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Vermeer The Greatest Exhibition è un sorprendente film documentario che ripercorre la più grande retrospettiva su Vermeer mai realizzata nella storia e la prima in 200 anni di vita del Rijksmuseum di Amsterdam, realizzata dal museo. Il film – al cinema il 2, 3, 4 ottobre – èprodotto da Phil Grabsky con Exhibition on Screen nel catalogo Nexodigital.it (per la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it e in collaborazione con Abbonamento Musei)- che ha già conquistato il pubblico inglese incassando quasi 2 milioni di dollari al botteghino. Un successo che segue quello della personale perché Vermeer è un artista magico che incanta e del quale si sa molto poco – non essendoci ad esempio né diari né lettere -e offre pertanto molti spunti di ricerca e di approfondimento. L’enorme richiesta da parte del pubblico ha infatti superato qualunque aspettativa con 650.000 biglietti venduti. Del “maestro della luce” sono state esposte 28 delle sue 35 opere conosciute provenienti da paesi di tutto il mondo che arrivano probabilmente a una quarantina in totale, alcune delle quali perdute: Vermeer ha dipinto infatti pochissimo e in modo eccezionale.
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Ogni suo gesto ha un significato e le tecniche avanzate di indagini mostrano la complessità e la stratificazione dei suoi dipinti che sono il frutto della ricerca dell’optimum mostrando molti passaggi e cambiamenti in corso d’opera. Lo stesso artista era molto probabilmente consapevole della sua simbologia articolata e con lo spettatore intrattiene, ora un rapporto di coinvolgimento sfruttando le sue conoscenze e comunque capacità di utilizzare le regole dell’ottica per guidare il nostro sguardo; ora invece lo lascia sbirciare nella scena quasi come un intruso. In quel momento si compie però la magia: la pittura si dissolve e si è immersi nella tela come fosse quasi in una scena cinematografica. Vermeer è in effetti un regista ante litteram che coglie un momento ed uno solo, l’istante e in questa concentrazione ci restituisce la forza della vita.
Questo grazie anche alla sua capacità di utilizzare la luce: nelle sue tele la luce è colore e viceversa, ma è la luce che dirige il colore, che avvolge tutto, basti pensare alla macchia dell’orecchino nella celeberrima La ragazza con l’orecchino di perla che illumina il gioiello in modo singolare.
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Per comprendere la sua pittura è importante conoscere il contesto e alcuni elementi biografici, olandese, di Delft a metà del XVII secolo, un periodo che vede Olanda molto urbanizzata. Nella cittadina vivono 23mila anime di cui 5mila cattolici. Il Paese è tollerante ma questi ultimi non possono lavorare nell’amministrazione pubblica: Vermeer è calvinista ma sposa una cattolica ricca molto legata soprattutto per via materna ai Gesuiti e questo influenzerà l’arte dell’artista. Il padre di Vermeer diventa mercante d’arte e quindi introduce il figlio nel mondo dell’arte, soprattutto a contatto con la pittura italiana che lo influenzerà come ad esempio i pittori veneziani per la luce.
Ora l’arte di Vermeer si rivolge certamente soprattutto a un Paese protestante che non è dedito alla pittura religiosa e, inoltre, essendo una Repubblica non raffigura i reali e i nobili; infine il tema del lavoro è al centro dell’etica protestante segnatamente quella calvinista. Ecco perché la sua arte è rivolta al quotidiano, all’intimità di gesti comuni che assurgono a un incanto come ne La lattaia dove un’umile donna diventa quasi una Madonna laica. E
gli però, come accennato, sente l’influenza dei Gesuiti e, non a caso, cominciando la sua attività pittorica con soggetti storici, religiosi e mitologici su grandi tele, in segno di una spiccata ambizione, dipinge Santa Prassede, santa mai rappresentata nell’arte fiamminga ma cara appunto ai Gesuiti. Inoltre una santa poco conosciuta, dedita alla sepoltura dei martiri e infatti raffigurata accucciata mentre strizza un panno imbevuto di sangue. Quello del pittore è evidentemente uno sguardo molto particolare.
