Il marchio mantovano di abbigliamento da uomo Corneliani, controllato al 51% dal fondo Investcorp, ha presentato al Tribunale di Mantova la richiesta di concordato preventivo in bianco. Lo riferisce MF Fashion. La società sta subendo le conseguenze economiche negative del coronavirus in un momento in cui era in corso un duro scontro tra la famiglia Corneliani e Investcorp.
Lo stesso tribunale di Mantova ha respinto lo scorso gennaio il ricorso della famiglia Corneliani contro il fondo accusato di irregolarità gestionali (si veda altro articolo di BeBeez). Il tribunale ha infatti ritenuto “inattuale” il ricorso della famiglia, presentato lo scorso dicembre 2019 ai sensi dell’art.2409 del codice civile (si veda altro articolo di BeBeez). Il tribunale ha in particolare sottolineato che le irregolarità gestionali denunciate dalla famiglia sono state segnalate agli organi della società “da oltre un anno” e oramai si sarebbe già “consumata” la loro “potenzialità lesiva”. Investcorp sta puntando alla fusione tra il proprio veicolo Sarti Holdings (Italy) e Corneliani, nel contesto di un’operazione che comporterebbe una possibile diluizione della partecipazione della famiglia
Fondata nel 1958 dall’omonima famiglia, oggi Corneliani è controllata da Investcorp al 51,4%, mentre la terza generazione della famiglia (Cristiano, Corrado Corneliani e Stefano Corneliani) possiede il 48,6%. Investcorp, fondo di investimento del Bahrein, che negli anni Novanta è stato azionista di Tiffany e Gucci, aveva rilevato il 51,11% di Corneliani nel giugno 2016, sulla base di un enterprise value di circa 100 milioni di dollari, dopo 114 milioni di euro di ricavi nel 2015 e con un ebitda di 1,5 milioni, con Cristiano Corneliani che aveva acquisito il 23,76%, Corrado il 22,81% e Stefano lo 0,95% (si veda altro articolo di BeBeez). Al momento del deal, il fondo si era impegnato a versare un aumento di capitale da 20 milioni per sostenere la crescita, 2 milioni dei quali versati subito e gli altri 17 entro giugno 2021.
La società ha chiuso il 2018 con 108 milioni di euro di ricavi consolidati (da 110 milioni nel 2017), un ebitda negativo di 5,7 milioni (da – 1,1 milioni) e una perdita di 12,1 milioni di euro (da una perdita di soli 2,6 milioni), con una posizione finanziaria netta che era peggiorata a 16,4 milioni di euro (da 4,3 milioni), a fronte di investimenti per 5,6 milioni di euro sostenuti nell’anno. A fronte di questi numeri, nel novembre 2019 l’azienda ha presentato un piano da 130 esuberi, concentrati nello stabilimento di Mantova, dove lavorano 454 persone.
Il piano, recitava una nota, si è reso necessario “a seguito di un profondo esame delle condizioni di mercato e della complessiva situazione aziendale” ed è stato “costruito per affrontare le avverse condizioni di mercato e i cambiamenti irreversibili nel settore che richiedono inderogabilmente nuovi modelli organizzativi e di business”. Nel dicembre scorso è stato nominato amministratore delegato Giorgio Brandazza, ex numero uno di Boglioli, con un passato come manager anche in marchi come Elie Saab, Boggi e Calvin Klein Jeanswear. Brandazza è subentrato a Luigi Ferrando, che era stato nominato a sua volta ad della società nel novembre 2018, andando a sostituire Paolo Roviera, che era stato nominato ad nel 2016 un mese dopo l’ingresso di Investcorp nel capitale della società. Il cambio della guardia allora era stato definito “improvviso” dai sindacati. La fusione di Corneliani in Sarti Holding (società creata da Investcorp) è avvenuta nel febbraio 2020, con una prima iniezione di capitale di 1,2 miliardi di euro (si veda la Gazzetta di Mantova). A inizio marzo 2020, Investcorp ha effettuato un nuovo aumento di capitale da 5,5 miliardi di euro per finanziare il piano di ristrutturazione, che non rientra nell’aumento di capitale che doveva versare entro il 2021. La famiglia Corneliani non l’ha sottoscritto, per cui i capitali sono stati versati solo da Investcorp. Il piano di risanamento stava dando i suoi primi frutti, ma il coronavirus ha bloccato la produzione e costretto alla chiusura dei punti vendita, anche perché la società non ha i requisiti per richiedere i finanziamenti con la garanzia di Sace.
(Articolo modificato sabato 20 giugno 2020 alle ore 8.51. Si aggiungono l’aumento di capitale da 5,5 miliardi e 1,2 miliardi da parte di Investcorp del 2020)