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Franco Battiato. La realtà non esiste, mostra a cura di Velasco Vitali, sarà allestita fino al 9 luglio 2023 allo Spazio Circolo di Bellano, in provincia di Lecco. L’esposizione di ArchiViVitali presenta una selezione di quindici opere del musicista e artista siciliano Franco Battiato (Catania, 1945 – 2021) e si inserisce nell’ambito delle iniziative di approfondimento sul tema del ritratto nell’arte, promosse dal Comune di Bellano e dell’assessorato alla cultura.
Una mostra a due voci, due artisti in dialogo attraverso il ritratto, l’autore e il curatore.
Bebeez ha avuto il privilegio di una guida singolare in una visita privata,
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Velasco Vitali, Curatore dell’esposizione e artista, oltre che custode e divulgatore dell’opera del padre, Giancarlo Vitali scomparso nel 2018. A Bellano c’è il cuore della sua attività, dove vive e dove si è formato accanto al padre visceralmente legato a questo luogo; anche se la sua vita si divide con Milano dove ha uno studio in condivisione con i figli architetti e Ragusa, il suo altrove, un luogo dell’anima scoperto per caso, per una mostra a Comiso alla fine degli Anni Novanta.
Gli abbiamo chiesto come sia nata questa mostra e ci ha detto che “è stato un bisogno di restituzione verso un artista
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molto generoso che mi ha dato un contributo prezioso, tra l’altro con un suo scritto in occasione di un mio lavoro e ogni volta che ci siamo visti. Lo spunto è stato quasi casuale, il film sul lavoro di Battiato La voce del padrone di Marco Spagnoli e l’impronta del compositore sul suo ampio entourage, uscito a fine 2022, che ho deciso di proiettare in paese. Così è stato in occasione dell’inaugurazione della mostra scelta il 23 marzo – settantottesimo anniversario di nascita di Battiato –al cinema di Bellano. Essendo amico del suo scenografo e architetto, Luca Volpatti, ha che mi ha fatto da traino in quest’avventura e anche con il consenso della famiglia, sono riuscito a raccogliere un numero congruo di quadri per allestire una mostra”.
Al di là della vicenda personale perché una mostra su Battiato? “Perché anche se lui stesso si definiva un analfabeta della pittura, molti lo hanno addirittura scoraggiato in tal senso e la sua arte presenta alcune ingenuità, il genio ha la capacità di essere se stesso qualsiasi cosa tocchi. La pittura è un modo per accedere al suo mondo e completare la visione che aveva della vita con tutta la sua autenticità. Realizzarla a Bellano, un paese in qualche modo di confine, mi ha consentito una certa libertà, la stessa che per Battiato era fondamentale e per ora il pubblico sta rispondendo bene”.
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Com’è nata invece la scelta di essere il curatore al di là del lato affettivo per così dire?
“Per un artista è singolare ma credo che sia importante perché aiuta a mettersi dalla parte del pubblico e a interrogarsi su quanto e come il linguaggio e il messaggio di un artista arrivi al fruitore. In tal senso è un modo per rimettermi in gioco e in discussione – anche nello spirito di Battiato – ed essendo un artista quello che cerco in un curatore è la valorizzazione piena del mio lavoro, le condizioni migliori per potermi esprimere che è quello che ho tentato di fare con La realtà non esiste.”
La mostra
All’ingresso ci accoglie una sorta di scenografia che in qualche modo disorienta il visitatore. C’è solo un punto di osservazione dal quale l’immagine appare coerente con le proporzioni e la prospettiva e questa scelta sottende un gioco. La realtà appunto non esiste ma è tale quale la percezione la restituisce, stando ad una visione filosofica, assecondando la mostra e la pittura come finzione, la virtualità che rende il reale tangibile e allo stesso tempo immaginario. L’opera è di Velasco Vitali, realizzata insieme ai figli ed è un omaggio a un bozzetto a biro blu, in mostra, di Franco Battiato, per la scenografia del II atto della sua opera Gilgamesh. andata in scena all’opera di Roma il 5 giugno del 1992. Il lavoro è un omaggio di libera interpretazione curatoriale al tema paesaggistico dell’opera, un ambiente che rievoca la casa e lo spazio
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sconfinato, forse della città di Uruk, o i resti della capitale dell’impero assiro. Dominato dal blu lapislazzulo, il murale è composto da due tele simmetriche e speculari di misura 10 x 3 metri ciascuna. L’edizione musicale dell’opera Gilgamesh riporta in copertina un dipinto di monaco in preghiera firmato da Süphan Barzani, pseudonimo che Battiato stesso utilizzava per firmare le sue opere. Lo schizzo tracciato a penna blu, gentilmente concesso da Luca Volpatti, è uno dei primi disegni di Franco Battiato, oltre a essere di promemoria e di suggestione per gli allestimenti de “la casa del siciliano” progettati appunto per la scena del secondo atto di Gilgamesh. Al disegno è affiancato un piccolo tappeto persiano sul quale è appoggiato un leggio in legno: pezzi originali utilizzati in scena da Battiato per recitare, accovacciato, il monologo sulla scienza dei suoni. L’esposizione è accompagnata da un catalogo – non ancora pronto – edito da ArchiviVitali con Cinquesensi che comprende, oltre l’approfondimento del curatore Velasco Vitali, un testo di Elisabetta Sgarbi che propone una riflessione sul suo ritratto presente in mostra e un ricordo, in forma aneddotica di Luca Volpatti intorno al dipinto Angelo nell’aria curva. Come tutti i cataloghi delle mostre è in formato quaderno nel quale è raccontato anche l’allestimento. I dipinti presentati nella mostra bellanese – oli su tavola fondo-oro e oli su tela provenienti da collezioni private – restituiscono i volti, quasi in forma di icona, degli amici più stretti del maestro catanese. L’esposizione rappresenta un approfondimento dell’opera di Franco Battiato, fornendo una visione inedita e, ingiustamente, laterale rispetto alla vasta mole di produzione musicale, operistica e cinematografica dell’artista.
