Nuovo round con nuovi investitori in arrivo entro fine anno per D-Orbit spa, la scaleup italiana specializzata in space logistics, che un anno fa, vista la turbolenza dei mercati finanziari, aveva cancellato il progetto di business combination con la Spac Usa Breeze Holdings quotata al Nasdaq (si veda altro articolo di BeBeez).
Secondo quanto risulta a BeBeez, infatti, c’è già la manifestazione di interesse scritta a partecipare al round da parte di una società corporate internazionale e di altri investitori internazionali. Il round sarebbe poi l’occasione per la conversione in equity della parte di bond convertendo ancora in circolazione e dei gli strumenti finanziari partecipativi (SFP) emessi tra il 2022 e marzo 2023.
Più nel dettaglio, ricordiamo che nel 2021 D-Orbit aveva emesso bond convertibili per un massimo di 100 milioni di euro, distinti in due diverse classi, in vista di una business combination con una Spac oppure di una operazione di private equity (si veda altro articolo di BeBeez). I bond, a scadenza 30 aprile 2026 e tasso fisso dell’8%, sono poi collocati per 50 milioni sia a investitori già presenti nel capitale della scaleup sia a nuovi investitori. Tra questi United Ventures, M&F Fund, colosso della difesa inglese Cobham (controllato dal 2020 da Advent International) e Asher Aerospace Venture.
Secondo quanto risulta a BeBeez, nel corso del 2022 30 milioni circa dei bond sono poi stati convertiti in SFP, di cui erano state emesse due tipologie: una in contanti, offerta in sottoscrizione sia agli azionisti sia agli obbligazionisti e successivamente a investitori terzi, per un massimo di 49 milioni di euro; e un’altra in natura, offerta soltanto agli obbligazionisti, per un massimo di 57 milioni di euro. Successivamente, lo scorso marzo, sono stati emessi altri SFP per altri 16 milioni (si veda qui il verbale dell’assemblea di delibera di emissione degli SFP 2023 con in allegato i regolamenti dei veri SFP, disponibile agli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data ). Nel complesso a oggi, secondo quanto risulta a BeBeez, sono stati collocati SFP per 60 milioni, di cui però solo 30 milioni hanno rappresentato nuova finanza, mentre gli altri 30 milioni sono come detto risultato della conversione dei bond.
Ora, secondo quanto si legge nel Regolamento dei vari SFP, questi verranno convertiti automaticamente in occasione di un aumento di capitale da almeno 50 milioni di euro oppure nel caso di un evento di liquidità, quindi quotazione in Borsa oppure vendita della società oppure vendita di tutti gli asset oppure, infine, comunque entro il termine di conversione fissato per il 31 dicembre 2023. Il tutto sulla base di una valutazione della società che va a scalare a seconda della data in cui si verificherà o meno l’evento di conversione.
Nel dettaglio, la valutazione era stata fissata al valore più basso tra 450 milioni di euro e “l’80% della valutazione implicita pre-money fully diluted attribuita alla società nell’ambito dell’evento di liquidità o del nuovo aumento di capitale sociale”, se l’evento di liquidità o il nuovo aumento di capitale si fossero verificati entro lo scorso 30 marzo. Il valore di riferimento sarebbe sceso a 400 milioni e poi a 350 milioni se ricapitalizzazione o evento di liquidità si fossero verificati, rispettivamente, tra i primo aprile e il 30 aprile oppure tra il 1° e il 31 maggio. Ora siamo all’ultimo scalino: per il periodo 1° giugno – 31 dicembre 2023, è previsto che la conversione avverrà sulla base del minor valore tra 300 milioni e sempre l’80% del valore pre-money stabilito per l’operazione di aumento di capitale o per l’evento di liquidità. Se entro fine anno, non si riuscisse a concludere alcuna operazione, allora gli SFP si convertiranno automaticamente sulla base del minor valore tra 250 milioni di euro e l’80% del valore pre-money di qualunque aumento di capitale avvenuto nel 2023 (e che evidentemente sia inferiore per valore ai 50 milioni, che avrebbero fatto scattare l’obbligo di conversione). Nel caso in cui non ci sia stato alcun aumento di capitale nel corso del 2023, come è il caso, almeno sinora, allora la valutazione di riferimento sarebbe quella di 250 milioni.
