Il BIT, manifestazione annuale milanese, richiamo internazionale, sempre molto vivace, nel Padiglione italiano ha mostrato un Paese in fermento, con la risorsa turismo che si conferma come una grande locomotiva economica con una domanda culturale in crescita e una richiesta soprattutto di esperienze, di percorsi emozionali che intrecciano settori diversi, Arte e cultura, enogastronomia, natura e sport. L’idea è infatti di vivere a 360 gradi un territorio e in tal senso le Regioni e le Province ma anche i singoli Comuni si stanno attrezzando. Emerge chiaramente che il prodotto da solo non basta e ai servizi occorre aggiungere anche una narrazione, una prospettiva diversa. I viaggiatori vogliono l’unicità, desiderano essere sorpresi.
L’enogastronomia, fil rouge dell’Alto Piemonte, dà sapore all’arte
La prima tappa è nell’Italia del Nord-Ovest in Piemonte e in particolare nel territorio che comprende Novara, Vercelli, Biella e Varallo, territori meno noti del Capoluogo, del percorso classico dei borghi del vino come Alba e le Langhe o dell’area della montagna, con una buona potenzialità. Territorio molto diversificato attrae una richiesta che cerca arte e cultura ma anche percorsi naturali in particolare legati al ciclismo, mentre l’enogastronomia fa da filo conduttore. Nello specifico, per quanto concerne Novara il territorio dell’Alto Piemonte è focalizzato sulla figura dell’architetto Antonelli non solo per la Mole simbolo della città quanto per l’eredità disseminata nei nove comuni del Novarese e a tal fine sono allo studio dei percorsi tematici.
Vercelli, Biella e il Monferrato sono città del vino 2024 mentre Varallo ha come richiamo il Sacro Monte, Patrimonio Unesco. Inoltre Biella e la Valsesia intendono valorizzare le strade storiche di montagna e anche i borghi del vino. Importante e in crescita la domanda di turismo naturale, in particolare cicloturismo, che si coniuga con la visita dei luoghi storici.
Il crogiuolo del multiculturalismo fa centro a Gorizia
Andando nel Nord-Est, in Friuli-Venezia Giulia, è la multiculturalità la risorsa e la specificità da valorizzare che oggi attrae il viaggiatore anche per l’attualità del dialogo tra i popoli. In tal senso si può leggere la nomina di Gorizia 2025 insieme con Nova Gorica a capitali della cultura, città divise solo dalla Piazza Transalpina e simbolo di un meticciato storico. I programmi che si stanno mettendo a punto vanno in questa direzione e sfruttano la ‘facilità’ di una piccola Regione che consente in un solo giorno di passare dalla montagna, il Tarvisio o le Dolomiti di Pordenone al mare che sia il golfo roccioso di Trieste o la spiaggia di Lignano Sabbia d’Oro. La domanda è certamente focalizzata sull’eccellenza e la particolarità dell’enogastronomia con i Vini Bianchi del Collio e la viticoltura eroica della zona di Trieste, basti pensare che il territorio raccoglie oltre 20 presidii Slow Food. Anche la ricerca di cultura è in crescita accanto al turismo congressuale e attività sportive. La Regione sta facendo un lavoro di attrattività nella realizzazione di Mostre importanti come la personale di Antonio Ligabue a Palazzo Revoltella a Trieste, prorogata fino a giugno, alla quale si affiancherà a primavera quella del fotografo Sebastiao Salgado e in contemporanea Vincent Van Gogh. L’apertura recente del Museo del Fumetto a Gorizia sta creando attenzione insieme anche alla manifestazione consolidata letteraria “Pordenone Legge”, che conferma l’attenzione locale per la lettura e la letteratura.
La ricerca di identità di un centro decentrato premia Le Marche
Il Centro d’Italia, in gran parte monopolizzato dalla Toscana e da Roma, quando dalla piccola e nota Umbria e dalla vivace Bologna, ha assistito alla grande riscoperta della Regione adriatica della Marche che vede nel 2024 Pesaro Capitale della Cultura, un’occasione importante che gli operatori del settore si augurano sarà colta appieno, creando una rete nella Regione ed evitando di privilegiare il percorso legato esclusivamente a Gioacchino Rossini. Abbiamo incontrato il sindaco Massimo Olivetti e l’assessore al Turismo Simona Romagnoli del Comune di Senigallia. Ci hanno confermato la crescita turistica degli ultimi anni e quanto un’identità articolata riscoperta stia premiando il territorio anche in relazione all’eccellenza del valore enogastronomico, tanto che Senigallia per le dimensioni urbane è un caso unico, avendo ristoranti stellati e una piccola costellazione di punti di grande livello.
Quest’attrazione dev’essere però supportata da un’offerta variegata che possa “trattenere” il turista oltre una notte e in tal senso il Comune ha promosso la mostra dedicata alla pittrice Sandy Skoglund, fino a giugno e ospiterà il trentesimo raduno Harley Davidson tra il 6 e il 9 giugno. Oggi esiste una maggiore consapevolezza anche locale sull’importanza di una politica di buon vicinato e sulla necessità di offrire un servizio completo per cui ad esempio anche il turista che sceglie il mare vuole viverlo non solo come svago e ambiente naturale.
