![](https://bebeez.it/wp-content/uploads/2023/01/Christian-Balzano-al-lavoro-e1674049940355.jpeg)
A Palazzo Medici Riccardi di Firenze fino al 12 marzo è allestita la personale dell’artista toscano Christian Balzano che affonda le proprie radici nella terra e nel mare della sua terra ma con la sua visione e il suo Atlante critico del mondo ci porta lontano. Questa mostra ha un alto valore civico e sociale attraverso il linguaggio poetico. Christian Balzano. Fuori dal mondo, promossa dalla città metropolitana di Firenze con il patrocinio della Regione Toscana, organizzata da MUS. E e Casa d’arte San Lorenzo – che da innumerevoli anni segue e sostiene l’arte di Balzano – è curata da Marco Tonelli; mentre il catalogo sarà pubblicato da Skira con testi del curatore, di Sara Taglialagamba – che intervista Christian Balzano – e Valentina Zucchi e sarà presentato il 25 febbraio. Al centro dell’esposizione la sostenibilità come nuovo modo di guardare e vivere la terra intesa anche come sostenibilità sociale, condivisione e convivenza nella diversità di religioni, lingue e mentalità. Al centro del suo mappamondo infatti il tema del confine là dove è sinonimo di frattura o dove sono stati eretti dei muri (in 80 stati al mondo), così come delle bandiere che testimoniano la ferita di una violazione territoriale. Il direttore Casa d’arte San Lorenzo, Roberto Milani, ha sottolineato che si tratta del quarto
![](https://bebeez.it/wp-content/uploads/2023/01/Le-reti-doro-dellultima-sala-e1674050055382.jpeg)
appuntamento a Palazzo Medici Riccardi ma in questo caso l’importanza è quella di un artista toscano testimone internazionale. Una mostra complessa ma fruibile, che anche ‘gustosa’ come ha detto Milani perché abbraccia lo spettatore. L’idea è quella di una mostra per curiosi, non per superficiali. La suggestione nasce da una mappa conosciuta come la mappa del giullare, del matto, realizzata da un cartografo nel 1580, Epichtonius Cosmopolites, ripresa a sua volta da un altro disegnatore. Nell’immagine originaria il mondo è al posto del viso e il suggerimento della vanità del mondo diventa anche l’invito ad usare la natura, in questo caso una pianta tossica già usata dai greci, per curare la follia. La pazzia è quella delle divisioni, ma delle lacerazioni attraverso le suture rosse rappresentate nell’atlante dell’artista. Il risultato è il mondo com’è oggi ma anche come potrebbe essere in futuro dove 33 bandiere sono confuse, fuse e ricomposte in modo irriconoscibile. Intrecciando realtà e sogno si rivela l’idea e l’impegno dell’uomo di abitare lo spazio e il tempo in senso heideggeriano. La mappa diventa così metafora e si riallaccia alla sua presenza insieme alle bandiere nell’arte, a partire dalle opere di Alighiero Bonetti. Il tessuto, altro simbolo di Balzano, indica tutto quello che è
![](https://bebeez.it/wp-content/uploads/2023/01/In-primo-piano-il-timbro-del-toro-e1674050147274.jpeg)
vivo, con le radici in natura, a parte il nylon e altri tessuti sintetici, è anche una carne viva, sofferente come nella grande installazione ma lo sguardo resta poetico non diventa un manifesto di impegno politico e questo secondo il direttore Milani come il curatore è un elemento essenziali. Tra i vari elementi simbolici, infine, il toro che rappresenta l’artista diventando quasi un motivo sciamanico, accanto al lampadario. Se quest’ultimo indica le scelte razionali, dettate dalla luce, con un rimando spirituale se non religioso; il toro, anch0esso è un archetipo, ma delle scelte impulsive eppure oggi venerato come dio denaro, essendo il simbolo della Borsa (quando va bene) e indica dei riti di passaggio come il bambino che affronta il toro a mani nude per diventare uomo e come ricordano espressioni quali ‘prendere il toro per le corna’.
Lo spettatore, come ha sottolineato il curatore Marco Tonelli, si trova di fronte a un Risiko, gioco celeberrimo che si formalizza da noi nel 1968, e che nella sua finzione ci restituisce un mondo in un cui ad esempio non c’è la Russia. Questa mostra non è però un’azione riparatoria e l’artista non vuole risarcire attraverso l’arte caricandosi di colpa. L’arte resta emozione, un gioco anche se molto serio.
Per guardare la mostra è bene metterci nella disposizione d’animo auspicata dall’artista, facendoci delle domande nuove e maturando un dubbio metodico in un mondo sempre più difficile da comprendere.
Il viaggio inizia nella sala delle mappe dove un video con le musiche dei Marlene Kuntz, No borders, spiega il processo artistico di mappe interamente ricoperte di foglia d’oro che lascia intravedere i confini e le cicatrici
![](https://bebeez.it/wp-content/uploads/2023/01/La-stanza-del-matto-con-33-bandiere-e-il-lampadario-e1674050273580.jpeg)
segnate in rosso, lasciate in mare da una barca, a largo di Capraia per vedere la forza della natura che in questo caso non è contaminata ma contaminante; una sala installativa, Io siamo il tessuto, mette in luce il mondo a brandelli tirato da una bambina e non a caso tutte le opere, a parte i cinque timbri, sono realizzate in tessuto (come in precedenza in una personale la realizzazione era stata affidata interamente alla pelle). Si passa quindi alla sala della natura dove le erbe e le erbacce, rispettivamente la gramigna vs digitaria, il tarassaco vs artemisia, il vilucchio vs piantaggine, la parietaria vs ortica diventano bagliori, scie luminose simili a nebulose e assumono la forma di tori che lottano tra di loro. Si bassa quindi nella sala delle bandiere o del matto dove un’installazione suggestiva mette in dialogo il simbolo del lampadario e queste bandiere fittizie; quindi si accede alla grande sala dei timbri con opere in marmo al centro: si tratta di quattro timbri in marmo bianco statuario di Carrara che simboleggiano le quattro religioni più diffuse al mondo – rispettivamente l’Ebraismo, il Cristianesimo, l’Islam e l’Induismo – e un timbro nero, sempre un marmo di Carrara con il toro simbolo dell’artista appunto. Alle pareti il tema centrale delle religioni, in particolare delle 11 più importanti, viene riproposto su grandi tele. Il nostro viaggio si conclude nella sala delle reti ispirato al fatto che “Re e uomini fanno progetti di cui Dio ride”. Si tratta di maglie di tessuto dorato che nascondono figure e l’artista invita chiunque a indossare lo sguardo del matto per guardare il mondo.
a cura di Ilaria Guidantoni