A distanza di 14 mesi dalla prima proposta avanzata nel novembre 2021 per lanciare un’opa sul 100% delle azioni ordinarie e di risparmio del gruppo TIM, con obiettivo il delisting (si veda altro articolo di BeBeez), poi finita in un nulla di fatto, il fondo di private equity americano KKR Infrastructure, già proprietario del 37,5% della rete secondaria di TIM, FiberCop, ha recapitato al Consiglio di amministrazione di TIM un’offerta non vincolante questa volta per una quota della rete di Telecom (si veda qui il comunicato stampa).
L’annuncio ufficiale, pubblicato questa mattina sul sito internet del gruppo tlc, era stato anticipato da rumor diffusi già ieri in serata e riportati da Bloomberg, Reuters e La Repubblica. Più nel dettaglio, l’offerta, si legge nella nota, riguarda “una partecipazione in una costituenda società coincidente con il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa, inclusivo degli asset e attività di FiberCop, nonché della partecipazione in Sparkle (cd. Netco)”. E ancora: “L’offerta non vincolante è riferita a una quota partecipativa da definire, fermo restando che dall’acquisto scaturirebbe la perdita dell’integrazione verticale rispetto a TIM.
Il Consiglio di Amministrazione si riunirà nella giornata di oggi per avviare il processo relativo all’esame dell’offerta non vincolante”
Ricordiamo che nel frattempo è attesa un’offerta non vincolante da parte di Cassa Depositi e Prestiti e Macquarie, che già è socio di CDP in Open Fiber con un 40%, potrebbero presentare un’offerta non vincolante per Netco, la società in cui sarebbe appunto trasferita l’infrastruttura di rete fissa di TIM e che include Sparkle, l’operatore internazionale di telecomunicazioni all’ingrosso interamente di proprietà di TIM, che gestisce cavi in fibra che si estendono per oltre 500 mila chilometri, con una rete sottomarina che trasmette informazioni tra i Paesi dell’Europa, del Mediterraneo e delle Americhe (si veda altro articolo di BeBeez).
La proposta di CDP-Macquarie per NetCo si diceva inizialmente si sarebbe aggirata sui 17-18 miliardi di euro, compresi i 10 miliardi di debito di TIM e 21 mila dipendenti dell’azienda. Nei giorni scorsi si è invece parlato di un valore di 24 miliardi. In ogni caso, però, ricordiamo che nei mesi scorsi Vivendi, socio forte di TIM al 23,5%, aveva fatto capire di avere in mente una valutazione molto più elevata, cioé circa 31 miliardi, sempre compreso il debito.
L’irruzione sulla scena da parte di KKR spariglia quindi le carte al governo, che ha più volte dichiarato di voler mantenere l’infrastruttura di rete sotto controllo pubblico e che ha ovviamente dalla sua parte la leva del Golden power. Ma questo KKR lo sa bene e infatti non ha specificato la quota della rete che vorrebbe acquistare, lasciando aperte tutte le porte. Compresa quella di un’alleanza con altri investitori, ragionevolmente italiani. Si parla in particolare di un possibile prossimo coinvolgimento nell’operazione di Poste e/o di F2i.
Ricordiamo che nella conferenza stampa di fine anno lo scorso 9 dicembre il premier Giorgia Meloni, a una domanda diretta sulla sua posizione in tema di controllo delle reti di telecomunicazione nazionali, ha risposto: “Io le confermo che questo governo si dà l’obiettivo duplice: da una parte, di assumere il controllo della rete per ragioni che abbiamo spiegato tante volte e che mi immagino tutti condividiamo in fondo (una questione strategica) e, dall’altra di, ovviamente, lavorare il più possibile per mantenere i livelli occupazionali. Però queste sono le due grandi questioni che a noi interessano perché tutto il resto lo lasciamo alla dinamica libera del mercato” (si veda qui il video della conferenza stampa).
NetCo ha riportato ricavi totali e ricavi da servizi in calo a fine settembre 2022, rispettivamente a 3,9 miliardi e 3,8 miliardi (rispettivamente -4,8% e -3,8% dai 9 mesi 2021), con un miglioramento nel terzo trimestre (-2,6% e -2,7%, rispettivamente). La riduzione è dovuta principalmente a transazioni one-off contabilizzate nel primo semestre dell’anno scorso che hanno avuto un impatto di circa 3,2 punti percentuali sulla riduzione dei ricavi totali e di 1,7 punti percentuali su quella dei ricavi da servizi. Al 30 settembre, NetCo gestiva 16 milioni di accessi fissi (di cui oltre 71% in tecnologie FTTx) con una quota di mercato dell’82% e una copertura in FTTx superiore al 94% delle linee attive (oltre 57% con velocità superiore a 100 Mbps). Le unità tecniche raggiunte con tecnologia FTTH erano 7,2 milioni, pari a una copertura di circa il 29%, in crescita di 4 punti percentuali rispetto a fine 2021 (si veda qui la presentazione dei risultati dei 9 mesi agli analisti e qui l’intera informativa).
(Articolo modificato alle ore 8.30 del 2 febbraio – si pubblica la notizia della conferma ufficiale dell’offerta non vincolante di KKR)