Dopo aver raggiunto i 509 miliardi di euro nel 2021 (con una crescita del 21% sul 2020), il mercato potenziale del credito di filiera prosegue la sua espansione nel 2022, con una crescita stimata tra il 3 e il 15% per attestarsi su un valore compreso tra 525 e i 585 miliardi di euro. Lo stima l’Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, che ha presentato ieri il suo studio sul settore in occasione del convegno “Il Supply Chain Finance all’epoca dell’inflazione” (si vedano qui il comunicato stampa e qui le slide di presentazione).
Ricordiamo che lo scorso anno era stato stimato per il 2021 un recupero dell’attività di Supply Chain Finance a 457-495 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez), ma la realtà ha poi superato le previsioni. Per contro, per il 2020 era stato stimato un calo a 450-490 miliardi del mercato potenziale della supply chain finance dai 505 miliardi del 2019 e dai 483 miliardi del 2018 (si veda altro articolo di BeBeez). La realtà era poi stata ancora più dura: si era infatti poi assistito a una netta riduzione del mercato potenziale della supply chain finance, con un calo del 3,1% del valore dei crediti commerciali delle imprese italiane, che si era attestato sui 424 miliardi di euro, a causa del blocco per alcuni mesi delle attività produttive, ma anche del calo del numero di imprese oggetto dell’analisi per vari motivi, tra cui i ritardi nella pubblicazione dei bilanci, il calo complessivo dei fatturati (che ha portato molte sotto la soglia di inclusione nel campione) e la liquidazione di alcune di queste.
Tornando alle stime per il 2022, circa un quinto di questo mercato potenziale è già servito da soluzioni di Supply Chain Finance (22-25%), che tutte insieme nel 2022 hanno raggiunto il valore di 130 miliardi di euro. In particolare, il factoring (la cessione di crediti commerciali a operatori specializzati) ha recuperato il terreno perduto nella pandemia crescendo del 5% e arrivando al valore di 60,4 miliardi di euro. Mentre il reverse factoring (la partnership per favorire la cessione delle fatture ai fornitori sfruttando il merito creditizio del cliente) ha superato il picco dell’anno precedente, con un +13% grazie a cui ha raggiunto quota 8,1 miliardi di euro. L’anticipo fatture è cresciuto del +16% e ha toccato i 55 miliardi di euro. Ma c’è stata anche una forte ripresa della carta di credito B2B (carta virtuale che permette flessibilità nei pagamenti tra cliente e il fornitore) che è cresciuta del 19% ed è arrivata a 2,4 miliardi di euro. Infine, il purchase order finance (l’utilizzo di un ordine ricevuto da un cliente con elevato merito creditizio come garanzia per un finanziamento) ha consolidato lo sviluppo con un +2%, toccando 1,03 miliardi di euro. È significativa poi la crescita del confirming (soluzione in cui il debitore cedente rilascia all’operatore finanziario un’autorizzazione al pagamento dei fornitori), che è cresciuto del 38% fino a 1,6 miliardi di euro. Ma anche quella del dynamic discounting (soluzione tecnologica che consente il pagamento anticipato a fronte di uno sconto proporzionale ai giorni di anticipo) a +83%, per 500 milioni di euro di valore. Infine, è migliorato anche l’invoice trading (marketplace per la cessione del credito che consente a terze parti di investire nelle fatture emesse dalle aziende), in crescita del 90% per toccare il picco più alto di sempre, 400 milioni di euro.
Complessivamente, nel 2021 le soluzioni di Supply Chain Finance coprivano il 23% del mercato potenziale, che si è assestato come detto a 509 miliardi di euro. Tutte, ad eccezione dell’invoice Ttrading (0,22 miliardi di euro, -29%), registravano una netta crescita. Il factoring si confermava la soluzione regina (57,4 miliardi, +5%), il reverse factoring (7,2 miliardi, +14%) e il purchase order finance (1 miliardo, +21%) toccavano il loro picco, mentre il dynamic discounting, (0,3 miliardi, +200%) e il confirming (1,2 miliardi, +58%) confermavano gli incrementi percentuali maggiori pur a fronte di volumi ancora limitati. Da notare, la buona ripresa dell’anticipo fattura (47 miliardi, +10%) e una crescita della carta di cedito B2B (2,1 miliardi di euro, +9%).
Federico Caniato, direttore dell’Osservatorio Supply Chain Finance, ha commentato:“In un contesto segnato da un aumento significativo dei costi di acquisto e di produzione oltre che dei tassi di interesse, il Supply Chain Finance si sta affermando sempre più come strumento strategico per le imprese, soprattutto per piccole e medie, per la gestione della liquidità, ma anche per il miglioramento delle prestazioni di sostenibilità e la mitigazione del rischio di filiera. Un’evoluzione resa possibile da un mercato in grande fermento, con un numero elevato di nuove startup, molte collaborazioni/joint venture e un utilizzo sempre più ampio ed estensivo delle piattaforme digitali”.
