Si è aperta venerdì 3 novembre e si chiuderà oggi la trentesima edizione di Artissima all’Oval di Torino. La fiera, diretta per il secondo anno da Luigi Fassi è realizzata con il sostegno del main partner Intesa Sanpaolo, mentre la sua organizzazione è curata da Artissima srl, società della Fondazione Torino Musei, costituita nel 2008 per gestire i rapporti artistici e commerciali della fiera. Il marchio di Artissima appartiene a città di Torino, Regione Piemonte e Città Metropolitana di Torino. La trentesima edizione di Artissima viene realizzata attraverso il sostegno dei tre Enti proprietari del marchio, congiuntamente a Fondazione CRT, per il tramite di Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, a Fondazione Compagnia di San Paolo e a Camera di commercio di Torino.
Clicca qui sopra per vedere il video della visita alla mostra
Al centro della manifestazione artistica torinese dedicata al contemporaneo, la numero uno in Italia, sono le relazioni di cura con uno sguardo al futuro, argomento dell’antropologo brasiliano Renzo Taddei, docente presso la Universidade Federal de São Paulo in Brasile, dedicato a formulare un’ipotesi di superamento delle crisi del nostro tempo, prendendo ispirazione dal pensiero indigeno amazzonico che fanno pensare a La condition humaine en partage di Marc Augé.
Panorama ricco, variegato, dal quale si esce un po’ frastornati, che dà il polso del mercato e spesso suggerisce tendenze e nuovi talenti. Il quadro è confortante, vivace e frizzante; si respira un’aria da laboratorio che non è una prova muscolare, non vuole mettere in mostra tutto quello che c’è quanto la ricerca di sondare il terreno, restituendo sia una panoramica del mondo italiano con diverse pennellate internazionale, sia la tendenza del mercato.
Il tema portante poco rispettato, forse un’occasione mancata per dare un fil rouge alla manifestazione e non molti i progetti. Soprattutto le grandi gallerie portano in fiera il proprio mondo, un’opportunità soprattutto per chi da lontano abbraccia con un solo sguardo la costellazione delle realtà più imponenti nazionali.
La distribuzione geografica nazionale vede come quasi sempre una concentrazione delle Gallerie del Nord, con un focus su Torino e Milano, ma anche tutta la Lombardia; presenze venete e bolognesi significative. La Toscana è sempre ben rappresentata con una distribuzione capillare, da Firenze, a Lucca, San Gimignano, Pistoia, Livorno; e naturalmente Roma. Scendendo al sud, a parte Napoli, la presenza diventa più rarefatta. A livello internazionale a Torino si sente la storia e la presenza francese più di altre.
ARTISSIMA 2023, Progetti Speciali
In collaborazione con partner e istituzioni, Artissima presenta, come ogni anno, progetti speciali dal carattere artistico-culturale, in particolare il progetto New Entries BAR a cura di Cripta747, nell’ambito di Identity; un corpus di opere fotografiche di Luca Locatelli nello stand Intesa Sanpaolo; Beyond Production Symposium, terzo episodio della piattaforma concettuale dedicata alle tendenze più innovative dell’arte contemporanea; la nuova edizione di Artissima Junior per i piccoli visitatori della fiera ideata dall’artista Eugenio Tibaldi; le AudioGuide, che accompagnano il visitatore in visita alla fiera; Made In. che in uno stand dedicato presenta le opere prodotte nel corso della prima edizione 2022 del progetto di residenza; l’installazione La Città DinAmica. Inoltre, la fiera presenta un ricco calendario di appuntamenti: il ciclo di talk Il curatore planetario; l’intervista a Renzo Taddei a cura della rivista multimediale Lucy. Sulla cultura e il nuovo podcast di Artissima, Lo stereoscopio dei solitari. Per quanto riguarda le AudioGuide, collegandosi sulla piattaforma artissima.art con il proprio smartphone, il visitatore può iniziare il percorso in fiera secondo la narrazione proposta dalla viva voce dei mediatori professionisti di Arteco.