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La città è lo scenario dei dipinti che presentano scene all’aperto come quello noto come La stradina di Delft,: una scena complessa e grande prospettiva e disseminato di puntini bianchi che esprimono il riflesso della luce, passando probabilmente ore e ore a provare la possibilità di ricreare quest’illusione, unica in termini pittorici perché nasce dall’osservazione e non da teorie o imitazione di altri artisti.
Due le opere mitologiche della sua produzione oltre una terza perduta nel XVIII secolo, delle quali particolarmente interessante Diana, tela ispirata al racconto de Le metamorfosi di Ovidio.
Nel 1656 Vermeer ha 24 anni e fino ad allora si è dedicato a grandi rappresentazioni o storiche o di soggetti noti mentre ora si accosta a una scena nella quale si intuisce un atto di prostituzione: un uomo passa una moneta d’oro, che con il suo scintillio concentra lo sguardo dello spettatore nel punto di luce, a una ragazza appoggiandole una mano sul seno. A questo proposito come in un’altra opera l’interpretazione può essere aiutata dal messaggio morale che c’è in tutta l’arte olandese del tempo, sempre molto giudicante.
Anche in un altro dipinto che rientra nella seconda fase della sua pittura, quella intima degli interni, dove è raffigurata soprattutto la figura femminile, c’è un uomo che pare ansioso di versare del vino a una donna seduta nell’atto di bere e dal gioco della luce si intuisce che è mezzogiorno quasi a dire che è troppo presto per bere e non è prudente.
Le scene raccolte del quotidiano intimo sono quelle forse più note e struggenti di Vermeer come Donna che legge una lettera davanti alla finestra, la scoperta degli interni di grande suggestione con lo spettatore che si trova all’interno del quadro.
Quasi tutti i dipinti rivelano la ricerca della perfezione e della cattura del tempo che rende il quotidiano importante dipingendolo come ne La merlettaia, dove lo sguardo del pittore si avvicina a una donna come forse non sarebbe avvenuto nella realtà, sembra a meno di un metro e osserva quello che fa. Crea così un solo focus guidando il nostro sguardo. Una meraviglia dell’ottica. Come ha fatto? Vermeer ossessionato dall’osservazione e probabilmente ha avuto accesso alla camera oscura all’interno della quale al buio ha potuto osservare quello che era messo a fuoco. Ed è importante sapere che i Gesuiti hanno svolte molte ricerche in merito considerando la luce Il riflesso di Dio.
La ragazza con l’orecchino di perla è forse il suo dipinto più noto, così amato forse proprio per la semplicità e per come coglie la luce, con il fondo nero in origine verde scuro, che non distrae lo sguardo dal volto della fanciulla. Una figura idealizzata a cominciare dal copricapo immaginativo. Il rapporto tra i colori, l’ora, il blu e rosa della bocca crea una concentrazione sulla bocca leggermente aperta sulla quale si concentra l’attenzione, fuori dai canoni dell’epoca.
Interessante che Il geografo e L’astronomo del 1668 siano i soli due dei 5 dipinti datati nella sua produzione. Con questi quadri il mondo di fuori attraverso la scienza dalla quale Vermeer era attratto entra dentro e mostra anche l’espansione dell’impero olandese e due soggetti maschili, fatto appunto abbastanza raro in Vermeer. Sono dunque forse stati commissionati.
Il ritorno ai soggetti religiosi completa poi un ciclo come ne La pesatrice di perle, allegoria della fede, secondo quanto scritto da Sant’Ignazio di Loyola.
Vermeer morì nel freddo dicembre del 1675 a corto di denaro e la moglie racconta che morì per questo agitato perché dopo il 1672 l’Olanda era in guerra con tutti i paesi e l’economia collassò. La moglie divenne vedova a soli 44 anni con 8 figli il più piccolo dei quali di un anno e mezzo e con non poche preoccupazioni. Resta un’incredibile bellezza che forse dovette cercare anche il pittore per dedicarsi a un lavoro così minuzioso e contenuto: il piacere della contemplazione.
Chi è Johannes Vermeer (1632-1675), uno dei grandi maestri olandesi, visse e lavorò a Delft. La sua opera è nota soprattutto per le tranquille e introspettive scene d’interni, per l’uso senza precedenti di una luce brillante e colorata e per il suo convincente illusionismo. Tessuti lussuosi e perle rendono i suoi capolavori una festa per gli occhi.