Un film di Teona Strugar Mitevska (a dx sopra) con Zorica Nusheva, Labina Mitevska che BeBeez ha avuto l’opportunità di vedere in anteprima stampa al cinema Anteo di Milano il novembre scorso, nella sale cinematografiche dal 12 dicembre prossimo.
Dio è una donna e si chiama Petrunya sarà in anteprima al Torino Film Festival – dove la regista sarà anche in giuria e le verrà dedicata una retrospettiva completa – è una produzione dle 2019 che vede il concorso di Macedonia, Francia, Belgio, Slovenia e Croazia. Film rivelazione dell’ultimo Festival di Berlino, Dio è una donna e si chiama Petrunya – durata film 100 min – film dai tempi dilatati, non lento, affresco di una società misera, ai margini che non rinuncia a combattere, forse anche per la gioia di un momento di gloria e di protagonismo in un’esistenza grigia e marginale. Una vicenda apparentemente assurda e minimale che solleva una grande questione, che è uno dei temi della civiltà occidentale: il patriarcato ha sostituito l’originario matriarcato con l’affermazione delle religioni monoteiste che immaginano comunque Dio, soprattutto quella cristiana, declinata al maschile. Così anche la chiesa e a scendere l’intera società. La vicenda vede protagonista una ragazza figlia unica, decisamente sovrappeso, disoccupata, senza relazioni affettiva, studentessa modello, laureata in storia sulla rivoluzione cinese e l’integrazione del comunismo nelle società protagoniste. L’incontro è con una giornalista, dal grande entusiasmo, forse un po’ ingenua, che si innamora della battagli anella quale probabilmente si vede riflessa e si chiede se Dio non sia per caso donna e non si chiami proprio Petrunya come la protagonista, le parole con le quali conclude il suo reportage su una storia a lieto fine; senza consolazione.
Capace di unire impegno e ironia in una storia al femminile dalla forza dirompente, il film è un grido di libertà contro ogni pregiudizio, già accolto con entusiasmo da pubblico e critica a Berlino e destinato a diventare un caso anche in Italia. Film difficile, non accattivante, profondo nella sua semplicità, deve trovare un pubblico.
Disillusa dalla vita e senza un lavoro, la giovane Petrunya si ritrova per caso nel mezzo di un’affollata cerimonia religiosa riservata agli uomini: una croce di legno viene lanciata nel fiume e chi la recupera avrà un anno di felicità e prosperità. Con aria di sfida, anche Petrunya si getta in acqua, riuscendo a prendere la croce per prima, nello scandalo generale: mai a una donna era stato permesso di partecipare all’evento e tanto meno di vincere. Tutto il paese sembra unito nel chiederle di restituire la croce, con le buone o con le cattive, ma Petrunya è decisa a non arrendersi e a tenerla con sé a ogni costo…
Ispirato a un evento realmente accaduto, il film consacra la regista come una delle voci femminili più originali del cinema di oggi, oltre ad essere tra i tre finalisti del prestigioso Premio LUX del Parlamento Europeo che sarà assegnato il 27 novembre.
Il film ha atmosfere livide, inquadrature originali, ma estetizzanti, e mette in luce un mondo scomodo, fatto di frustrazioni e piccole rivalse.
Teona Mitevska ha sottolineato come il lancio della croce in acqua è una tradizione tipica dei paesi ortodossi e si svolge il 19 gennaio di ogni anno. Nel 2014 a Štip, in Macedonia, è stata una donna a recuperarla e il suo gesto è stato considerato oltraggioso dalla comunità locale e dalle autorità religiose, non essendo di fatto permesso alle donne di partecipare al rituale. Questo è l’evento realmente accaduto che ci ha fornito lo spunto per il film. In molti mi chiedono se è un film femminista, ma ogni film con un personaggio femminile fuori dagli schemi e dai ruoli consueti è un film femminista. È difficile per me anche immaginare di essere una donna e non essere femminista, non fare propri cioè dei principi necessari di giustizia e uguaglianza. Petrunya è un simbolo di modernità che si oppone a ben due poteri consolidati, la Chiesa e lo Stato. È un personaggio che cambia nel corso del film ed è la sua sete di giustizia a farle mettere da parte l’umiltà iniziale e trasformarla in ciò che realmente è: una donna consapevole dei propri diritti che incarna la forza del cambiamento.
Teona Strugar Mitevska, regista e sceneggiatrice, è nata a Skopje, in Macedonia del Nord, da una famiglia di artisti; inizia a lavorare nello spettacolo come attrice fin da bambina. Dopo gli studi di grafica e pittura,ottiene un Master in Fine Arts alla Tisch School of Arts di New York. Il suo primo cortometraggio,Veta,viene premiato al Festival di Berlino nel 2002, mentre il suo esordio nel lungometraggio, How I Killeda Saint (Kako ubiv svetec, 2004) è in concorso al Festival di Rotterdam. Il film è anche il primo prodotto dalla “Sistersand Brother Mitevski”, la casa di produzione che Teona fonda insieme alla sorella Labina (che in Petrunya interpreta anche il ruolo della giornalista televisiva) e al fratello Vuk, scenografo. Oltre a tutti i film della regista, la compagnia ha coprodotto negli ultimi anni titoli acclamati in tutto il mondo come Siera nevada di Cristi Puiu e L’albero dei frutti selvatici di Nuri Bilge Ceylan.Nel 2007 Teona firmaI Amfrom Titov Veles(Jas sum od Titov Veles), che ottiene il Premio speciale della giuria al Festival di Sarajevo e viene selezionato a Toronto,Berlino (Panorama) e Cannes (nella sezione indipendente ACID). Anche The Woman Who Brushed Off Her Tears è presentato nel 2012 con successo al Festival di Berlino, nella sezione Panorama, mentre l’anno successivo la regista gira Teresa and I, un documentario su Madre Teresa che ne ripercorre vita e opere attraverso il punto di vista di una donna di oggi. Dopo When the Day Had No Name (2017), ancora in concorso a Berlino nella sezione Panorama,Dio è donna e si chiama Petrunya è il primo film di Teona che entra nel concorso principale del festival, ricevendo un’accoglienza entusiastica da parte di pubblico e critica e ottenendo il Guild Film Prize assegnato dai cinema tedeschi e il Premio della Giuria Ecumenica. Teona Mitevska vive attualmente a Bruxelles, con suo figlio Kaeliok.
Zorica Nusheva Petrunya nata a Delčevo, nella Macedonia del Nord, si appassiona al teatro fin da giovanissima. Nel 2007 si diploma alla Scuola d’Arte Drammatica di Skopje, specializzandosi fin da subito in ruoli comici. Oggi è una delle più conosciute attrici comiche macedoni e Dio è donna e si chiama Petrunya rappresenta il suo sensazionale debutto sul grande schermo, osannato dai critici di tutto il mondo.“La cosa più importante per Teona era l’autenticità, l’immediatezza e la spontaneità”, ha dichiarato parlando del suo ruolo.“In questo senso, sono molto consapevole degli stereotipi che circolano nelle piccole città, dove sono cresciuta anch’io, e so cosa vuol dire essere poveri e vivere con i genitori. Quando c’è da prendere una decisione, spesso le donne neanche hanno diritto a un’opinione. Da piccola non capisci certi meccanismi,che diventano quasi inconsci,ma quello è il posto nel tuo cuore dove puoi riscoprire la ribelle che è in te e riuscire a connetterti con Petrunya”.
a cura di Ilaria Guidantoni