Un incentivo per chi sceglie la personale dell’artista e più peso alla fotografia
L’era Menegoi porta il focus sull’Italia con l’obiettivo di una panoramica dall’inizio del secolo scorso ad oggi e maggior selettività. Ai galleristi l’indicazione di esporre da tre a sei artisti al massimo privilegiando percorsi tematici, con un incentivo a chi presenta uno stand monografico. Una sessione dedicata alla fotografia e grande attenzione ai nuovi mezzi di espressione. L’ambizione è di un polo italiano non generalista che attragga gli stranieri.
(Fabio Ranzolin, MIO PADRE è SEMPRE STATO UN UOMO SENZA FEDE)
(Jacopo Valentini, vismontium(parmigiano), castelnovonemonti.italia_2017)
Cambio al vertice di ArteFiera, dopo la discussa gestione di Angela Vettese, dove arriva Simone Menegoi incaricato per il triennio. Il cambio di passo di questo veronese, 48 anni, si fa sentire: la selezione delle gallerie è più stretta con la raccomandazione di esporre dai tre ai sei artisti al massimo per chi ha lo spazio più grande, promuovendo esposizioni tematiche, che sembra essere stato apprezzato dai galleristi anche se qualcuno che non ha una collezione si un autore o un segno distintivo, non rinuncia a voler mostrare quanto più possibile. Scongiurato però l’effetto bazar, quest’anno l’allestimento è più arioso, raffinato e fruibile. Si esce meno frastornati. Interessante privilegiare l’aspetto curatoriale. L’incentivo per chi sceglie uno stand monografico ha premiato perché la soluzione è stata scelta da un terzo dei galleristi come la Campaiola di Roma con una bella mostra dedicata a Mario Schifano. Oltre le novità della curatela quelle organizzative e tecniche con l’esperimento della digitalizzazione del catalogo e delle vip card, un’offerta culturale nuova grazie alla firma di accordi di collaborazione con fondazioni e altre realtà cittadine, compresa l’area ristorazione rivisitata. Dal 1^ al 4 febbraio – il 31 gennaio il vernissage ad inviti – i padiglioni di BolognaFiere ospitano la vetrina più longeva delle fiere di arte moderna e contemporanea d’Italia con 141 gallerie divise in due sezioni; la main section con 128 presenze spazierà da tra moderno ed arte post bellica, fino al contemporaneo di ricerca.
(Francesco Pozzato, 1068 A.C _ MIO PADRE)
La sezione fotografica, “Fotografia e immagini in movimento” sarà invece teatro di 18 realtà, di cui 5 gallerie sono presenti in entrambe le aree ed è stata rinnovata aprendola anche al video. La direzione artistica è stata affidata a Fantom, la piattaforma curatoriale nata tra Milano e New York nel 2000 e rappresentata da Selva Barni, Ilaria Speri, Massimo Torrigiani e Francesco Zanot. Una rivoluzione realizzata in appena quattro mesi e mezzo che torna a concentrarsi sull’Italia con l’ambizione di attrarre galleristi stranieri. Una menzione va ai cinque progetti che sono la firma del nuovo direttore a cominciare da quello curato da Davide Ferri, “Solo figura e sfondo”: per la prima nel padiglione 26 le opere dalle collezioni istituzionali, private e pubbliche di Bologna e dell’Emilia-Romagna. Il curatore è partito dai libri, soprattutto quelli legati alla Pianura Padana e non dall’arte per poi farli dialogare. Il secondo progetto, “Oplà. Performing activities” di Silvia Fanti, un programma di performance nei diversi luoghi. D’altronde la performance è nel DNA di Bologna dalla settimana internazionale della performance nel 1977 al teatro di performance degli anni Ottanta alle esperienze multimediali degli anni Novanta e Duemila.
