Sia, la società hi-tech europea leader nel settore dei servizi e delle infrastrutture di pagamento, controllata da Cdp Equity, se deciderà per l’ipo, punta a una raccolta di un miliardo di euro. Lo ha detto ieri in occasione della presentazione del piano industriale 2019-2021 alla stampa l’amministratore delegato Nicola Cordone.
Il manager ha spiegato una decisione finale sul tema dell’ipo non è ancora stata presa, ma che si deciderà entro l’estate. In ogni caso, l’ipo consisterebbe in parte in un aumento di capitale e in parte nella cessione di una fetta delle quote azionarie in mano ai soci. A oggi il capitale di Sia è controllato al 49,48% da Cdp Equity e Poste Italiane, tramite FSIA Investimenti srl, e partecipato al 17,05% da F2i sgr, all’8,64% da HAT Orizzonte sgr e per il resto da Banco Bpm, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mediolanum e Deutsche Bank.
L’ultima transazione sul capitale di Sia che ha fornito una valutazione ufficiale era stato il passaggio di una parte delle quote di Cdp Equity a Poste Italiane nel settembre 2016. Il trasferimento si è basato su un equity value di Sia pari a 2 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Poste Italiane, infatti, con un investimento complessivo di 278 milioni di euro, aveva comprato il 30% di FSIA Investimenti srl, la società che detiene il 49,48% di Sia e che è controllata al 100% da FSI Investimenti (a sua volta controllata da Cdp Equity al 77,12% e al 22,88% dalla Kuwait Investment Authority). A seguito dell’operazione, Poste Italiane è arrivata a detenere indirettamente una partecipazione pari al 14,85% del capitale di Sia, mentre FSI Investimenti ha mantenuto indirettamente il 34,63% della società.
L’ipotesi di ipo di Sia si intreccia però con quella dell’imminente ipo di Nexi, l’altro big dei pagamenti elettronici, controllato dai fondi di Bain Capital, advent International e Clessidra sgr, che ha già depositato i documenti per la quotazione in Consob in vista dell’ipo attesa per metà aprile, sulla base di una valutazione del gruppo sino a ben 7,5 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez). E’ da tempo, infatti, che sul mercato si dice che Cassa Depositi e Prestiti, c he è in sostanza l’azionista di controllo di Sia, se si contano insieme le quote in capo a Cdp Equity e quelle in capo al fondo F2i, stia caldeggiando il matrimonio tra i due gruppi. Sul tema Cordone ha fatto capire di non essere d’accordo, ma che ovviamente se gli azionisti decideranno in questa direzione, il merger si farà, ma sarà solo un passo intermedio lungo la strada per diventare leader in Europa nel settore dei pagamenti digitali.
Più precisamente, Cordone ha detto che “attualmente non c’è un file aperto su Nexi, ma se si dovesse fare, a parte i temi Antitrust che rischiano di farci stare fermi per mesi, dovremmo affrontare l’aggregazione, che non è gratis e che comunque rallenterebbe lo scenario della crescita in Europa” e ha precisato che “le banche sostengono la valorizzazione di Sia e vogliono che si mantenga il modello di business bank friendly (cioè rivolto agli istituti, senza contatto diretto con il cliente finale a differenza di Nexi, ndr). Sono disposte a supportare la crescita in Europa e a sostenere l’ipo e anche la Cdp è pienamente in linea con l’idea di mantenere questo modello di business”. Detto questo, ha ammesso Cordone, “se però, l’opzione di m&a con la stessa Nexi, fosse decisa dai soci per irrobustirci, può diventare interessante. Ma sarebbe un passo intermedio per arrivare al nostro obiettivo: diventare leader in Europa”. Il prossimo appuntamento per affrontare l’argomento sarà comunque il consiglio di amministrazione del 7 marzo.
La quotazione, ha detto ancora Cordone, consentirebbe di finanziare nuove acquisizioni oltre alle due che Sia ha già allo studio attualmente. Il gruppo è infatti in short list per un’acquisizione dell’austriaca Card Complete (controllata al 50,1% da Unicredit) e della portoghese Sibs: le offerte finali per le due operazioni sono previste entro l’estate. Cordone ha sottolineato che Sia può investire in queste operazioni fino a circa 500 milioni, aumentando la leva finanziaria che al momento è bassa, con un rapporto di 2,3 volte tra debito finanziario netto ed ebitda.
Ci sono poi altri due dossier nel mirino: uno in Spagna e uno in Germania. In ogni caso, escluso questo potenziale m&a, il business plan di Sia (assumerà 900 persone entro il 2021) prevede a fine piano un target di ricavi di almeno 800 milioni di euro rispetto ai 600 milioni del 2018, con un ebitda superiore a 200 milioni. Intanto, la società si è aggiudicata la gara in Canada per realizzare il nuovo sistema nazionale di regolamento in tempo reale dei pagamenti di importo rilevante (si veda qui il comunicato stampa). Il gruppo aveva chiuso il 2017 con 567 milioni di ricavi, un ebitda da 179 milioni. Nel 2019 la società presieduta da Giuliano Asperti prevede poi di aumentare gli investimenti a 100 milioni (70 milioni nel 2018).
L’ultima grane acquisizione risale al maggio 2018, quando Sia aveva siglato con la statunitense First Data Corporation l’accordo per rilevare le attività di First Data in alcuni paesi dell’Europa centro e sud-orientale per 375 milioni di euro, sulla base del fatto che queste attività hanno portato a First Data ricavi complessivi per circa 100 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Quell’operazione seguiva l’acquisizione da Unicredit Business Integrated Solutions dell’attività di elaborazione dei pagamenti tramite carte di pagamento proprie in Italia, Germania e Austria dell’agosto 2016 (si veda altro articolo di BeBeez),
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