BeBeez è stata invitata al secondo appuntamento con la nuova iniziativa di Italians’ Private Capital Association (IPCA) con la Fondazione Milano per La Scala “Un caffè con…”, progetto nato per mettere insieme il mondo della finanza e quello del teatro lirico più famoso al mondo, trasformando un momento difficile, di distanze in un’opportunità.
Un’occasione preziosa, un incontro per pochi partecipanti, organizzato dal Gruppo Giovani di Fondazione Milano per Scala capitanato da Valeria Mongillo, anche membro del consiglio di amministrazione, che vede in questo ciclo un’interessante collaborazione con IPCA. Protagonisti della serata del 3 febbraio Martina Arduino, Prima ballerina della Scala e Marco Agostino, ballerino solista.
Non si poteva non partire dalla resilienza di fronte al silenzio assordante dei teatri chiusi e al blocco improvviso rispetto ai ritmi serrati degli allenamenti che ha creato uno choc nei professionisti dello spettacolo.
“Organizzarsi e scandire la giornata in modo rigoroso”, ha esordito Martina Arduino, “e come se tutto fosse una quotidianità ordinaria è stata la mia regola nei mesi di confinamento. Non è facile senza una guida, il maestro e senza obiettivi. Essere insieme con Marco ci è stato molto utile per rendere colorato e speciale ogni giorno cercando di non perdere l’entusiasmo e pensando a quel tempo come un’occasione per lavorare sui dettagli. Così non è stato un tempo solo riempito ma di investimento grazie anche alla condivisione, seppure a distanza, con la compagni a e con altri professionisti. Per questo abbiamo proposto delle lezioni on line, andando incontro soprattutto ai ragazzi più giovani che con più facilità si smarriscono.”
Una condizione che ha livellato tutti i professionisti dello spettacolo rendendo più fragili i giovani e i precari, chi non è ancora integrato nell’attività in modo continuativo. “E’ stato un momento”; ha spiegato Marco Agostino, “che ha portato però molta unione e complicità anche fra i teatri, abbassando la rivalità tra i vari enti ad esempio grazie ad una lezione organizzata tra cinque teatri. L’unione e la complicità può preservare il futuro soprattutto per i nuovi professionisti e sta diventando un antidoto alle difficoltà del tempo presente”.
Al contrario la divisione tra scuole private, accademie, teatri con una serie di gerarchie è dannosa per il futuro considerando che tutte le scuole devono essere sostenute. Nel caso dei nostri protagonisti provengono entrambi dall’Accademia della Scala, Martina con un percorso molto intenso, lungo tutti gli otto anni, una formazione che è stata, ci ha confessato, “la mia seconda casa e famiglia”. Un aspetto importante è stato incontrare lo spettacolo negli anni della scuola, piccoli semi che disegnano un percorso.
Marco invece è arrivato a 15 anni da Torino, inserendosi agli ultimi anni prima del diploma: un periodo molto intenso tra accademia e liceo serale. “All’inizio è stato molto duro”, ha raccontato, “anche perché arrivavo da una scuola dov’ero l’unico ragazzo ed ero trattato come ‘un principino’ mentre a La Scala tutto è cambiato ma mi è stato molto utile per la formazione psicologica e per la resilienza nonché per sviluppare la giusta competizione che si attiva in un gruppo di pari. Quegli anni li ricordo come i più intensi della mia formazione, duri, e al contempo un grande bagaglio di esperienza che porto con me”.
Al momento qual è la prospettiva?
“Siamo un po’ scoraggiati per la chiusura che ha colpito a lungo i teatri anche se è dimostrato che i teatri sono luoghi molto sicuri. Tra fine agosto e settembre abbiamo ripreso con un nuovo assetto per lavorare con grande distanziamento. I passi a due solo per i congiunti e gli assolo per gli altri. Avevamo cominciato a provare Giselle ma poi tutto si è fermato. Dopo il secondo stop si è tornati a dicembre ma siamo sempre incastrati.”
“I protocolli in teatro”, ha sottolineato Marco, “sono molto rigidi, con il tempo fortemente contingentato; per fortuna i test di screening sono aumentati con buoni esiti così le maglie si sono allentate un poco. Stiamo gradualmente riprendendo una normalità. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere uno spettacolo al Teatro Massimo di Palermo a fine agosto e quindi rallentando i tempi rispetto alla consuetudine non ci siamo mai fermati, potendo lavorare con un progetto e questo è fantastico.”
Qual è stato l’aspetto più difficile nella gestione di questi mesi?
“L’incertezza, perché la situazione ci è stata comunicata con aggiornamenti continui. All’inizio essendo state chiuse anche le scuole abbiamo avuto una seria difficoltà per allenarci. Ci siamo inventati di tutto, alternando la sbarra, poco ‘centro’, molti salti sul posto, non avendo spazio, cercando di aumentare la resistenza cardio-respiratoria nelle variazioni. Purtroppo il movimento non è comprimibile oltre un certo limite. Ad esempio ci siamo allenati molto con il salto alla corda e abbiamo fatto un po’ di sbarra a terra. Alcuni insegnanti de La Scala hanno deciso di dare lezioni on line gratuitamente per mantenere l’unione della compagnia ed è stato un bell’esempio di disciplina e professionalità.”
