La scaleup italiana specializzata in space logistics D-Orbit spa e la Spac Breeze Holdings Acquisition Corp. hanno deciso di non portare a compimento il lprogetto di fusione, contrariamente a quanto concordato in precedenza (si veda qui il comunicato stampa). L’aggregazione avrebbe dovuto anche porre le basi per la quotazione successiva della newco lussemburghese D-Orbit sa a Wall Street, destinata a diventare la holding sia di D-Orbit spa sia di Breeze Holdings, emettendo azioni ordinarie da assegnare agli azionisti delle due società in cambio dei rispettivi titoli (si veda altro articolo di BeBeez).
Da quando ha annunciato l’intenzione di fondersi con Breeze a gennaio, D-Orbit è andata avanti con costanza lungo il percorso di crescita e ha lanciato altre tre missioni ION Satellite Carrier (sei attualmente in orbita e tre previste per il resto del 2022), consegnato in orbita più di 80 payload di clienti e annunciato diversi nuovi contratti firmati tra la straordinaria base di clienti di D-Orbit, tra cui il 30% degli operatori satellitari esistenti. La società ha fatto inoltre progressi nell’integrazione dei payload e nell’assemblaggio degli ION in arrivo negli Stati Uniti. Stati Uniti, assicurata anche 11 slot per il lancio su SpaceX e su altri vettori nel 2023. Infine, ha continuato a innovare la sua suite di soluzioni in orbita, tra cui D-Orbit Space Cloud e lo sviluppo delle sue capacità di assistenza in orbita, mettendo l’azienda in grado di cogliere le opportunità di crescita a lungo termine.
Douglas Ramsey, presidente e CEO di Breeze Holdings ha commentato: “Fin dall’inizio dei nostri scambi con D-Orbit, più di un anno fa, abbiamo continuato a credere nella proposta di valore unica dell’azienda e nell’innovazione insita nelle sue soluzioni. Tuttavia, i mercati finanziari sono cambiati in modo sostanziale e riteniamo che l’interruzione del processo di fusione sia a tutela dell’interesse degli azionisti di D-Orbit e di Breeze. Guardando al futuro, rimaniamo concentrati sull’identificazione di un’altra opportunità di creazione di valore per gli azionisti di Breeze”.
Luca Rossettini, CEO di D-Orbit, ha aggiunto: “Nonostante le condizioni di mercato sfavorevoli e la conseguente necessità di risolvere il nostro progetto di fusione con Breeze, rimaniamo incredibilmente fiduciosi sull’attività di D-Orbit e sulla sua continua crescita. Con il nostro impareggiabile vettore satellitare ION come base, e i flussi di reddito diversificati che la nostra linea di business principale già genera, stiamo rendendo D-Orbit come leader globale nel mercato del trasporto orbitale. Solo quest’anno abbiamo completato un numero di missioni superiore a quello dei nostri concorrenti, abbiamo ampliato e diversificato la nostra base di clienti in quattro continenti con un numero ancora maggiore di aziende di prim’ordine che desiderano utilizzare i nostri servizi, ci siamo assicurati 11 slot aggiuntivi con SpaceX e altri fornitori di lanci globali per il 2023 e abbiamo continuato a sviluppare la fase successiva della nostra tecnologia In-Orbit Servicing, che sta generando anche entrate da parte degli early adopters tra gli operatori spaziali istituzionali e commerciali. Inoltre, abbiamo collaudato con successo la nostra infrastruttura cloud spaziale con quasi una dozzina di applicazioni di terzi eseguite sui nostri nodi cloud D-Orbit attualmente in orbita”.
Fondata nel 2011 da Luca Rossettini e Renato Panesi, entrambi ex studenti della Santa Clara University ed ex NASA, D-Orbit nell’agosto 2020 aveva ottenuto 15 milioni di euro di finanziamento dalla BEI (si veda altro articolo di BeBeez) e nel marzo 2020 aveva raccolto 2,6 milioni di euro sulla piattaforma di equity crowdfunding dedicata agli HNWI ClubDealOnline. La raccolta era stata effettuata in collaborazione con le strutture di private banking di Banca Sella e Sparkasse (si veda altro articolo di BeBeez). Nel dicembre 2019 D-Orbit aveva invece chiuso un round guidato da Seraphim Capital, il più grande fondo di venture capital al mondo dedicato agli investimenti in società New Space. Il round, di cui non era stata rivelata l’entità, era stato sottoscritto anche da Noosphere Ventures (il primo investitore americano di D-Orbit), l’allora Invitalia Ventures, Indaco sgr, Elysia Capital e Nova Capital (si veda altro articolo di BeBeez).
Prima ancora, nel dicembre del 2015, D-Orbit aveva ricevuto un grant da 2 milioni di euro dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020-Sme Instrument. Il round precedente risaliva all’ottobre 2015, quando la startup aveva raccolto 1,83 milioni di euro emettendo strumenti finanziari partecipativi (si veda altro articolo di BeBeez), di cui 1,3 milioni investiti dal Club degli Investitori, mentre il resto era stato sottoscritto da un gruppo di imprenditori dell’area comasca (per 230 mila euro) e da due fondi già azionisti di D-Orbit, ossia TTVenture (Indaco sgr) e Como Venture, che nel dicembre 2014 avevano sottoscritto un aumento di capitale da 2,2 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Al round del 2015 si era affiancato anche un finanziamento di 1,2 milioni di euro erogato da Unicredit grazie al Fondo Centrale di Garanzia per startup innovative, cosicché D-Orbit aveva potuto raccogliere nel giro di poche settimane risorse per oltre 3 milioni di euro. Prima ancora, a inizio 2014, la startup aveva incassato un grant messo in palio da Caixa Capital e aveva quindi aperto la controllata D-Orbit PT a Lisbona. Nel 2012, sempre TTVenture e Como Venture, insieme a 3LB Seed Capital avevano sottoscritto un round da 1,9 milioni, mentre nel 2011 TTVenture aveva investito 300 mila euro nel primo round seed (si veda Crunchbase).
Oggi la quota principale del capitale della scaleup è in mano a Indaco Venture (18,79%), cui si aggiunge la quota di TT Seed (7,75%), seguiti dalle quote in mano a Neva First e Seraphim Space (entrambi con il 10,65%), a Rossettini (7,18%), Cdp Venture Capital sgr (7,14%), Panesi (5%), Noosphere Ventures (3,57%), cui si aggiungono le quote di vari altri soci di minoranza.