Dal 5 al 7 novembre a Oval Lingotto Fiere di Torino è di scena l’edizione di Artissima 2021, la principale fiera d’arte contemporanea in Italia, curata da Artissima srl, società che afferisce alla Fondazione Torino Musei e diretta da Ilaria Bonaccossi con i curatori Lorenzo Giusti, Ilaria Gianni e Lilou Vidal.
Sin dalla sua fondazione nel 1994, unisce la presenza nel mercato internazionale a una grande attenzione per la sperimentazione e la ricerca: 155 gallerie di 37 paesi diversi, una distribuzione variegata anche sul territorio nazionale, certamente più complessa di quanto visto a Miart, e una grande freschezza: nel grande padiglione arioso del Lingotto, tutti gli stand uguali, una sorta di labirinto in bianco, si respira un’aria da laboratorio dove protagoniste sono assolutamente le opere.
Pur con una certa riduzione in termini di numeri, meno gallerie, meno pubblico, l’aria è frizzante. Al di là di quello che si vede è importante quello che si respira e Torino ha un cuore che batte all’unisono risuonando nelle tante manifestazioni.
In aggiunta all’esposizione fieristica infatti – Main Section, Dialogue/Monologue, New Entries, Art Spaces & Editions – Artissima si compone di tre sezioni artistiche dirette da board di curatori e direttori di musei internazionali, dedicate agli artisti emergenti (Present Future), al disegno (Disegni) e alla riscoperta dei grandi pionieri dell’arte contemporanea (Back to the Future).
Dal 2020 le tre sezioni curate sono ospitate virtualmente sulla piattaforma digitale Artissima XYZ e nel 2021 avranno anche un display fisico condiviso nel padiglione fieristico. Per l’edizione 2021, Present Future, curata da Ilaria Gianni e Fernanda Brenner; Back to the Future, curata da Lorenzo Giusti e Mouna Mekouar, e Disegni, curata da Bettina Steinbrügge e Lilou Vidal, sono on line.
Inoltre, per la ventottesima edizione della fiera, Artissima XYZ ha presentato anche tre mostre fisiche all’Oval, una per ogni sezione, con lavori selezionati per ciascuna delle gallerie partecipanti.
Sostenuta da Fondazione Compagnia di San Paolo, Artissima XYZ nasce in continuità con Artissima Digital, voce della fiera sul web dal 2017. Le sezioni curate vivono in uno spazio digitale cross-mediale capace di andare oltre la classica struttura delle viewing-room e dei cataloghi online, offrendo contenuti freschi ed esperienziali per approfondire il lavoro di tutti i principali attori coinvolti: le gallerie, gli artisti, i curatori.
Tre sezioni, trenta artisti per trenta gallerie, dieci per ogni sezione: ogni team curatoriale – con un costante e stimolante lavoro di ricerca e dialogo con le gallerie – ha selezionato per la propria sezione dieci progetti inediti di altrettanti artisti presentati dalla loro galleria di riferimento, seguendo una precisa visione tematica. Il layout della piattaforma è di immediato approccio e facile navigazione: atterrando su una welcome page si potrà accedere alle tre sezioni all’interno delle quali ogni progetto avrà una propria pagina dedicata, ricca di materiali di varia natura che indagheranno a 360° l’opera e l’artista attraverso diversi percorsi di lettura e fruizione.
Evocando gli assi del sistema di riferimento cartesiano, il nome XYZ richiama l’approccio pluridimensionale e multimediale adottato dalla piattaforma, pensata per restituire l’esperienza fisica attraverso quella virtuale. Il visitatore può così apprezzare il valore dell’opera d’arte non solo vedendola, ma anche ascoltandone la lettura critica e scoprendone la genesi creativa attraverso contenuti fotografici, video, interviste e podcast che vedono protagonisti gli stessi artisti, galleristi e curatori.
Realizzati con l’ausilio di tecnologie di relazione a distanza, alcuni di questi contenuti sono prodotti direttamente dalle gallerie e dagli artisti, mentre altri vedono la curatela editoriale del team di Ordet, composto da Edoardo Bonaspetti, Stefano Cernuschi e Anna Bergamasco.
Da ventuno anni Present Future è la sezione curata che Artissima dedica ai talenti emergenti di massimo 40 anni di età.
Gli artisti sono selezionati in base a progetti presentati dalle gallerie di riferimento oppure da spazi di ricerca e le scelte sono il frutto di un lavoro approfondito di ricerca del team curatoriale composto per il secondo anno da Ilaria Gianni, curatrice indipendente e scrittrice di Roma, e Fernanda Brenner, curatrice indipendente e scrittrice di San Paolo.
Nel 2021 Present Future propone i lavori di 10 artisti, presentati da 10 gallerie (8 straniere, 2 italiane).
Disegni ha inteso invece valorizzare una pratica artistica in grado di catturare l’immediatezza processuale e di pensiero del gesto creativo, vivendo in uno spazio sospeso tra idea e opera finita. Un mezzo espressivo che sta conoscendo una rinnovata popolarità e che si sta progressivamente affermando nel mercato, particolarmente fra i nuovi collezionisti. In quest’ottica, la sezione si costruisce come una vetrina sulle sperimentazioni più radicali legate a questo mezzo espressivo.
