Si è evoluta nel tempo, diventando sempre più legata ad altri elementi. Gucci ne ha compreso il potenziale. E oggi la mostra di Arianna Lago ribadisce che la moda sta anche nello sguardo dell’osservatore. Si veda qui ArtTribune.
Unica disciplina in grado di generare il tutto e di ridiscutere il nulla, di aprire il dialogo senza ricorrere alla parola, di rendere materici i sogni e trasformarli in realtà tangibili. Stiamo parlando della fotografia, dimostratosi ad oggi il mezzo più efficace nel canalizzare i bisogni del fashion system, in grado di evocare gli immaginari funzionali alla comunicazione di indumenti, accessori e fragranze. Complice e complemento dell’oggetto tangibile destinato alla vendita, la fotografia di moda va oltre il prodotto che ritrae, dipingendo e suggerendo mondi circostanti ad esso.
Dopo l’invenzione del dagherrotipo, perciò già dalla seconda metà dell’Ottocento, il progresso tecnologico ha condotto da un lato al miglioramento delle tecniche di stampa, dall’altro alla produzione di fotografie in serie. Nei primi del Novecento, la diffusione di riviste di moda, a partire da Harper’s Bazaar e Vogue, diventò il canale di sviluppo della fotografia promozionale legata al costume, che prima
sostituì l’illustrazione e poi si fece declinazione della fotografia artistica. Nel tempo il prodotto da pubblicizzare è diventato sempre più marginale, mentre ha acquistato importanza la coerenza concettuale e l’espressione di un mood. Grandi nomi hanno contribuito all’elevazione artistica odierna: Steven Meisel, Terry Richardson, David LaChapelle e Ellen von Unwerth sono soltanto alcuni dei grandi artisti che hanno scattato la storia della moda e ne hanno diretto il corso. Nel mentre, i confini tra moda, arte, cultura e società sfumano scatto dopo scatto, come dimostrano le indimenticabili foto di Oliviero Toscani, pregne di valore antropologico e di denuncia sociale, i potenti ritratti di Annie Leibovitz, capaci di descrivere soggetti celebri con sguardo intimo, e i nudi di Helmut Newton, che fungono da studio sul corpo femminile.
Se moda e fotografia conservano le proprie radici nel gusto estetico, vivono di codici comuni e legami indissolubili: la moda odierna non esisterebbe senza gli scatti che l’hanno plasmata e resa memorabile. Ogni brand comunica attraverso un’accurata produzione di immagini mirate ad evocare un sistema di valori. Tra gli esempi più recenti di foto-dichiarazione applicata alla moda, c’è lo scatto di David Sims “rubato”
dalla campagna High Jewellery di Gucci e raffigurante la famosa modella Daria Werbowy a bordo di una piscina a Los Angeles. La pubblicazione su Instagram è stata possibile grazie al nuovo direttore creativo Sabato de Sarno, e l’immagine trae la sua forza dal minimalismo: il prodotto pubblicizzato, il gioiello, è rappresentato dai grandi orecchini a cerchio (unico accessorio visibile), ma la firma del brand è sottile, segnalata in modo quasi casuale dall’hardware con le G intrecciate sul corpo nudo e rannicchiato della modella. Quale migliore scelta del volto di una leggendaria supermodel dei primi anni Duemila per interpretare questo immaginario che ricorda la semplicità dell’ultimo decennio del secolo scorso? D’altronde, la risposta sui social ha dimostrato, ancora una volta, come la cura dell’immagine attorno al prodotto sia di gran lunga più potente del prodotto stesso. E che tutto il mondo della moda sta aspettando il debutto di Sabato presso la maison fiorentina.