Sono previsti cinque percorsi in lingua italiana e uno in lingua inglese, affiancati da una trascrizione con traduzione. Il progetto, promosso da Lauretana, rientra negli sviluppi di Artissima Digital powered by Fondazione Compagnia di San Paolo.
New Entries BAR for Identity è un concept speciale a cura di Cripta747 che affianca alle funzioni tipiche di un vero e proprio bar – inteso come punto di ritrovo, presidio sociale e collettivo – la produzione di contenuti ad hoc in uno spazio espositivo all’interno del padiglione per accogliere opere e produzioni delle più interessanti gallerie nazionali e internazionali emergenti che partecipano per la prima volta alla fiera in New Entries, la sezione loro dedicata.
Con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, Artissima ha dato il via a Identity, un percorso triennale di valorizzazione dei tratti identitari della fiera che a ogni edizione offrirà focus progettuali di approfondimento per mettere in luce le linee strategiche che in 30 anni di storia hanno contribuito all’attuale posizionamento della manifestazione nel mondo dell’arte.
L’edizione 2023 si focalizza proprio sulla capacità di scouting internazionale di Artissima, tratto chiave del suo progetto scientifico da sempre attento a valorizzare gallerie di giovane generazione che scelgono la fiera per la forte relazionalità che si crea con collezionisti, curatori e pubblico, omaggiando la sezione New Entries con New Entries BAR e con un fondo a sostegno di tre gallerie partecipanti all’edizione nella sezione, che mira a innescare incontri e scambi tra il pubblico, gli artisti e le gallerie della sezione e prende la forma di un chiosco bar, allestito all’interno della fiera, capace di generare le dinamiche tipiche dello spazio pubblico e l’atmosfera vivace di una piazza aperta, accogliente e interattiva. Sarà anche il punto di distribuzione del New Entries Magazine, progetto editoriale che ricalca in modo scanzonato l’idea del quotidiano e che ospiterà interviste, racconti e inserti con immagini per avvicinare ulteriormente il visitatore ai dibattiti messi in luce grazie alle produzioni emergenti della sezione. L’idea “prende spunto dalle teorie di R. Oldenburg sul third place: in contrasto con il primo luogo (la casa) e il secondo luogo (il lavoro), il terzo luogo, lo spazio pubblico, l’area neutra in cui le persone possono incontrarsi, riunirsi e interagire semplicemente per il piacere di farlo”, in completa libertà. Qui il drink menu sarà a cura del nuovo partner spirits della fiera, Chinati Vergano, che, in collaborazione con Fischio Roma, proporrà un’offerta concepita ad hoc per il progetto Intesa Sanpaolo.
Intesa Sanpaolo, main partner della fiera, presenta nel proprio spazio espositivo all’Oval un corpus di opere fotografiche di Luca Locatelli, nell’ambito della mostra Luca Locatelli. The Circle. Soluzioni per un futuro possibile, in corso alle Gallerie d’Italia a Torino fino al 18 febbraio 2024. L’esposizione offre un viaggio nell’Europa della sperimentazione e dell’avanzamento industriale sostenibile attraverso esperienze reali di Nature Based Solutions ed è stata realizzata con il supporto specialistico di Ellen MacArthur Foundation e in collaborazione con Fondazione Compagnia di San Paolo e Fondazione Cariplo.
