Dopo il via libera del Consiglio di amministrazione di TIM a inizio novembre alla cessione a KKR e ai suoi coinvestitori della NetCo di TIM, cioè la società che deterrà il perimetro gestionale e infrastrutturale della rete fissa di telecomunicazioni attualmente posseduta dal gruppo tlc (si veda altro articolo di BeBeez), nella serata di venerdì 24 novembre TIM ha comunicato i primi dettagli pratici relativi a come avverrà lo scorporo delle attività, in vista del closing della vendita previsto per l’estate 2024 (si veda qui il comunicato stampa)
Il ramo d’azienda verrà conferito al momento del closing in FiberCop, la società in cui nella primavera 221 sono confluite la rete secondaria di TIM (dall’armadio in strada alle abitazioni dei clienti) e la rete in fibra sviluppata da FlashFiber, la joint-venture di TIM (80%) e Fastweb (20%) (si veda altro articolo di BeBeez). KKR Infrastructure aveva allora acquisito il 37,5% di FiberCop da TIM per un controvalore di 1,8 miliardi, sulla base di un enterprise value di circa 7,7 miliardi di euro (equity value 4,7 miliardi di euro); contestualmente Fastweb aveva sottoscritto azioni FiberCop per il 4,5% del capitale della società, mediante conferimento del 20% detenuto in FlashFiber, che era stata quindi incorporata in FiberCop. TIM quindi possiede oggi il 58% di FiberCop.
Il ramo d’azienda NetCo, si legge ancora nella nota diffusa da TIM venerdì, comprenderà l’infrastruttura di rete fissa e gli immobili di pertinenza, di cui avrà in carico la gestione, l’attività wholesale e l’intera partecipazione nella controllata Telenergia. La divisione si compone di oltre 20 mila persone, di cui già oggi oltre 19 mila lavorano in ambito di Wholesale & Network, mentre altre 900 circa confluiscono dalle funzioni staff di TIM. A seguito della nuova organizzazione, la componente servizi del gruppo TIM (ServCo) occuperà al primo dicembre complessivamente circa 16.300 Full Time Equivalent corrispondenti a circa 17.500 persone, e comprenderà per competenza la componente relativa alla rete mobile.
La nota non ha fornito invece dettagli a proposito di come sarà distribuito il debito di TIM, per ripianare il quale il gruppo tlc ha deciso di vendere la NetCo. Ricordiamo, infatti, che a fine settembre il debito finanziario netto di TIM aveva raggiunto i 26,3 miliardi (in crescita di 200 milioni da fine giugno) o 21,2 miliardi after lease (si veda qui la presentazione agli analisti dei risultati dei 9 mesi). Tuttavia già in occasione dell’annuncio del via libera all’operazione con KKR era stato spiegato che la transazione consentirà a TIM di ridurre il proprio indebitamento finanziario di circa 14 miliardi di euro al momento del closing (senza considerare l’impatto degli eventuali aggiustamenti di prezzo e gli eventuali earn-out), cosicché al closing TIM beneficerà di una struttura di capitale solida con un rapporto fra debito netto ed ebitda inferiore a 2 volte (after lease).
L’offerta vincolante di KKR assegna infatti alla NetCo (esclusa Sparkle, per la quale si attende una nuova offerta vincolante di KKR entro il prossio 5 dicembre) un enterprise value di 18,8 miliardi di euro, senza considerare eventuali incrementi di valore derivanti dal potenziale trasferimento di parte del debito a NetCo e da earn-out legati al verificarsi di determinate condizioni che potrebbero aumentare il valore sino a 22 miliardi di euro.
Ricordiamo che L’Abu Dhabi Investment Authority (ADIA), fondo sovrano di Abu Dhabi con 853 miliardi di dollari in gestione, secondo SWFI, si è ialleato con KKR nel coinvestimento nella NetCo che avverr attraverso Optics BidCo, società controllata da KKR e partecipata da Azure Vista, veicolo che fa interamente capo ad ADIA. Quanto al coivolgimento del governo nella partita, ricordiamo che a fine agosto Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giorgia Meloni e del Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha dato il via libera all’ingresso del MEF nel capitale di NetCo, nell’ambito dell’operazione organizzata da KKR, mettendo sul piatto sino a 2,2 miliardi di euro, per una quota quota di NetCo compresa tra il 15 e il 20%, risorse saranno attinte dalla disponibilità del cosiddetto Patrimonio destinato, creato dal decreto legge n.34 del 2020 e pari oggi a 2,525 miliardi (si veda altro articolo d BeBeez). Al termine dell’operazione KKR e ADIA dovrebbero detenere circa il 65% del capitale di NetCo, il MEF appunto il 15-20%, mentre la restante quota potrebbe essere distribuita tra CDP e F2i sgr. A questo proposito Giorgetti aveva detto: “Possibile un coinvolgimento di CDP, tenendo conto di vincoli Antitrust”, riferendosi al fatto che CDP è già azionista di maggioranza di Open Fiber, affiancato da Macquarie.
Sullo sfondo resta lo scontento del colosso media francese Vivendi, primo azionista di TIM con il 23,75%, da sempre contrario alla cessione della NetCo a una cifra inferiore ai 31 miliardi che ritiene congrui (si veda altro articolo di BeBeez). Vivendi ha minacciato una battaglia legale per poter portare a un voto in assemblea, ma al momento sembra tutto in stand-by.