuovi programmi. Diversi compositori gli hanno dedicato nuove opere. Ha ottenuto il diploma dell’Accademia del Teatro alla Scala, partecipando a diversi progetti sinfonici ed operistici. Dal 2008 al 2010 insegna nei corsi del biennio di secondo livello nell’Istituto Pareggiato “Claudio Monteverdi” a Cremona. Ha tenuto masterclass presso l’università “Bar Ilan” a Tel Aviv, Israele.
Ingrid Fliter è nata a Buenos Aires, esibendosi per la prima volta in pubblico all’età di undici anni, e ha compiuto il suo debutto professionale con orchestra al Teatro Colon all’età di sedici anni. Nel 1992 si è trasferita in Europa, dove ha continuato gli studi alla Musikhochschule für Musik di Friburgo, con Carlo Bruno a Roma e all’Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola. Ha fatto il suo debutto orchestrale negli Stati Uniti con l’Atlanta Symphony, solo alcuni giorni dopo aver ricevuto, nel gennaio 2006, il Gilmore Artist Award. Si è esibita numeroso volte in Europa e in Asia. Tra l’altro ha tenuto recital in tutto il mondo nelle più prestigiose sale da Parigi a Barcellona, Milano, Tokio, Sydney e Londra, sia nella Wigmore che nella Queen Elizabeth Hall. Si è esibita con la National Symphony e la Minnesota Orchestra e ha fatto il suo debutto con la City of Birmingham Symphony Orchestra, l’orchestra della Radio danese, la Bergen Philharmonic e l’Orchestre National de Lille (Francia). Attualmente è docente presso la Fondazione Accademia Internazionale di Imola – Studi superiori per il pianoforte.