Antonella Moretto, direttrice dell’Osservatorio Supply Chain Finance, ha aggiunto: “Il mercato italiano del Supply Chain Finance è ripartito, trainato soprattutto dalle soluzioni di filiera e innovative. L’ecosistema sta evolvendo e le piattaforme sono diventate il principale strumento attraverso cui i diversi provider collaborano e creano valore per le imprese e le filiere. La sostenibilità continua a essere una tematica centrale nella costruzione di soluzioni che integrano i criteri ESG e che finanziano attori oltre il primo livello di fornitura”.
Quanto agli sviluppi futuri, l’Osservatorio ha identificato alcuni megatrend per la Supply Chain Finance. In primo luogo quello del cosiddetto SCF platform thinking. Se nella prima fase di digitalizzazione, gli istituti finanziari erogavano soluzioni di SCF attraverso strumenti per la digitalizzazione dei processi, si sta oggi affermando infatti un concetto più ampio che modifica anche l’ecosistema. La piattaforma è un ambiente aperto in cui molteplici istituti finanziari e prestatori di servizi possono offrire soluzioni di SCF, di pagamento, di assicurazione del credito, a una o più aziende che possono gestire con un unico canale tutti questi prodotti. Questo permette una semplificazione della gestione delle soluzioni di SCF per le imprese che adottano diversi servizi integrati.
C’è poi il concetto di Sustainable Supply Chain Finance, in base al quale i fornitori/clienti vengono valutati sulla base delle prestazioni ESG, e in caso di valutazione positiva, possono accedere a condizioni di utilizzo di soluzioni SCF facilitate e migliori. Affinché il SSCF sia efficace, serve una valutazione di sostenibilità certificata e standardizzata, che per ora manca. La nuova direttiva europea (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), dal 2024 imporrà a tutte le grandi imprese e alle PMI quotate di rendicontare le informazioni di sostenibilità, incluse quelle relative alla filiera e potrebbe supportare una migliore valutazione degli attori economici, agendo da volano per il SSCF. L’impatto in termini di sostenibilità però è ancora difficile da misurare, in quanto un eventuale miglioramento delle prestazioni potrebbe derivare anche da altre pratiche di sostenibilità attivate.
Si parla poi di Deep-Tier financing. Le soluzioni tradizionali di SCF non raggiungono i fornitori oltre al primo livello di fornitura, fondamentali per la stabilità e la sostenibilità delle filiere. Per raggiungerli, stanno nascendo soluzioni di Deep Tier Financing, che permettono a un’impresa di fornire supporto finanziario ai fornitori più a monte della filiera. Soluzioni che si possono sposare con l’introduzione dei criteri di sostenibilità, perché una gestione corretta della sostenibilità impone il monitoraggio delle prestazioni anche dei fornitori e i clienti oltre il primo livello di fornitura.
Guadagna terreno anche il concetto di SCF risk management. Nel senso che il SCF si è dimostrato uno strumento per la gestione dei rischi, fornendo capitale circolante, migliorando il flusso di cassa, riducendo i costi e garantendo la salute finanziaria delle filiere. Esistono soluzioni SCF che sfruttano tecnologie avanzate come l’AI per l’identificazione, monitoraggio e gestione dei rischi di filiera, spesso non utilizzate in ottica di risk management, in quanto le imprese non sono spesso consapevoli di queste “funzionalità”. Gestendo i pagamenti e i flussi finanziari, il SCF, supportato da diverse tecnologie, può offrire molte informazioni relative all’esistenza e alla natura dei rischi, e alla metodologia di gestione dei tali.
Infine, in tema di trasparenza e regolamentazione, le nuove regole e linee guida comuni che si stanno definendo per rendere più strutturata e trasparente la contabilizzazione delle soluzioni di SCF aiuteranno le imprese nell’adozione, perché renderanno chiaro l’impatto sulla struttura dei debiti/crediti commerciali e finanziari. Si attende da tempo però l’introduzione del registro del pegno mobiliare non possessorio da parte dell’Agenzia delle Entrate, che sarebbe un volano per l’Inventory Finance. Le regole di utilizzo del registro e la classificazione delle categorie merceologiche sono state pubblicate, ma si attende l’attivazione del registro, che permetterà di rendere opponibile a terzi il titolo del pegno utilizzato come garanzia di un finanziamento, diminuendo così i rischi legati all’operazione.