Beyond Production Symposium
Una piattaforma concettuale realizzata da Artissima e Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT nel 2021 per promuovere, a ogni edizione, una nuova riflessione sulle diverse tendenze più innovative dell’arte contemporanea con l’obiettivo di indagare come queste si relazionano con il mercato dell’arte, la produzione delle opere, la ricerca degli artisti e il ruolo delle gallerie. Giunto al suo terzo volume, nel 2023 Beyond Production conferma la curatela di Ilaria Bonacossa, Direttrice del Museo Nazionale dell’Arte Digitale – MNAD di Milano, e propone Symposium, una riflessione approfondita sul rapporto tra le nuove tecnologie, l’arte e la società che si tradurrà in un ciclo di studi presso le OGR Torino. Il focus su tre punti di vista differenti sulle nuove tecnologie e nuovi mondi – quello degli artisti e addetti del mondo dell’arte, quello dei tecnici e quello di coloro che si occupano degli aspetti legali ed etici – con un simposio, aperto al pubblico, che mira alla valorizzazione e alla riflessione del percorso svolto finora all’interno della piattaforma Beyond Production. Dopo aver dato una visione critica del fenomeno NFT nel 2021 e del Metaverso nel 2022, anche quest’anno viene introdotto un ingrediente identitario: il coinvolgimento dell’Intelligenza Artificiale nella restituzione dei contenuti del simposio. Alia, un’entità artificiale sviluppata dal dipartimento Deep Learning e Big Data di Alkemy Spa, società partner del progetto, affianca i mediatori del simposio nella rielaborazione dei contenuti emersi come una redazione live “smart” durante il talk di restituzione; con l’obiettivo di affrontare la domanda che anima il dibattito contemporaneo: l’AI è un alleato, un sostituto o un nemico?
Artissima Junior
Artissima e Juventus continuano a dialogare e propongono un inedito episodio del format, iniziativa speciale della fiera interamente dedicata ai bambini tra i 6 e gli 11 anni, nata nel 2018. BE NET è il progetto ideato dall’artista tutor Eugenio Tibaldi di Alba, classe 1977, che, attraverso un parallelismo tra forme animali che vivono le profondità marine e quelli che abitano il cielo, porta con un gesto poetico, estetico e concettuale i piccoli partecipanti a prendere coscienza della loro natura di essere umani come speciale, in quanto capace attraverso sogni, creatività, visioni, evoluzioni scientifiche e tecnologiche di provare emozioni ed empatia verso “l’altro” annullando i confini e vivere il mare e il cielo, anche se fisicamente costretta a restare sulla terra. “BE NET”, titolo dalla doppia traduzione, “essere Rete” ma anche “essere netto”, richiama il concetto di trasformazione, crescita e collettività perché in entrambe le sue accezioni si rintraccia, alla base, uno slancio che va oltre alla volontà e si insinua nello spazio del divenire. Il seminario mira ad attivare un processo di relazione e interazione che porta a ragionare in primo luogo sulla stessa fisicità e sull’importanza di percepire empatia verso l’altro. Il processo creativo che porta alla produzione di un’opera corale fa comprendere ai partecipanti il valore della relazione e della comunità, la capacità di valorizzare i singoli contributi nell’equilibrio inatteso del gioco di squadra.
Made In
È un progetto di residenza ideato e realizzato da Artissima con il sostegno di Camera di commercio di Torino, nato nel 2022 dal desiderio di attivare un dialogo tra l’arte contemporanea e il florido tessuto aziendale torinese. Partendo dall’idea che il know how aziendale e i processi produttivi specializzati possano costituire una risorsa per la produzione dell’opera d’arte da parte dell’artista, MADE IN consente a quattro giovani artisti di vivere in quattro aziende del territorio, assimilando e incorporando all’interno della propria ricerca il sapere tecnologico e operativo con cui sono entrati in contatto. La prima edizione ha visto quattro giovani artisti selezionati attraverso bando dialogare con le aziende partner Carioca, Mattioli, Pattern Group e Prima Industrie con la curatela di Sonia Belfiore, founder di Ultravioletto Arte + Impresa e avere l’opportunità di entrare in dialogo con quattro importanti gallerie di Torino. Le opere frutto di questo primo percorso saranno presentate in uno stand in fiera dedicato dagli artisti abbinati con una galleria madrina torinese, rispettivamente Mara Callegaro, abbinata a Carioca e alla galleria Norma Mangione; Daniele Di Girolamo, abbinato a Pattern Group e alla galleria Franco Noero; Andrea Di Lorenzo, abbinato a Prima Industrie e alla galleria Peola Simondi; e Nicola Ghirardelli, abbinato a Mattioli e a Mazzoleni, con sede anche a Londra.