In fiera il Progetto Intesa San Paolo con Gallerie d’Italia, una collezione di 35mila opere, per la realizzazione del nuovo museo di Piazza San Carlo, “La vitalità del tempo”, la cui apertura dovrebbe essere a marzo nel 2022 e che rappresenta un omaggio alla città di Torino.
Il nuovo progetto vedrà opere diverse con un’attenzione specifica alla fotografia e al mondo digitale anche se l’esposizione in fiera è il segno del collezionismo del gruppo che ha una specificità torinese con l’Arte Povera, presentando autori come Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Luciano Fabro e Pino Pascali.
Le opere di Alighiero Boetti, acquisizione della donazione della collezione di Luigi e Peppino Agrati, le due opere di Gerhard Richter e un’opera di Naumann rappresentano invece l’apertura internazionale.
La Galleria Monica de Cardenas (Milano, Lugano e Zuoz) ha presentato il progetto realizzato nel corso degli ultimi due anni, ALMOST di Federico Tosi, milanese, classe 1988, una scultura che raffigura un automa invecchiato, privo di ogni funzionalità e limitato nella comunicazione motoria e vocale. Come una moderna Cassandra racconta storie di futuri sconnessi ed epoche passate. I racconti, privi di linearità temporale, sono spesso interrotti da frequenze esterne, suoni e altrettanti lunghi silenzi. L’artista intercetta lo spirito di questi tempi allarmati, parla di una civiltà che si confronta continuamente con crisi climatiche e politiche. La sua produzione analizza e sviscera scenari dove la materia si confonde con incubi, visioni e proiezioni della nostra società in un futuro romantico ma spietato.
I suoi lavori sono noti infatti proprio per i toni provocatori ed enigmatici, dai materiali inconsueti, hanno già fatto scalpore in diverse occasioni: le ossa bovine intagliate in mostra da Almanac a Torino nel 2017; le due cellule cancerogene che si tengono per mano realizzate nel 2014; le carcasse di uccelli in resina colorata (Rotten Bullshit 2014-16); le fauci di uno squalo in marmo (Make New Friends #3, 2012) e la scultura in bronzo di un gatto dal pelo aculeiforme (Untitled Cat, 2018).
Attualmente è in corso Vento Forte, sua mostra personale presso Monica De Cardenas Zuoz, in Svizzera. Il progetto mette in scena, attraverso una serie di circa venti sculture in terracotta, le conseguenze di un evento sconvolgente di natura non precisata. Con una visione apocalittica dai tratti comici, l’artista riflette ancora una volta sulla provvisorietà del nostro presente.
La galleria fiorentina Eduardo Secci ha partecipato come parte della sezione Dialogue/Monologue, presentando un solo show dell’artista multidisciplinare olandese Levi van Veluw che include una selezione di opere che introdurranno alla nuova personale dell’artista, in mostra dal prossimo 19 novembre 2021 presso la sede di Eduardo Secci Firenze. L’installazione immersiva è di grande suggestione ed è noto proprio per questo genere di opere: da alcuni anni, dopo aver approcciato il legno, lavora con la ceramica mescolata a pigmento con un effetto marmorizzato che poi viene cotta. Nella sua arte convergono due dimensioni che siamo abituati a considerare distinte, la scienza e la spiritualità. Queste opere sono come reliquie. Lo stand in blu ha al centro una sorta di totem, un obelisco, opera cinetica, simbolo dell’elemento spirituale che però è caricato come un orologio e in tal senso intercetta il tema della scienza e della tecnologia. La Galleria presenta altre due opere che alludono, rispettivamente, a un rosone, quindi a un simbolo religioso e a un abaco, la prima calcolatrice della storia.
Mazzoleni, con sedi a Torino e Londra, esibisce le opere della pugliese Marinella Senatore Make it Shine, la cui mostra torinese sarà aperta fino al 22 gennaio 2022, che reinterpreta le luminarie della sua tradizione in chiave pop; mentre la Galleria Continua con sede centrale a San Gimignano ha presentato Antony Gormley, Carlos Garaicoa, Hans Op de Beeck, Giovanni Ozzola, Hiroshi Sugimoto, plus many more!
Da Prometeo con sede a Milano e Lucca, interessante il lavoro di Regnia José Golindo, già presentato a Miart a Milano, sulle donne afgane con alcune foto e un video di 18 minuti. Un’antologia preziosa presso la Galleria bolognese Foscherari con Gilberto Zorio, Mario Ceroli, Claudio Parmiggiani e Luigi Mainolfi, una terracotta originale. Nella Galleria milanese Vigato è di scena una personale di Stefano Di Stasio, artista napoletano classe 1948, dal 1950 a Roma, con una pittura dai tratti iper-realistici, tele che inglobano sempre l’artista, con toni che appaiono talora surreale e talvolta vicini al periodo barocco di De Chirico.