(Silvia Camporesi – SLIDING ROCKS, 2017, Inkjet print cm 40×48)
In collaborazione con la Fondazione Golinelli, il terzo progetto dedicato al ruolo formativo dell’arte per i ragazzi; il quarto progetto è invece un programma di dialoghi e conversazioni affidato alla rivista Flash Art. Infine, il quinto progetto quello che accoglierà i visitatori, “Hic et nunc”, una sala creata dall’artista Flavio Favelli. L’edizione 2019 assegna sei premi. Da segnalare inoltre l’esplosione di eventi Art City, con un centinaio di eventi che animeranno la città fino al 3 febbraio, coordinati da Lorenzo Balbi, direttore del Mambo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Sabato 2 febbraio, infine, la notte bianca dell’arte con musei, palazzi storici e gallerie aperte fino a mezzanotte. Tra le altre novità maggiori collaborazioni con varie realtà quale il Teatro Comunale, l’Università e FICO – Eataly World e, in generale, un rapporto più stretto tessuto con il territorio. Si vede anche in fiera crescere sensibilmente la presenza di Gallerie bolognesi e della Regione. Per i collezionisti, su indicazione dei Galleristi, l’ospitalità anche per il soggiorno, che evidenzia una volontà di collaborazione in termini di marketing tra l’Ente Fiera, le Gallerie e le aziende del territorio. Nell’insieme l’immagine è di un allestimento scenico interessante, con molte opere di valore, anche se forse manca un po’ di spinta creativa artistica, con l’impressione che la fiera sia un po’ già vista ma per ottenere questo cambio di marcia il tema non è la selezione dei galleristi quanto a monte degli artisti, premiando forse nuovi artisti. Ormai, complice probabilmente un mercato che non è dei più vivaci, ci sono opere che si vedono girare da una fiera all’altra.
(Silvia Brunelli, Performance culinaria Urna, 2019)
La sezione fotografica vede Monica De Cardenas (Milano, Zuog e Lugano) con l’assaggio dell’artista tedesco Thomas Struth, classe 1954, uno tra i più quotati fotografi della scena contemporanea (con pezzi fino a 150mila euro). La Galleria Continua di San Gimignano con diverse sedi estere espone Leandro Erlich (foto e installazioni fino a 300mila euro); Ornaghi&Prestinari; Arcangelo Sassolino; Loris Cecchini e Hiroshi Sugimoto.
La Galleria dello Scudo è presente con un dipinto del 1988 di Emilio Vedova e un Afro del 1953. La Repetto Gallery di Londra propone due grandi artisti italiani, Osvaldo Licini e Fausto Melotti. Mazzoleni, con sede a Londra e Torino, presente in entrambe le sezioni ha una selezione di opere di notevole valore fino a 900mila euro. Tega di Milano porta in scena sei artisti: Turcato, Dorazio, Festa, Perilli, Christo e Botero.
(Maurizio Camerani, Furti di paesaggio, performance urbana n62, 1976)
Il Novecento ‘classico’ per così dire è meno presente, come già nelle ultime edizioni, e lo ritroviamo in alcune storiche gallerie come Farsetti di Prato (con sede anche a Cortina) o Conceptual di Milano che sceglie Robert Rauschenberg e la serie Bike e Sand del 1974-’75, opere realizzate con una tecnica che l’artista scoprì mentre lavorava la fotografia. Notò che le garze per pulire le lastre di pietra mantenevano tracce della carta di giornale e con un solvente speciale cominciò a trasferirne le immagini su seta, cotone e chiffon. La Galleria Guastalla di Milano ha accennato al progetto di esposizione probabilmente entro l’anno del gruppo F4, lanciato in autunno a Grand Art a Milano. La scelta di Contini (Venezia e Cortina) è sul fronte della scultura con Manolo Valdès che quest’estate ha esposto a Pietrasanta nel Chiostro di Sant’Agostino e in piazza Duomo e Igor Mitorai.