LaCittaDinAmica
All’ingresso del padiglione, il pubblico è accolto dall’installazione omonima, nata dal dialogo con Jacopo Foggini e l’azienda Dott.Gallina. Dopo essere stato presentato a Milano nella sua prima versione progettuale “Acrilyc Skyline”, il variopinto intreccio di pannelli arriva ad Artissima diventando LaCittaDinAmica in una metamorfosi che ne cambia il volto ma non l’essenza. I pannelli sono tagliati e inclinati, in un’allegoria di plasticità verso il cambiamento, ridisposti secondo uno schema labirintico raccolto su sé stesso. Un racconto che continua sulla balconata della Vip Lounge, arricchita da un concept d’arredo firmato Edra che propone una selezione ad hoc della sua collezione rafforzando il suo legame con l’arte.
Appuntamenti da non perdere
Il curatore planetario by CURA. promosso da Jaguar. Partendo da una riflessione sul tema dell’edizione di Artissima 2023, Relations of Care, CURA magazine presenta un ciclo di incontri, concepito come un unico flusso di pensiero e di confronto sul tema della cura appunto in cui una rosa di pensatori, tra cui l’antropologo brasiliano Renzo Taddei, insieme ad artisti e curatori, sono invitati a prendere parte al dialogo.
Il nuovo podcast Lo stereoscopio dei solitari
In occasione della trentesima edizione, su artissima.art e sulle principali piattaforme audio digitali è disponibile questo nuovo podcast prodotto da Artissima in collaborazione con Il Giornale dell’Arte. Dodici autori d’eccezione si alternano ai microfoni per dare voce ad altrettante storie di vite che si intrecciano con il mondo dell’arte, accompagnando il pubblico in ascolto fino a novembre 2024. Galleristi, drammaturghi, performer, scrittori e musicisti condivideranno l’attrazione per la creazione artistica disegnando liberamente la propria narrazione nata da urgenze interiori, fascinazioni e ricerche personali. Come nel principio delle immagini stereoscopiche – e nella suggestione del titolo che richiama il romanzo di J. Rodolfo Wilcock, edito da Adelphi – le voci evocano la tridimensionalità delle storie narrate, dando forma attraverso la parola alla singolarità di ciascuna di esse.
Sette sono come tradizione le sezioni, di cui tre curate, rispettivamente Main Sections che raccoglie 98 gallerie fra le più rappresentative del panorama artistico mondiale. New Entries è riservata alle gallerie emergenti, quest’anno 17 di cui 13 straniere. Monologue/Dialogue è dedicata alle gallerie emergenti o sperimentali con progetti monografici (38 di cui 24 straniere). Infine Art Spaces & Editions con gallerie specializzate in multipli, librerie, spazi non profit (9 espositori). Tre appunto le sezioni curate: Disegni a cura di Irina Zucca Alessandrelli, Present/Future a cura di Maurin Dietrich e Saim Dermircan, e Back to the future, con Dafne Ayas e Francesco Manacorda, che fa il suo ritorno a Torino dopo essere stato direttore di Artissima nel triennio 2010-2012 (fu lui a introdurre questa sezione nel palinsesto della fiera).
Artissima non vive solo all’Oval e sono tre le iniziative speciali che coinvolgono la città. Alle Gallerie d’Italia “La condizione umana”, una rassegna di film e video d’artista a cura di Jacopo Crivetti Visconti, critico d’arte e curatore indipendente; “Dove finiscono le tracce” è invece il titolo della mostra diffusa in luoghi “iconici”, con opere della collezione della Fondazione Crt per l’Arte moderna e contemporanea (da pochi mesi guidata da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo). Ci sono opere di Francesco Gennari nel cortile di Palazzo Perrone di San Martino, Peter Friedl nella corte medioevale di Palazzo Madama, Cally Spooner nel portico d’ingresso del Museo del Risorgimento in piazza Carlo Alberto, William Kentridge nel foyer del Teatro Carignano e Simon Sterling nella sala del Caminetto del Teatro Regio. La terza iniziativa speciale si chiama “Perché non Lilloni?”: nel salone delle feste dell’albergo Principi di Piemonte, Massimo Minini, gallerista bresciano che celebra quest’anno il mezzo secolo di attività, proponendo un percorso espositivo dedicato a Umberto Lilloni, artista scomparso nel 1980.
