Al Teatro Ciro Menotti di Milano è di scena Metti una sera di Lawrence Casler, produzione di Tieffe Teatro Milano, con – in ordine alfabetico – Alessandro Averone, regista, Arianna Battilana, Alessia Giangiuliani e Mauro Santopietro; drammaturgia sonora Mimosa Campironi; e traduzione di Alessia Giangiuliani. Il testo è gustoso, sottile, ironico, teatro nel teatro e nel teatro ancora. Due coppie si recano a teatro per vedere Amleto di Shakespeare e la pièce diventa una critica alla diseducazione del pubblico, all’incapacità di saper stare a teatro, di saperlo leggere, così come l’occasione per le coppie di mettersi in scena. L’allusione, non svelata dal regista, è a una possibile commedia degli equivoci che lo spettatore attento può intuire all’inizio perché le due coppie sono mal assortite e sembrano ‘scambiate’. Uno zoom sul teatro che diventa anche una riflessione degli interpreti nel ruolo di spettatori che vedono altri attori recitare. Indubbiamente spicca il protagonista nel ruolo dell’intellettuale, interpretato da Alessandro Averone; peccato per l’appiattimento generato dalle altre interpretazioni che un po’ banalizzano la vicenda.
“Questo spettacolo non ha bisogno di un pubblico. È favoloso così com’è. Il pubblico ha bisogno di questo spettacolo. Perché? Perché le persone vengono a teatro?” Questa provocazione scritta da un giornalista americano in una delle tante recensioni avute, denuncia lo stile irriverente e diabolico di questa commedia situazionale contemporanea, composta da due brevi ma fulminanti atti teatrali. In effetti questo spettacolo sembra scritto più per il teatro che per gli spettatori. Margaret, Stanley, Donna e Walter sono a teatro per la loro dose settimanale di cultura, somministrata con cura dall’intellettuale del gruppo.
Dopo essersi seduti con un po’ di confusione, aver scartato la prima di una lunga serie di caramelle per la gola, la commedia, evocata solo da alcuni suoni registrati e dalle battute di commento fatte dai quattro, ha inizio: nelle loro chiacchiere incessanti ed esilaranti, tra una caramella da scartare e una totale incapacità nel prestare attenzione alla pièce, approfondiscono temi del tutto privati. Parlano di tutto: dei loro figli, della loro amicizia, delle loro relazioni, di un amico morto; solo occasionalmente della commedia di Shakespeare, che non seguono e della quale non sanno parlare. E nonostante tutto affrontano i temi della tragedia a cui stanno assistendo. I quattro protagonisti-spettatori fanno vivere dinamiche a dir poco brillanti al pubblico presente. Nell’arco di una sola ora le due coppie vivono a pieno il testo di Shakespeare come Amleto vive la comparsa del fantasma del padre: confusi, attoniti, senza capire. Eppure, come in Amleto, personaggi e pubblico ne escono in qualche modo arricchiti, stimolati non forse nel senso strettamente culturale ed erudito quanto per la capacità che il teatro ha di essere specchio e rappresentazione della vita. Insomma in qualche modo lo spettacolo è catartico. Il testo è indubbiamente ben scritto perché non dice troppo, non svela, non rischia di essere didascalico.
A cura di Ilaria Guidantoni
“Questo spettacolo non ha bisogno di un pubblico. È favoloso così com’è. Il pubblico ha bisogno di questo spettacolo. Perché? Perché le persone vengono a teatro?” Questa provocazione scritta da un giornalista americano in una delle tante belle recensioni avute, denuncia lo stile irriverente e diabolico di questa commedia situazionale contemporanea, composta da due brevi ma fulminanti atti teatrali.
Margaret, Stanley, Donna e Walter sono a teatro per assistere all’Amleto di Shakespeare, ma nelle loro chiacchiere incessanti ed esilaranti, tra una caramella da scartare e una totale incapacità nel prestare attenzione alla pièce, approfondiscono temi del tutto privati.
Parlano dei loro figli, della loro amicizia, delle loro relazioni, di un amico morto e solo occasionalmente dell’opera di Shakespeare e nonostante tutto affrontano i temi della tragedia a cui stanno assistendo.
Nell’arco di una sola ora le due coppie vivono a pieno il testo di Shakespeare come Amleto vive la comparsa del fantasma del padre: confusi, attoniti, senza capire Eppure, come in Amleto, personaggi e pubblico ne escono arricchiti, diversi, cambiati. Con la soddisfazione, o presunzione, di aver assistito a qualcosa di poco chiaro, ma comunque magico, memorabile, irripetibile.
BIGLIETTERIA
biglietteria@teatromenotti.org tel. 0282873611
Teatro Menotti
Via Ciro Menotti 11
Dal lunedì al sabato dalle ore 10.00 alle ore 19.00
Domenica ore 14.30 | 16.00 solo nei giorni di spettacolo
PREZZI
- Intero – 32€
- Ridotto over 65 / under 14 / 15€
- Promozione a partire da 12€
Acquisti online
Con carta di credito su www.teatromenotti.org
ORARI SPETTACOLI
Menotti Teatro Filippo Perego:
Dal martedì al sabato: ore 20,00 domenica: ore 16,30