La sottrazione dello spazio per un’attività che è movimento secondo voi creerà nuove visioni coreografiche?
“Nella coreografia abbiamo fatto di necessità virtù, cercando di adattare la danza allo spazio ma non credo che l’assetto del balletto cambierà. Sono stati fatti degli esperimenti unendo ‘spezzoni’ di spettacolo costruiti su zoom, ma penso restino delle prove appunto. Dal punto di vista dell’allenamento invece si sono aperte nuove possibilità da integrare nella routine dell’allenamento. Già negli Stati Uniti erano state fatte proposte nuove per lavorare sulle condizioni del danzatore. Ad esempio abbiamo riscoperto la sbarra a terra che si faceva in accademia ma forse poi accantonata.” Come se si legasse uno dei sensi, facendo sviluppare gli altri, enfatizzandoli.
La scommessa che vi attende?
“Offrire una versione credibile per i nostri giorni del balletto senza rinnegare la tradizione, ma accogliendo la fisicità che oggi ci si aspetta. E’ bene però ricordarsi che l’innovazione esiste proprio perché si confronta con un patrimonio su cui poggia le proprie basi”.
Martina Arduino, nata a Moncalieri (in provincia di Torino) nel 1996, inizia gli studi a Torino e nel 2006 entra al primo corso della scuola di Ballo dell’Accademia del teatro alla Scala; durante questi anni partecipa agli spettacoli dell’Accademia tra cui Serenade (di Balanchine), Paquita, Gaîté Parisienne (di Béjart), la Bayadère e prende parte anche a produzioni del Corpo di Ballo scaligero. Si diploma nel maggio 2015 ed entra a far parte del Corpo di ballo del Teatro alla Scala. Per la Bella Addormentata curata da Alexei Ratmansky, debutta nel ruolo della fata dei lillà e del Diamante (pietre preziose). Nel gennaio 2017 debutta nel ruolo di Giulietta in Romeo e Giulietta di Kenneth Mc Millan e riceve il premio di Danza&Danza come interprete emergente per la stagione 2016. Dall’aprile 2018 è PRIMA Ballerina del Teatro alla Scala e in occasione dell’apertura della nuova stagione del Teatro alla Scala debutta nel ruolo della Goccia di Rugiada e Fata Confetto nello Schiaccianoci di George Balanchine e nel febbraio 2019 danza nella compagnia “Ndb” di Brno il Lago dei cigni di Robert Strajner come ospite. Vince come Guest star il Premio Kineo 2019 e partecipa al Red carpet della 76 esima mostra internazionale d’Arte Cinematografica. Nel settembre 2019 viene chiamata come ospite al Cremlino di Mosca e danza il ruolo di Nikija nell’intero balletto la Bayadère. Nel dicembre inaugura la stagione di balletto 2019/2020 del Teatro alla Scala con la produzione Sylvia di Manuel Legris. Nel febbraio 2020 debutta ne Le Jeune homme et la Mort di Roland Petit. Debutta nel ruolo di Giselle nel gennaio 2020 nella versione di Yvette Chauviré, sotto la supervisione di Carla Fracci la quale l’ha seguita personalmente nelle prove.
Marco Agostino si diploma nel 2008 all’Accademia Teatro alla Scala ed entra a far parte della compagnia lo stesso anno; da subito interpreta ruoli solistici e da primo ballerino come il Cavaliere di Titania in Sogno di una notte di mezza estate di George Balanchine , Uccello di Fuoco di Maurice Béjart e Pink Floyd Ballet di Roland Petit. Nel 2014 viene promosso solista dopo la sua ultima recita di Des Grieux in Histoire de Manon di Mac Millan. Il suo repertorio comprende Albrecht in Giselle di Chauvireé, Romeo in Romeo e Giulietta di Mac Millan, Emerald e Diamond in Jewels di George Balanchine, Petit Mort di Jiri Kylian, Espada in Don Chisciotte di Nureyev e altri balletti. Nel 2014 ha danzato il Concerto di Capodanno della Rai con Nicoletta Manni. A Tokyo con Asami Maki Ballet ha danzato come guest artist Phoebus in Notre Dame de Paris di Roland Petit nel 2016. Nel dicembre 2017 debutterà nel balletto La Dama delle Camelie nel ruolo di Des Grieux. II primo gennaio 2018 ballerà una Suite tratta da Progetto Handel, coreografia di Mauro Bigonzetti, all’interno programma di Roberto Bolle trasmesso su Rai 1. Nel gennaio 2018 debutta in Goldberg Variations di Heinz Spoerli con Martina Arduino.
a cura di Ilaria Guidantoni