Nella sezione principale, Galleria Tornabuoni presenta un’antologia di Carla Accardi, Alberto Biasi, Alighiero Boetti, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi, Enrico Castellani, Dadamaino, Piero Dorazio, Lucio Fontana, Emilio Isgrò, Felice Limosani, mostrando la corposità del suo mondo. Anche la Galleria Continua di San Gimignano ha scelto un’antologia dei suoi artisti, Yoan Capote, Loris Cecchini, Chen Zhen, Leandro Erlich, Shilpa Gupta, JR, Upta Eva Jospin, Rudi Ninov, Hans Op De Beeck, Ornaghi&Prestinari, Giovanni Ozzola, Michelangelo Pistoletto, Arcangelo Sassolino, Kiki Smith, Marta Spagnoli Pascale, Marthine Tayou. Un’antologia ampia anche per la torinese Franco Noero con gli artisti Anna Boghiguian, Pablo Bronstein, Jason Dodge, Sam Falls, Martino Gamper, Gabriel Kuri, Jim Lambie, Jac Leirner, Robert Mapplethorpe, Henrik Olesen, Gabriel Sierra, Hassan Sharif, Simon Starling, Francesco Vezzoli.
La Galleria Mazzoleni con la mostra Agostino Bonalumi: il Teatro delle Forze, torna a dedicare, nel decimo anno della scomparsa (1935-2013), una grande retrospettiva al maestro, inaugurata in occasione della Fiera. La mostra, a cura di Marco Scotini, intende focalizzarsi su una delle stagioni più felici dell’attività creativa di Bonalumi dalla fine degli anni Sessanta fino agli anni Settanta. Attraverso una ricca selezione di opere plastiche di grandi dimensioni, l’esposizione presenta anche una serie di documenti e bozzetti grafici originali grazie alla collaborazione con l’Archivio Bonalumi di Milano, la Fondazione Cini di Venezia e a prestiti dell’Archivio Storico del Teatro dell’Opera di Roma. Fino al 30 novembre anche la sede londinese ospita una mostra, dedicata a d maestro, The Paradox of Proximity: Agostino Bonalumi and Lee Seung Jio, che offre un ricco confronto con le opere dell’artista coreano.
La Galleria fiorentina Frittelli arte contemporanea dedica il proprio stand a Paolo Masi con un’esposizione concepita in continuità con la mostra Paolo Masi in Florence. Opere degli anni Ottanta, curata da Fabio Cavallucci negli spazi della galleria per il novantesimo compleanno dell’artista, che presentava una selezione di grandi dipinti esposti per la prima volta nel 1985, in occasione di una mostra-tributo nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio a Firenze.
Negli anni Ottanta, tra l’affermarsi di una nuova pittura che recupera con spregiudicatezza la tradizione, aprendo il dibattito sulla modernità e la consapevolezza dell’inattuabilità della rivoluzione culturale inseguita nei due decenni precedenti, Masi riscopre “il piacere della pittura”. Queste opere, meditative e silenziose, realizzate principalmente con gocciolature di colore su carta o su tela, combinano il richiamo alla natura intesa come incertezza, casualità, imponderabilità, imprevedibilità della mano, con il presente tecnologico dei pixel e dei fasci di elettroni degli schermi televisivi. Il 1985 vede anche la conclusione dell’esperienza di Zona, organizzazione e spazio culturale non-profit nato nel 1974, fondata e gestita da artisti e operatori culturali, tra cui Paolo Masi insieme a Maurizio e Massimo Nannucci, Giuseppe Chiari, Andrea Granchi, Mario Mariotti, Albert Mayr, Alberto Moretti e Gianni Pettena.