Fondata nel 2011 da Luca Rossettini e Renato Panesi, entrambi ex Santa Clara University ed ex NASA, D-Orbit nell’agosto 2020 aveva ottenuto 15 milioni di euro di finanziamento dalla BEI (si veda altro articolo di BeBeez) e nel marzo 2020 aveva raccolto 2,6 milioni di euro sulla piattaforma di equity crowdfunding dedicata agli HNWI ClubDealOnline. La raccolta era stata effettuata in collaborazione con le strutture di private banking di Banca Sella e Sparkasse (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dicembre 2019 D-Orbit aveva invece chiuso un round guidato da Seraphim Capital, il più grande fondo di venture capital al mondo dedicato agli investimenti in società New Space. Il round, di cui non era stata rivelata l’entità, era stato sottoscritto anche da Noosphere Ventures (il primo investitore americano di D-Orbit), l’allora Invitalia Ventures sgr (oggi CDP Venture Capital sgr), Indaco sgr, Elysia Capital e Nova Capital (si veda altro articolo di BeBeez).
Prima ancora, a dicembre 2015, D-Orbit aveva ricevuto un grant da 2 milioni di euro dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020-Sme Instrument. Il round precedente risaliva all’ottobre 2015, quando la startup aveva raccolto 1,83 milioni di euro emettendo strumenti finanziari partecipativi (si veda altro articolo di BeBeez), di cui 1,3 milioni investiti dal Club degli Investitori, mentre il resto era stato sottoscritto da un gruppo di imprenditori dell’area comasca (per 230 mila euro) e da due fondi già azionisti di D-Orbit, ossia TTVenture (Indaco sgr) e Como Venture, che nel dicembre 2014 avevano sottoscritto un aumento di capitale da 2,2 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Al round del 2015 si era affiancato anche un finanziamento di 1,2 milioni di euro erogato da Unicredit grazie al Fondo Centrale di Garanzia per startup innovative, cosicché D-Orbit aveva potuto raccogliere nel giro di poche settimane risorse per oltre 3 milioni di euro. Prima ancora, a inizio 2014, la startup aveva incassato un grant messo in palio da Caixa Capital e aveva quindi aperto la controllata D-Orbit PT a Lisbona. Nel 2012, sempre TTVenture e Como Venture, insieme a 3LB Seed Capital avevano sottoscritto un round da 1,9 milioni, mentre nel 2011 TTVenture aveva investito 300 mila euro nel primo round seed (si veda Crunchbase).
A oggi la quota principale del capitale della scaleup è in mano a Indaco Venture sgr (18,29%), cui si aggiunge la quota di TT Seed ( 7,54%), sempre gestito da Indaco sgr. seguiti dalle quote in mano al fondo Neva First gestito da Neva sgr, e al fondo Seraphim Space (entrambi con il 10,37%), a Rossettini (7,58%), CDP Venture Capital sgr (6,95%), Panesi (5,93%), Noosphere Ventures (3,47%), cui si aggiungono le quote di vari altri soci di minoranza.
In ogni caso, la scaleup sta facendo faville a livello di business. Le ultime grandi novità su questo fronte le annunciate lo scorso giugno: D-Orbit si è infatti assicurata quattro contratti multimilionari nell’ambito del PNRR per un valore complessivo di 60 milioni di euro. Di questi quattro contratti, due sono relativi a progetti legati al programma di osservazione della Terra Iride e due per i progetti In-orbit servicing e In-orbit Space Lab (si veda qui il comunicato stampa).
Nel dettaglio, Iride è uno dei più grandi programmi spaziali europei per l’osservazione della Terra, avviato dal Governo italiano, che farà leva sulle competenze e sulle responsabilità nazionali con il supporto dell’Agenzia Spaziale Europea (ESE), dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), che gestirà il progetto, e dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Nell’ambito del contratto da 26 milioni di euro, D-Orbit fornirà un satellite SAR (radar ad apertura sintetica) e ne gestirà il segmento operativo di volo per conto dell’utente finale. L’accordo prevede anche un’opzione per un ulteriore satellite SAR, per un valore di 24 milioni di euro. Il sensore SAR sarà implementato da MetaSensing, un’azienda italiana italiana specializzata in tecnologie radar avanzate. Non solo. D-Orbit è anche il primo fornitore per la sezione “Verifica in orbita del collegamento ottico inter-satellitare” del programma Iiride. Per questo contratto da 6 milioni di euro, D-Orbit fornirà il suo veicolo di trasferimento orbitale, ION Satellite Carrier, per testare il collegamento ottico intersatellitare (OISL), una tecnologia di comunicazione laser a bassa potenza e ad alte prestazioni, applicabile ai campi di applicazione del programma IRIDE.
D-Orbit fa anche parte del consorzio di aziende guidato da Thales Alenia Space che ha firmato con l’ASI un contratto da 235 milioni di euro per la prima dimostrazione nazionale di assistenza in orbita.Infine, D-Orbit ha vinto un contratto del valore di circa 4,8 milioni di euro con l’ASI per l’In-Orbit Space Lab, un laboratorio con un segmento spaziale in orbita bassa (Leo) con molteplici asset e applicazioni distribuite tra diverse payload/tecnologie e/o piattaforme orbitanti, e un segmento terrestre situato nel Matera Space Centre.