Il fondo CCR II gestito da Dea Capital Alternative Funds sgr ha acquisito circa 55 milioni di euro di Utp lordi dalle banche nei confronti di quattro aziende negli ultimi mesi, raggiungendo quindi quota 925 milioni di euro di GBV. I crediti in questione comprendono i 27 milioni di euro del settimo closing, anticipato da BeBeez lo scorso settembre (si veda altro articolo di BeBeez) e che avevano portato il NAV del fondo a superare i 600 milioni, così come indicato nella semestrale di Dea Capital spa, controllante dell’sgr. Nel dettaglio, i crediti acquisiti con il settimo closing sono quelli nei confronti di Microgame, ICQ Holding e Istituto Neurotraumatologico Italiano.
Microgame spa è una società attiva nel settore del gaming e opera prevalentemente sul mercato italiano in qualità di gaming service provider (B2B) e di concessionario nella raccolta delle scommesse e nel segmento skillgames/poker/lotterie/bingo, nonché dei giochi da casinò (B2C). Con sede a Benevento e guidata dal ceo Marco Castaldo, ha chiuso il bilancio 2019 con 28 milioni di euro di ricavi, in linea con i 27,6 milioni di ricavi consolidati del 2018, quando aveva registrato 2,4 milioni di euro di ebitda e un debito finanziario netto di 19,6 milioni (fonte Leanus)
Microgame era entrata in crisi nel 2012, anno in cui il bilancio aveva chiuso con un debito finanziario netto di circa 30 milioni e l’ebitda era sceso a circa 3 milioni dai 6 milioni del 2011. Allora la società era partecipata al 41,75% dal fondo Monitor Clipper, entrato nel capitale nel 2009, e al 40,12% dal fondo Tpg Growth, che si era affiancato come coinvestitore nell’estate 2010. Il resto del capitale era in mano all’ex ceo Massimiliano Casella, al fondatore Fabrizio D’Aloia e a moglie Daniela Di Rubbo. I due fondi avevano poi trattato nel 2013 la ristrutturazione del debito con le banche (Unicredit, IKB, l’allora GE Capital e l’allora Centrobanca), sottoscrivendo nel contempo un aumento di capitale da 9 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Dal 2016 il capitale della società è controllato al 46,76% da Monitor Clipper e al 44,93% da TPG con Casella sceso all’8,31%, con le azioni in pegno a Unicredit e IKB, mentre la famiglia del fondatore è uscita.
ICQ Holding opera invece dal 1982 nella produzione di energia da fonti rinnovabili (eolica, idroelettrica, biomassa e gas da rifiuti). Vanta impianti di proprietà a Catanzaro e Lamezia oltre a impianti eolici e idroelettrici gestiti dalle società controllate. ICQ Holding è stata partecipata sino al 2017 da Ambienta I Rinnovabili srl, veicolo che fa capo al fondo Ambienta I gestito Ambienta sgr, che aveva investito inizialmente nel 2008 20,5 milioni di euro per il 15,4% del capitale (si veda qui il comunicato stampa) e aveva poi sottoscritto un aumento di capitale da 17 milioni di euro complessivi, di cui 12 milioni nel 2010 e altri 5 milioni nel 2011 (si veda qui il comunicato stampa). Il tutto per un investimento complessivo nei tre anni di 37,5 milioni per una quota del 23,8% del capitale. Il fondo è uscito dal capitale nel settembre 2017 e oggi la società è partecipata da Enerva srl (che fa capo al presidente di ICQ, Antonio Caporale), Rienervia srl (gruppo Paoletti), Tuaenergie srl, Eurenergia srl, Maria Teresa Buonocore e altri soci di minoranza.
Istituto Neurotraumatologico Italiano spa è stato fondato nel 1947 dal professor Delfo Galileo Faroni e ha sede a Roma. Il gruppo vanta diverse strutture sanitarie, abilitate al ricovero e all’assistenza specialistica ambulatoriale, con oltre 1.000 posti letto, di cui la maggioranza accreditati con il SSN. SI tratta, per esempio, del “Medicus Hotel” di Tivoli e di “Villa Dante” a Guidonia. Il gruppo offre diverse tipologie di prestazioni, quali medicina generale, oncologia, neurologia, chirurgia, urologia, ortopedia, chirurgia estetica, fisioterapia e riabilitazione. Offre inoltre servizi di riabilitazione, RSA, dialisi, radioterapia e ambulatorio. Le strutture sono localizzate nel centro Italia, e nello specifico in Lazio ed Abruzzo. La società ha chiuso il 2019 con circa 83,1 milioni di euro di ricavi, in calo dagli 87,6 milioni del 2018, quando aveva registrato un ebitda negativo per 610 mila euro e un debito finanziario netto di circa 26 milioni (fonte Leanus).
Tornando ai numeri del fondo CCR II, pochi giorni fa ha registrato un ottavo closing che ha visto l’apporto di un credito di circa 25 milioni di euro di valore lordo verso Gruppo Calvi Holding da parte di Popolare di Sondrio, istituto che ancora non appariva nel gruppo di banche che negli ultimi due anni ha aderito alla piattaforma. Calvi invece, attivo nei settori metallurgico e meccanico, era già un’azienda di cui il fondo CCR II aveva acquistato crediti in passato, convertendoli poi a capitale nel marzo 2019, con la famiglia Chini che aveva mantenuto la maggioranza (si veda altro articolo di BeBeez). Il fondo allora aveva infatti acquisito il 26% del capitale del gruppo, convertendo parte dei 63 milioni di euro di crediti verso il gruppo, pari al 72% dell’esposizione totale a fine 2017, che il fondo aveva acquisito nel dicembre 2017. All’epoca il fondo CCR II aveva rilevato da Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Bnl, Ubi Banca, Mps, Banca Ifis e Credito Valtellinese crediti verso nove gruppi industriali (tra cui appunto Calvi Holding) per un valore complessivo di 230 milioni di euro , a cui si erano aggiunti 70 milioni di euro di nuova finanza raccolta oltre che dallo sponsor Dea Capital, da fondazioni, assicurazioni, banche e family office (si veda altro articolo di BeBeez).
Contestualmente alla conversione del debito da parte di CCR II nel marzo 2019, sono stati versati al gruppo Calvi 13,5 milioni di euro di nuova finanza da parte sia di CCR II sia di Illimity. La banca inoltre ha rifinanziato parzialmente il debito di Calvi per 34 milioni di euro. Il gruppo Calvi aveva chiuso il 2017 (ultimo bilancio consolidato disponibile) con circa 322,8 milioni di euro di ricavi consolidati netti, un ebitda di circa 21 milioni e un debito finanziario netto di 23,9 milioni (fonte Leanus).
Il binomio CCR II e Illimity si è poi riproposto nel rifinanziamento del debito di Zucchi, che è così uscita in anticipo dall’accordo di ristrutturazione del debito ex art. 182-bis (si veda altro articolo di BeBeez).
(Articolo modificato il 2 novembre 2020 alle ore 9,00 – si modifica il valore lordo dei crediti acquisiti da 50 a 55 milioni di euro)