Una parte dello stand è dedicata alle ricerche su segno e materia che Masi ha presentato a Zona, vero e proprio laboratorio di ricerca e informazione, che per undici anni ha svolto un ruolo fondamentale di apertura e collegamento della città di Firenze con la scena artistica internazionale.
z2o Sara Zanin, di Roma, presenta un’antologia degli artisti con i quali lavora e il Catalogo Michele Tocca. Repoussoir, a cura di Elena Volpato, progetto vincitore del PAC2021 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Il catalogo racconta una mostra, nata dalla volontà della GAM di Torino di acquisire un gruppo di opere di Michele Tocca (Subiaco, 1983), pittore capace di porsi all’osservazione del mondo con l’immediatezza del candore di uno sguardo che sa vedere tutto come fosse la prima volta, pur coltivando una profonda conoscenza dei meccanismi della visione, delle strutture di pensiero e delle eredità che l’arte ci tramanda. Il termine Repoussoir, titolo di un’opera in mostra, appartiene alla storia della pittura di paesaggio. Indica un elemento posto in primo piano con lo scopo di costituire un ostacolo, una cornice, una quinta all’aperta visione. È un ostacolo che rilancia in profondità lo sguardo, determinando la traiettoria verso il fulcro visivo del dipinto. La serie delle sue Giacche da pioggia del pittore, ad esempio, poste ad asciugare dopo una giornata di pittura all’aperto, rappresentano niente più che semplici accessori, eppure sono autoritratti, dipinti dagli elementi atmosferici, dalle gocce di pioggia, non meno che dalle inevitabili macchioline di colore ad olio cadute durante il lavoro.
Nella Sezione Monologue/Dialogue la Galleria piacentina UNA partecipa con un Booth al femminile, un dialogo tra due artiste che condividono un interesse comune per la rappresentazione del corpo, innescando una riflessione sull’identità personale e collettiva. Andreia Santana crea opere in vetro iridescente e cotta di maglia, che ricordano fossili di animali impressi sul fondo del mare solidificato dai millenni, ma la loro iridescenza suggerisce una provenienza diversa, come corpi ibridi e quasi alieni. Il vetro stesso ha una natura ambigua: pur sembrando solido è in realtà un fluido, e il suo stato è instabile. Altrettanto mutevole è l’identità di queste creature opaline, che sfuggono alle categorizzazioni binarie con cui siamo abituati a nominare il mondo. Queste forme scultoree assumono qualità astratte, ripetute e distorte all’interno di armature biomorfe, suggerendo un’esperienza del corpo che è sempre più legata e influenzata dalla dimensione politica e sociale. I soggetti delle opere di Sofie Tobiášová raccolgono un’infinita collezione di elementi e situazioni tratte dal vissuto dell’artista, visti attraverso le lenti del sogno e dell’immaginazione. I suoi personaggi, spesso autoritratti, si stagliano su sfondi surreali e notturni, aprendo a narrazioni e storie parallele. “Mi interessa il lato strano, ha dichiarato l’artista, misterioso della vita quotidiana. Ho un rapporto fisico, viscerale con i miei dipinti, attraverso i quali mostro il mio lato più intimo.” Nella sua pratica, l’artista sviluppa un’attenzione particolare per la rappresentazione del sé e la riflessione sulla propria identità di donna e di artista (molti dei soggetti delle sue opere sono autoritratti), in un tentativo di ridefinire se stessa, la femminilità e la sua rappresentazione nella storia dell’arte.
