Nello spazio suggestivo del M.A.C. – Musica Arte Cultura della Fondazione Maimeri a Milano, vicino alla Darsena, zona che ha vissuto un recente risveglio dotata di grande vitalità, la personale dell’artista libanese, naturalizzato milanese, Ali Hassoun. Una mostra monografica per eccellenza, Specchio di Venere, con tutti i quadri che portano lo stesso titolo: gli acquarelli dei bozzetti e le grandi tele ad olio dove l’esplosione dei colori, reso più evidente dal contrasto con il disegno in bianco e nero, che segna anche il dialogo tra i classici della pittura citati e rivisitati e le “donne di Ali”, incontrate nei viaggi come il mondo africano, risaltano nel grande spazio bianco del salone centrale.
La mostra, a cura di Angelo Crespi, in collaborazione con Silvia Basta e Francesca Martire, inaugurata il 23 ottobre – ingresso libero dalle 10 alle 19 – in programma fino al 30 ottobre, è realizzata in collaborazione con Studio Guastalla – Arte moderna e contemporanea (in via Senato 24) dove proseguirà fino al 17 novembre prossimo (dal martedì al sabato dalle 10 alle 13 e il pomeriggio fino alle 19).
La mostra segna uno scatto rispetto alla produzione precedente di Ali, più libera, con una nota naif e un ingresso nel mondo del sogno che sfuma i confini di una dialettica che finora è stata sempre duale, bianco e nero e colorato; occidente e oriente; dimensione tradizionale e ricerca internazionale; pop e aulico, in forme aperte di dialogo.
Secondo il curatore Angelo Crespi fuori da ogni consunta allegoria, più pregnante è cogliere la riflessione sull’arte stessa che fa Ali Hassoun, “un pittore spavaldamente dedito alla figurazione, convinto che la sua modalità predomini sulle altre avanguardie (il pop, la pittura segnica, il fauves, la metafisica…), che il suo stile possa ricomprendere ogni altra divagazione della storia, anzi che non si possa leggere nulla se non sub specie di sé stesso, così che Michelangelo e pure Ambrogio Lorenzetti ridipinti alla fine siano sì riconoscibili, ma come epifenomeni del proprio stile.”
Nell’ultima produzione, questa sensazione si sedimenta, a partire dal tema scelto, riconoscibile nel titolo della mostra “Lo specchio di Venere”, quello appunto delle muse venerate, cioè donne che ispirano il suo lavoro e che vengono venerate nel duplice senso di trasformate nella dea dell’amore e fatte oggetto di devozione. Hassoun però sa perfettamente che, sebbene sia necessario inginocchiarsi davanti alla bellezza assoluta di un modello, bisogna conquistarsi perfino il diritto di prostrarsi, perché la divinità, di solito ascosa, si lascia adorare solo dal fedele che lo merita, la cui tenacia e fedeltà sono provati. Così c’è giusto metus reverentialis di fronte ai grandi con cui si misura e nello stesso tempo fiducia nei propri mezzi espressivi che permettano di ripetere il miracolo della trasposizione della donna dalla mitologia alla realtà e viceversa. L’artista da sempre si fa interprete di culture diverse ma confrontabili, che convivono nello spazio orchestrato delle sue tele coloratissime. D’altronde Ali Hassoun è nato a Sidone nel 1964 e vive in una realtà europea. Nel 1982 si trasferisce in Italia per proseguire gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Nel 1992 si laurea in architettura presso l’università della stessa città. Da anni ormai risiede a Milano e non deve quindi stupire se il tema più evidente fra quelli che emergono nella sua ricerca pittorica è comprensibilmente relativo al viaggio, strumento per esplorare esperienze e visioni eterogenee.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Fondazione Maimeri.
Grazie a Giada Luni
- A. C.
piazza Tito Lucrezio Caro 1, Milano
10-19
Studio Guastalla, Via Senato 24, 20121
Milano, dal 30 ottobre al 17 novembre 2018
Orari dal martedì al sabato 10-13 e 15-19
Festivi esclusi