La crescita della Puglia che punta all’esperienza del cittadino temporaneo
Un trend di crescita importante quello della Puglia che supera i 16 milioni di presenze e i dati in certe aree continuano la loro ascesa. Questo a dispetto della campagna di comunicazione che si era diffusa, sottolineando i prezzi alti. In realtà la Regione offre luoghi esclusivi ma anche condizioni per un turista medio-spendente.
È questo il tono dell’assessore alla Cultura, Turismo, Attività Produttive, nonché vicesindaco del Comune di Mola, in provincia di Bari, Angelo Rotolo che annuncia come la Puglia non sia più ricercata solo per il mare quant’anche per l’entroterra e sempre più la domanda è di vivere un’esperienza. Questa richiesta spinge a una proposta culturale articolata come la riscoperta delle vie dei pellegrinaggi, al Via Francigena, e percorsi eno-gastronomici che si radichino nella tradizione e non semplicemente nella scoperta del mangiar bene. Forse questo desiderio di vivere il territorio in modo emozionale è all’origine dell’enorme richiesta dei matrimoni nelle Masserie, un percorso destagionalizzato. L’obiettivo è quello di “offrire un’ospitalità che accolga il turista come un cittadino temporaneo” e questo è possibile solo a partire dalla soddisfazione dei cittadini. La Regione ad oggi presenta una grande ricchezza e diversificazione che ha portato a una mappa interessante di festival culturali consolidati. Un dato per tutti è che Bari è diventata una delle città europee più visitate proprio per un’offerta culturale di ampio respiro.
Verso le Isole, non solo mare
La Sicilia Occidentale, con i suoi cinque territori, rispettivamente Agrigento e la Valle dei Templi, le Madonie, le isole, la Sicilia Centrale e la zona di Trapani, costituisce un’area variegata dove la scelta è “la scommessa di vivere il territorio a tutto tondo, offrendo soprattutto percorsi esperienziali che leghino il luogo a percorsi di degustazione e benessere alla cultura in un unicum”, ha raccontato a BeBeez l’assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Trapani, Rosalia D’Alì, sottolineando “come ancora purtroppo in questa parte della Sicilia il turismo è molto stagionale e focalizzato sul mare, mentre quando riesce a vivere appieno la città e i territori spesso torna, magari anche con investimenti immobiliari. Questo è il risultato più interessante sia dal punto di vista della ricaduta economica sia culturale dell’apporto. Alla Bit la promozione si è giocata su due livelli, rispettivamente, percorsi culturali e legati allo stile di vivere mediterraneo, dalla tavola al benessere, in questo caso ad esempio impiegando la risorsa sale e aprendo il mondo culturale delle Saline del Trapanese, e i teatri all’aperto con una stagione che si aprirà ad aprile”. Nella provincia di Trapani in tal senso l’offerta è importante con Gibellina dove vi sono il Cretto Burri e il Baglio Case Di Stefano (sede delle Orestiadi); Segesta e il Parco Archeologico; e il Luglio Musicale con Villa Margherita a Trapani, architettura Liberty, dove si trova il Teatro Giuseppe Di Stefano, con la 76° edizione di una stagione rivolta prevalentemente alla Lirica.
La Sardegna e il fascino dell’antichità millenaria
Una storia lunga 7mila anni quella proposta dalla Fondazione Monte Prama della Penisola Sinis che, nata nel 2021, con il 2022 diventata operativa, mira a valorizzare il patrimonio archeologico, oggetto di rinnovato interesse negli ultimi anni. Alla Bit abbiamo incontrato la Fondazione, partecipata dalla Regione Sardegna, il Ministero della Cultura, il Comune di Cabras e l’Arcidiocesi di Oristano, ha in seno il Museo Cabras, dove opera, il Parco Archeologico naturale del Sinis che ancora non è costituito come ente parco, la città di Tharros, fondata dai Cartaginesi e poi divenuta città romana, con la Chiesa di San Giovanni Sinis e la Torre spagnola. Il Museo Civico di Cabras in particolare custodisce i cosiddetti Giganti, scoperti 50 anni fa, recentemente in mostra a New York. Tra l’altro è stato riaperto l’ipogeo di una chiesetta campestre intitolata a San Salvatore, che è stata anche una prigione. Nell’antichità luogo di culto riservato all’acqua e in epoca romana decorata con iscrizione a carboncino tuttora visibili. La Fondazione ha una missione di tutela e di sviluppo turistico della zona con alcune iniziative singolari come l’apertura da Pasqua a ottobre del Tharros Ristobar nel quale si può cenare tra le rovine e tra ‘i due mari’ del Golfo di Oristano e gestisce il Sito Monte Prama dove sono stati ritrovate le statue dei Giganti e dove tuttora sono in corso lavori di scavo.
a cura di Mila Fiorentini