(Ketty Tagliatti, Vaso urna, 2018)
La fotografia è un elemento di continuità con le edizioni precedenti in quest’ultima rafforzata e riorganizzata in termini di allestimento. Tra le tante proposte “La città radiosa” di Massimo Vitali che vive e lavora a Lucca e la sua Marsiglia, esposto da Mazzoleni (Londra e Torino). La sua scelta sono le grandi dimensioni che in generale sono la scelta di questa edizione dove lo sguardo si posa su gruppi di persone nel cui orizzonte e paesaggio la dimensione architettonica è molto presente. In effetti la Cité radieuse di Le Corbusier a Marsiglia, con la sua idea di città verticale, ha determinato non solo un contenitore ma un contenuto, un modo di vivere la città. Altro progetto singolare quello esposto dalla Galleria Guidi & Schoen di Genova che oltre al raffinato Andrea Chiesi, con le sue foto di interni, sospesi tra l’archeologia industriale e spazi vuoti che sanno di passato e di quinte teatrali, propone Giacomo Costa, fiorentino, con i suoi time scape, opere che paiono fotografie statiche ma in effetti sono immagini realizzate con moltissimi frame che si muovono molto lentamente e si modificano come la realtà, per poi ricominciare e tornare al punto di partenza in una sorta di annullamento del divenire.
In giro per la città, tra le varie iniziative, segnaliamo quella della galleria MLB – che in quest’edizione ha scelto di stare fuori dai padiglioni fieristici che espone in una spettacolare torre nel centro di Bologna, dove ognuno dei sette artisti invitati artista ha a disposizione un piano di un particolarissimo grattacielo medievale trasformato in un rifugio romantico, la Torre Prendiparte, una delle venti torri che rimangono dal periodo di massimo splendore della città, la seconda più alta di Bologna.
Uno spazio di grande suggestione che ha 900 anni, originariamente costruito come rifugio per la potente famiglia Prendiparte, poi seminario e nel Settecento prigione religiosa. Le opere degli artisti saranno allestite ad hoc armonizzandosi con gli spazi della torre, compreso l’accogliente salotto arredato in stile classico, la camera da letto soppalcata, la cucina, l’ex carcere in cui è ancora possibile vedere i graffiti lasciati dai prigionieri sugli antichi muri. Il titolo dell’esposizione è “de-sidera”, dal latino “sete di le stelle”: desiderantes sono tutti coloro che soffrono una mancanza o una nostalgia, quindi “siamo tutti noi per il buio che avvolge il nostro destino”. Il titolo è ispirato a un trattato sull’astronomia scritto da un Giacomo Leopardi sedicenne, uno scrittore molto amato dalla curatrice Maria Livia Brunelli, che ha ideato il progetto grazie alla preziosa collaborazione di Carlo Sala e Sabrina Losenno. Gli artisti hanno interpretato liberamente il tema con riferimenti alla spiritualità, all’ermetismo e all’esoterismo. I primi piani saranno dedicati alla fotografia d’arte con opere inedite e intimistiche di Anna Di Prospero, Silvia Camporesi e Jacopo Valentini, poi salendo si incontreranno i lavori concettuali di Maurizio Camerani, le installazioni dei giovanissimi Francesco Pozzato e Fabio Ranzolin, per arrivare infine a un’urna sospesa a un filo che sarà possibile contemplare per una meditazione solitaria: un’opera intensamente metafisica di Ketty Tagliatti. L’evento è nato da una sinergia virtuosa tra il proprietario della torre, Matteo Giovanardi, e la MLB, associazione non profit con sede a Ferrara e Porto Cervo, da oltre dieci anni attiva a livello nazionale e internazionale per la promozione dei giovani artisti. L’ingresso è riservato e a numero chiuso, con visite guidate gratuite ai sette piani espositivi della torre dalle 10 alle 18 solo su prenotazione e ogni sera sono organizzati aperitivi a tema ispirati alle opere esposte a cura di Silvia Brunelli (a invito), con possibilità di salire anche sulla terrazza panoramica che offre una vista mozzafiato sullo skyline storico di Bologna.
A cura di Giada Luni
BolognaFiere
Piazza della Costituzione
ArteFiera
1-4 febbraio 2019
Orario 11.00-19.00
Gregory Picco
Tel. +39 051 282862
gregory.picco@bolognafiere.it
Grazie all’Ufficio stampa Gregory Picco.