L’allestimento consente, pur in modo rigoroso e molto semplice, un’immersione emozionale nell’opera del Cantautore. All’interno del salone che si affaccia su un giardino con opere scultoree di Velasco Vitali che entrano in dialogo con i volti di Battiato, le pareti sono state colorate di un rosso mattone e le pietre a vista su un lato, i soffitti in legno a cassettoni richiamano atmosfere maghrebine e segnatamente marocchine che tanto amava il cantautore. A terra una collezione di tappeti afgani, anatolici e mauritani, in prestito da Altai, un ricercatore con sede a Milano, proprietario delle uniche e ultime collezioni al mondo di tappeti primitivi di origine nomadica. Questi invitano lo spettatore a sedersi, a prendere del tempo e a guardare le opere che sono collocate ad hoc per essere guardate con un baricentro basso.
“La scelta del soggetto, i volti, ha spiegato Velasco, è legata alla preferenza per questo genere di Battiato ma anche allo spirito del luogo essendo mio padre essenzialmente un ritrattista e per questo ho cercato un Focus sul tema nel 2023 come lo scorso anno sul teatro e la finzione.”
La prossima mostra infatti, che dovrebbe aprirsi il 20 luglio e restare aperta fino a novembre, è dedicata a Volti, ritratti italiani del Novecento, a cura di Luca Beatrice, fine ricercatore di opere, una sessantina in questo caso che vanno da Gaetano Previati a Felice Casorati, che Achille Funi fino ad autori contemporanei dello stesso Velasco di cui vedremo un’opera esposta.
Il progetto Vitali però non si ferma qui. Partito dall’esposizione del lavoro di Giancarlo Vitali nel 2017 a Milano in quattro sedi, rispettivamente Palazzo Reale, Castello Sforzesco, Museo della Scienza e della Tecnica e Casa Manzoni, con l’allestimento di una serie di stanze in chiave teatrale a cura di Peter Greenaway per raccontare Giancarlo figlio e nipote della tradizione della borghesia milanese incarnata da Alessandro Manzoni; il lavoro è proseguito – di concerto con le sorelle Paola e Sara – per la realizzazione dell’Archivio vero e proprio. La terza tappa è la prossima realizzazione di un Museo dedicato a Bellano, una Fondazione, con una selezione di un centinaio di opere probabilmente gestita almeno in una prima fase dagli ArchiViVitali.
Chi è Franco Battiato
Conosciuto dal grande pubblico per le canzoni divenute popolarissime e ormai parte del patrimonio culturale comune, è noto anche per i testi “mistici” e poetici delle grandi opere musicali come Genesi o quelle dedicate ai miti della storia da Gilgamesh a Federico II e Telesio.
Inizia a dedicarsi alla pittura all’inizio degli Anni ’90, lavoro al quale si dedicherà per i successivi trent’anni con sempre maggior intensità, firmando le sue opere con lo pseudonimo di Süphan Barzani, firma che spesso anche ometterà, in ragione di un anonimato voluto, soprattutto nei dipinti dedicati agli amici, ai quali ha donato e dedicato molte delle sue opere di ritratto.
Chi è Velasco Vitali
Nato a Bellano nel 1960, il suo inizio è segnato dall’incontro con Giovanni Testori e la mostra Artisti e scrittori, alla Rotonda della Besana di Milano.
Alla fine degli Anni ‘90 è alla Quadriennale di Roma e nel 2004 Electa pubblica Velasco 20. Nel 2005 suo opere entrano nella collezione del MACRO; nel 2007 realizza, con la cura di Danilo Eccher, Immagini, forme e natura delle Alpi e nel 2008 LATO4. Nel 2011 è al Padiglione Italia della Biennale di Venezia e nel 2013 presenta Foresta rossa, 416 città fantasma nel mondo alla Triennale di Milano. Nel febbraio 2015 è alla Berlinale, vincitore del premio FIPRESCI, come produttore de Il gesto delle mani, per la regia di Francesco Clerici.
Nel 2017 cura e progetta, con la collaborazione di Peter Greenaway, la mostra di suo padre Giancarlo Vitali Time out, a Palazzo Reale, Castello Sforzesco, Museo di Storia Naturale e Casa del Manzoni e tra il 2021 e il 2022 collabora con la Fondazione Giovanni Falcone a Palermo per il progetto Spazi Capaci, un intervento monumentale presso l’aula bunker del carcere dell’Ucciardone e altre cinque sedi istituzionali della città.
a cura di Ilaria Guidantoni