Ha chiuso con un ribasso del 4% a 1,7280 euro il titolo Saras ieri a Piazza Affari, dopo l’annuncio domenica 11 febbraio dell’imminente lancio di un’opa totalitaria da parte del conglomerato olandese Vitol, a seguito della sigla di un accordo con gli azionisti di riferimento, cioé la famiglia Moratti (che oggi detiene circa il 40% del capitale), per l’acquisto del 35% del capitale (si veda qui il comunicato stampa). Il prezzo offerto, però, è di 1,75 euro per azione, ben più basso dei 2,2 euro che si attendeva il mercato a seguito di rumor che si erano diffusi nei giorni precedenti, sebbene smentiti dalla stessa Saras (si veda qui il comunicato stampa).
Il corrispettivo valuta il 100% del gruppo energetico 1,7 miliardi di euro e implica un premio del 10% sul prezzo di chiusura di mercato del 6 febbraio ovvero alla data precedente la notizia pubblicata da Bloomberg riguardante una potenziale vendita da parte della famiglia Moratti. Notizia che aveva impresso al titolo uno scatto importante, poi appunto stoppato ieri.
L’obiettivo dell’opa è il delisting delle azioni ordinarie di Saras dalla quotazione e dalle negoziazioni su Euronext Milan, che potrà essere conseguita anche attraverso una fusione in presenza delle relative condizioni.
Nel dettaglio, a siglare l’accordo di vendita a Vitol sono stati Massimo Moratti sapa di Massimo Moratti (con il 20,011% a fine gennaio), Stella Holding spa di Gabriele Moratti (10,005%) e Angel Capital Management spa (10,005%). Quest’ultima (ex Angel Lab) è la holding di investimento di Angelo Moratti, che ha come vocazione investimenti di venture capital e private equity di piccole dimensioni. Ha partecipazioni dirette di venture capital e possiede il 70% di Milano Investment Partners sgr, di cui Angelo Moratti è anche presidente, che nel 2018 ha lanciato il suo primo fondo MIP I con una raccolta di 100 milioni di euro e vocazione europea (si veda altro articolo di BeBeez), che oggi ha interamente investito la propria dotazione. Nel 2021 l’sgr ha poi lanciato il fondo Cliffs, destinato a investimenti nella deep-tech, soprattutto in aziende early-stage e sul mercato statunitense (si veda altro articolo di BeBeez).
Tornando a Saras, con l’obiettivo di evolvere da puro raffinatore di petrolio a player energetico sostenibile, il gruppo ha sviluppato una strategia basata su tre pilastri: garantire la continuità del business Oil & Power, accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili, prepararsi a cogliere le opportunità della transizione energetica (si veda qui la presentazione dello scorso dicembre agli analisti).
Il gruppo ha registrato ricavi in calo nei 9 mesi 2023 a 8,47 miliardi di euro dagli 11,97 miliardi dello stesso periodo del 2022, con un ebitda di 582,9 milioni, a sua volta in callo dagli 1,05 miliardi di un anno prima (si veda qui il comunicato stampa). La variazione negativa, è stato spiegato nella nota diffusa dal gruppo, è da ricondursi prevalentemente al significativo deprezzamento dei principali prodotti petroliferi e alla riduzione del prezzo di vendita dell’energia elettrica rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. Il tutto a fronte di una posizione finanziaria netta positiva per 194,5 milioni di euro da una PFN positiva per 268,6 milioni a fine 2022. Quell’anno si era chiuso con 15,8 miliardi di euro di ricavi e un ebitda di 1,17 miliardi (si veda qui il comunicato stampa di allora).