ABK Industrie Ceramiche spa, specializzata nella produzione e commercializzazione di pavimenti e rivestimenti ceramici, di cui dallo scorso ottobre la società di consulenza spagnola Cleon Capital Advisors detiene una partecipazione di minoranza oggi pari, secondo quanto risulta a BeBeez, al 27% (si veda altro articolo di BeBeez), ha annunciato un piano di investimenti da complessivi 30 milioni di euro che si svilupperà nell’arco dei prossimi 18 mesi (si veda qui il comunicato stampa).
Nel dettaglio, il piano prevede che le risorse siano messe a servizio dello sviluppo di tre principali aree: innovazione di prodotto per rafforzare il presidio del mercato di alta gamma, ampliamento degli spazi direzionali e flagship store per consolidare la presenza globale, allargamento dell’organico e attrazione di giovani talenti a supporto della crescita.
Il gruppo avvierà inoltre il progetto “ABK Group Studio”, pensato per venire incontro alle esigenze specifiche dei professionisti della progettazione e dell’architettura: una vera e propria biblioteca del catalogo aziendale, inserito all’interno del primo flagship store, a cui seguiranno altre inaugurazioni strategiche. Il tutto sarà supportato da una piattaforma digitale dedicata. A questo si affiancherà l’apertura di un nuovo hub direzionale a Fiorano Modenese, nel cuore del distretto ceramico emiliano. La struttura comprenderà sia un’area dedicata agli uffici con uno showroom di oltre 3.000 mq al servizio di tutti i brand di gruppo.
L’organico del gruppo sarà poi rafforzato tramite l’inserimento di nuove risorse nella ricerca tecnologica, commerciale e marketing, attraverso iniziative ad hoc per attrarre giovani talenti. Parallelamente, ABK Group continuerà a ricercare acquisizioni strategiche, al fine di cogliere ulteriori opportunità dal mercato su scala globale, con focus particolare su Europa e Stati Uniti.
ABK è stata creata nel 1992 a Finale Emilia (Modena) dai tre soci fondatori Roberto Fabbri (presidente), Andrea Guidorzi e Michelangelo Fortuna, che dopo il recente ingresso di Cleon nel suo capitale hanno perso la maggioranza. L’accordo con Cleon rientra in una partnership avviata dalle due società con l’obiettivo di consentire ad ABK Group di capitalizzare gli investimenti effettuati, accelerando e ampliando le opportunità di crescita con velocità e flessibilità.
Il gruppo è leader nella produzione di rivestimenti in gres porcellanato made in Italy e distribuisce i propri prodotti in più di 100 paesi, conta oltre 600 dipendenti e nel 2022 ha realizzato un fatturato consolidato pari a 233 milioni di euro. Nello steso anno l’ebitda è stato di 15,4 milioni e il debito netto pari a 19,7 milioni (si veda qui il report di Leanus dopo essersi registrati gratuitamente).
Fabbri ha commentato: “La nostra azienda, in questi trent’anni, è sempre cresciuta puntando sull’avanguardia tecnologica e grazie ad acquisizioni selettive, che ci hanno consentito di raggiungere traguardi davvero significativi, ampliando la presenza sul mercato e l’offerta prodotto. Nel particolare momento che sta attraversando il nostro settore siamo convinti che, per proseguire nella crescita, sia necessario continuare ad investire, concentrandoci sui prodotti di fascia alta e sulle possibilità offerte dalle nuove destinazioni d’uso della ceramica che oggi spaziano da quelle tradizionali ad ambiti diversi e sempre più influenzati dalla tecnologia. Lo stanziamento di 30 milioni di euro e la partnership con il fondo Cleon, con cui abbiamo avviato un percorso orientato al lungo termine, ci consentiranno di cogliere le opportunità che il mercato continuerà ad offrire”.
Ricordiamo che negli ultimi 7 anni il gruppo ha investito oltre 100 milioni nello sviluppo di tecnologie produttive all’avanguardia e nel rafforzamento della presenza internazionale con l’acquisizione della francese Desvres e con accordi commerciali negli Stati Uniti. Nel 2019 si era poi parlato anche della possibilità di una business combination tra ABK e Capital For Progress 2 (si veda altro articolo di BeBeez), ipotesi alla fine tramontata dopo che le offerte vincolanti pervenute per rilevare le azioni dei soci che avevano esercitato il diritto di recesso non si erano rivelate sufficienti a ridurre i recessi residui sotto la soglia del 30% del capitale.