Penso che a molti sia capitato di avere un amico non musicista, che si siede al pianoforte ed accenna, in modo un po’ confuso ma comunque accettabile, una canzone o un’aria d’opera. E’ un dilettante ed un certo diletto lo procura indubbiamente a sé stesso ed anche agli altri. Ma se, invece di pasticciare tra le note, si pasticcia con la salute pubblica, ecco che il diletto scompare, sostituito da sgomento precursore della paura.
E’ quanto sta accadendo in Italia, con annunci di provvedimenti, provvedimenti, negazione dei provvedimenti e così via.
Non molto tempo fa il premier Conte aveva annunciato un suo proponimento di dimezzare la quarantena (ricordiamoci che il sostantivo richiama il numero 40) portandola da 14 a 7 giorni. Nell’udire tale proponimento, che, indubbiamente, presentava vantaggi per la collettività, mi sono chiesto come il premier avrebbe notificato il provvedimento al virus che avrebbe così visto dimezzato il suo periodo di incubazione. Al virus doveva esser reso noto che o si manifestava nell’infetto entro 7 giorni, o era contra legem, con tutte le conseguenze del caso. Io certo non avevo la più pallida idea di come portare l’informazione al suddetto, ma il premier, certamente, dato l’alto ruolo che ricopre, sì, altrimenti come avrebbe potuto affacciare una simile proposta? E la conferma è infatti da poco arrivata: la “quarantena” (sempre 40) è ridotta a 10 giorni, non più a 7. E’ chiaro che questo è il risultato di estenuanti trattative condotte con successo dal nostro premier.
Si è invece prorogato a fine gennaio lo stato di emergenza, onde poter assumere decisioni rapide ed efficaci. Tra queste, l’obbligo di usare, ovunque e comunque, su tutto il territorio nazionale, la mascherina e la chiusura dei locali pubblici, bar e ristoranti, alle ore 23,00 (o 24,00, non è molto chiaro). Insomma chi beve una birretta al bar alle 21,15 non corre rischio di contagio – c’è evidentemente accordo in tal senso con il virus -, chi invece se la beve alle 0,15 il rischio lo corre. Boh!
Ma occorrevano davvero i poteri straordinari che conferisce lo stato d’emergenza per assumere decisioni di tale banalità? O lo stato di emergenza è piuttosto un pretesto per meglio avvitare i governanti alle loro poltrone impedendo che la volontà popolare possa scalfire il loro potere?
Questa domanda che rivolgo a me stesso è, ovviamente, senza risposta, così come senza risposta da parte mia è l’altra, ancor più pressante, che io, e come me, penso tutti, ci poniamo: cosa fare? Io certo non lo so ma a me, comune cittadino, non compete saperlo. Ad altri, che in qualche modo hanno preso la barra del timone in mano, invece compete, e se non hanno, com’è anche normale, cognizioni ed esperienza, a loro tocca fare scelte per munirsi di opportuna consulenza, ottenuta la quale tirare dritto senza ondeggiamenti che danneggiano la comunità e le fanno perdere la già traballante fiducia nella Istituzioni.
di Filippo Zigante
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Violinista, compositore, direttore d’orchestra napoletano, ha svolto intensa attività direttoriale in Italia e all’estero sia nel repertorio sinfonico che in quello operistico. In Italia ha diretto al teatro San Carlo di Napoli (del quale è stato anche direttore artistico per dieci anni), alla Rai di Napoli, Roma, Milano, Torino, al Teatro Regio di Torino, al Teatro Carlo Felice di Genova,Teatro Sferisterio di Macerata, al Festival dei due mondi di Spoleto, al Teatro Petruzzelli di Bari, al Teatro Politeama di Lecce, al Teatro Pergolesi di Jesi, al Teatro Comunale di Piacenza,alla Sinfonica Siciliana di Palermo. All’estero ha toccato podi importanti in Austria, Germania, Francia, Spagna, Svezia, Polonia, Romania, Bulgaria, Repubblica Macedone, Usa, Colombia, Perù, Brasile, Repubblica Dominicana, Corea del Sud, Giappone (Orchard Hall di Bunkamura). È autore di musica da camera, sinfonica e teatrale, con esecuzioni in Italia e all’estero. É stato direttore del Conservatorio di musica di Potenza, Avellino e San Pietro a Majella di Napoli. É stato direttore artistico dei Teatri G.B. Pergolesi di Jesi, e del Teatro di San Carlo di Napoli, dell’orchestra sinfonica regionale del Friuli Venezia Giulia, dell’Opera di Lecce, dell’orchestra di Lanciano, e direttore artistico de “I Solisti di Napoli”.