Tra le New Entries la Galleria romana di via Giulia Eugenia Delfini
che ha compiuto un anno il 19 ottobre scorso con uno stand dedicato a Nicolò Degiorgi, artista nato a Bolzano, classe1985. La mostra installazione – il testo critico di presentazione è di Sara Dolfi Agostini, curatrice di arte contemporanea, scrittrice e docente italoamericana di base a Napoli e Malta – indaga da una parte la bellezza effimera dei paesaggi montani che tracciano il nostro confine geologico con il resto dell’Europa e dall’altra apre una riflessione sulla presenza dell’esercito dentro e fuori la società civile. Esposti una serie di lavori fotografici sollevano riflessioni sulla crisi migratoria in Europa e sulle difficoltà dell’Unione Europea nel predisporre politiche comunitarie. Degiorgis affronta l’idea dell’altro, del diverso e dello straniero focalizzandosi sui temi come il senso di appartenenza, il concetto di confine e di distanza. Il suo lavoro, composto da libri, fotografie, collage, video, mappe, documenti e installazioni, traccia concettualmente i territori e le comunità in cui vive. La mostra in galleria E se l’orizzonte non fosse il confine? è un tentativo di offrire una riflessione artistica sul tema della migrazione e presenta una serie di lavori a lungo termine che Degiorgis ha sviluppato negli ultimi anni sulle identità deterritorializzate, i corpi in transizione e le soggettività che fuggono, transitano e si ibridano sui confini. in mostra, una serie di lavori fotografici sollevano riflessioni sulla crisi migratoria in Europa e sulle difficoltà dell’Unione Europea nel predisporre politiche comunitarie. Nella sua pratica, particolare attenzione viene data alle persone soggette a regime carcerario e a quelle in condizione migratoria. L’artista dirige Rorhof, casa editrice indipendente che opera come cooperativa incentrata sulla solidarietà e la sostenibilità e insegna all’Istituto Penitenziario di Bolzano e alla Fondazione Modena Arti Visive.
Altra presenza nuova la Galleria Me Vannucci di Pistoia che espone
Michelangelo Consani e Giovanni Termini, galleria nella prima cintura della periferia di Pistoia in un ex stabilimento industriale, fa centro sul tema e conquista la Main Section come New Entry.
Debutto anche per la torinese Fuocherello– dedicata all’arte contemporanea e in particolar modo ai linguaggi della scultura – che ha sede all’interno della Fonderia artistica de Carli, a Volvera e che ha presentato opere inedite di Andrea di Lorenzo e Giulia Poppi con un progetto espositivo che mette in relazione lavori inediti dei due artisti. Nonostante le notevoli differenze nei registri stilistici dei due artisti, la pratica di entrambi contiene spunti e tematiche prese da elementi industriali ed attrezzature provenienti da pratiche di lavoro artigianali contaminati e intrecciati ad elementi organici e naturali, a partire ad esempio dall’utilizzazione di vernice da auto per le opere, stabilendo così un legame stretto con la città. Le opere di Giulia Poppi emanano un magnetismo tattile che spesso suscita nell’osservatore un’empatia fisica, portandolo a riconsiderare la propria percezione dello spazio circostante. Le sue forme scultoree si estendono spesso oltre i limiti fisici dell’oggetto in sé, come accade anche in WEICHWEICHWEISSWEICH del 2023. Queste sculture si formano tra le violente pressioni dell’acqua e di quintali di marmo nel loro ciclo di utilizzo in cava dove l’artista le recupera. In contrasto con la loro natura violenta e testimone di profonde modificazioni e cicatrici paesaggistiche pur essendo in ferro appaiono forme leggere, morbide e famigliari. La loro cromia oltre ad essere un rimando esplicito all’industria automobilistica, così rilevante nel contesto di Torino città e della realtà industriale culla della galleria, confonde l’intero processo rubando la livrea ai coleotteri. Il lavoro di Andrea di Lorenzo è caratterizzato da una modularità inarrestabile. I corpi delle sue sculture e le loro forme risultano essere solitamente transitorie, bloccate solo momentaneamente in uno stato temporaneo e in continua evoluzione. Spesso rappresenta elementi naturali come rami, semi o frutti in una fase iniziale di sviluppo, ricreati in alluminio o acciaio inossidabile. Queste sculture sono poi installate con morsetti o tubi che si integrano nell’architettura con naturalezza distintiva. Il suo lavoro si caratterizza per contrasti: unione di elementi naturali e industriali, organismi effimeri e manufatti in metallo duraturi, allestimenti e composizioni con linee e geometrie precise realizzate con oggetti dall’aspetto irregolare.
Prosegue invece in galleria fino al 15 novembre 2023 la collettiva Cowboy Crudo a cura di Miral Rivalta che presenta opere realizzate durante la residenza estiva “Staffetta” dagli artisti Francesco Bendini, Lorena Bucur, Andrea Di Lorenzo e Francesco Ibba.
a cura di Ilaria Guidantoni
Video a cura di Giuseppe Joh Capozzolo