La galleria fiorentina Poggiali sceglie una triade ‘di sostanza’, con opere di grandi dimensioni, con il raffinato Claudio Parmiggiani, Kennedy Yanko e il duo Goldshmied&Chiari che presenta dei lavori realizzati ad hoc per la mostra, con due opere, di cui la piccola dimensione potenzia l’intensità. Interessante la presenza iraniana con tre gallerie come la Mohsen di Teheran che presenta tra gli altri i lavori della giovane Samira Hodaei che vive a Berlino e che presenta delle opere realizzate con tovaglie ricoperte di catrame: l’idea è di rievocare la tavola imbandita della tradizione, falciata dal petrolio che ha distrutto il paese dell’infanzia dell’artista, rubandone i ricordi d’infanzia, dopo la Rivoluzione culturale del 1979. Tra le opere impressionante l’installazione con i guanti degli operai che lavorano ai pezzi di petrolio, appesi a un gancio come un animale macellato, metafora del Paese distrutto.
La Galleria bolognese Enrico Astuni presenta in particolare il norvegese che vive e lavora a Berlino, Øystein Assan che lavora sulla memoria collettiva trasformandola, con un gusto estetico di grande equilibrio che associa una dimensione di artigianalità ad una concettuale dalle tematiche impegnative, un po’ in controtendenza con quanto il mercato propone ma proprio per questo originale; e Jonathan Monk, inglese, classe 1969, anch’egli berlinese di adozione che da sempre riflette sul meccanismo dell’arte concettuale e delle relazioni con le pratiche degli anni Sessanta con cui analizza le ragioni che portano un oggetto di uso quotidiano ad essere arte e viceversa: è il caso di una variazione di arance che per colore non rispondono al frutto originario.
Sceglie di tracciare “Il segno del 20° secolo” la Tornabuoni Arte di Firenze con il trittico di Alighiero Boetti, Piero Dorazio ed Emilio Isgrò, confermando sempre una scelta di alto livello. La Galleria Francesco Pantaleone con sede a Palermo e Milano sceglie un singolare dialogo al femminile tra la fotografa Letizia Battaglia e Loredana Longo, residente a Milano, che utilizza i tappeti come tele incidendovi delle parole: frasi di politici occidentali incise con bruciature su tappeti orientali, un’evidente metafora politica e una denuncia sottile, realizzata con un cannello che brucia la superficie tessuta fino ai nodi. L’esposizione accosta i tappeti alle foto dell’artista realizzate la scorsa estate dalla Battaglia.
La Galleria Frittelli dedica l’esposizione alle artiste donne accanto ai lavori di Dadamaino, in mostra a Firenze fino a marzo 2022. Ad Artissima la Galleria ha presentato Paola Mattioli fotografa milanese e Lucia Marcucci tra le fondatrici di Poesia visiva insieme a Ketty La Rocca e legata al territorio fiorentino del Gruppo Settanta, nato a metà degli anni Sessanta e ora sotto l’attenzione internazionale come dimostra la mostra itinerante, attualmente nel nord della Germania, Le amazzoni del Pop, promosso Mamac di Nizza.
Dep Art di Milano sceglie un dialogo a due voci tra l’artista tedesco Imi Knoebel, la cui mostra nella sede milanese è allestita fino a metà gennaio, e Mario Nigro, ritenuto il più grande artista astrattista italiano, che mancava da molto tempo ad Artissima, presente invece sulla scena internazionale come ad Art Basel. A Torino presente con due opere di grande formato della serie più nota degli “Spazi totali”, rispettivamente del 1959 – un raro grande formato con una tempera lucidata di grande minuzia – e un lavoro raro per la delicatezza dei toni dell’azzurro e la raffinatezza della composizione della fine degli anni Sessanta. La Galleria ha voluto riproporre uno dei maestri che con Piero Dorazio rappresentano la corrente dell’Astrattismo in Italia anche se rispetto al primo ha dipinto meno ed è rimasto un autore di nicchia.
La fiorentina Veda espone Zero is my country dell’inglese Dominique White, nata e cresciuta a Londra da famiglia jamaicana, che lavora su una ‘ricerca black’ con temi di forte impatto sociale. La galleria in questa occasione ha scelto di esporre una sola opera con una forte valenza metaforica: una bandiera distrutta, collassata ma simbolo della resilienza allo stesso tempo che evidenzia l’assenza di appartenenza fisica e geopolitica di tutti coloro che provengono da un altrove. L’opera è anche un’allusione al tema del flag-in e flag-out che indica il cambio frequente di bandiera delle navi mercantili per volgere le condizioni di chi lavora a favore del proprietario e talora eliminare la bandiera, cosicché le navi diventano di fatto navi pirata. In questo lavoro è evidente il rimando storico alla tratta dei neri e al perpetuarsi della tratta umana.
Da segnalare tra le altre gallerie Biasutti e Biasutti di Torino con la personale giocosa di Piero Gilardi e Tucci Russo di Torre Pellicce, in provincia di Torino con il progetto “Space Earth” con le opere di Richard Long.
A cura di Ilaria Guidantoni