Dopo il doc Messi. Storia di un campione e il film Cobra non è, sono disponibili nel catalogo Prime Video, altri due film distribuiti da 102 Distribution (la comunicazione è sempre di REGGI&SPIZZICHINO Communication), Il più grande sogno e Chapter 27.
Il più grande sogno, in bilico tra il dramma e la commedia, racconta il sogno sociale di un ex carcerato in una periferia romana disgraziata, La Rustica, a ridosso della Roma-L’Aquila. Segna l’esordio nel lungometraggio di Michele Vannucci, interpretato da Mirko Frezza che recita con il suo nome; Alessandro Borghi, che conferma la propria statura; Vittorio Viviani, attore di teatro di lungo corso e grande versatilità, con la capacità di diventare maschera sarcastica di un universo disperato; Milena Mancini, Ivana Lotito, Ginevra De Carolis e Crystel Frezza. Il film, prodotto da Kino Produzioni in collaborazione con Laser Film, della durata di 97’, presentato al Festival di Venezia 2016 nella sezione Orizzonti, ha vinto il 3 Future Award alla serata dei David Di Donatello 2017 e al regista ha ottenuto la nomination ai David di Donatello come Miglior Regista Esordiente. Ha inoltre conquistato il Premio Solinas Experimenta e la Menzione speciale FEDIC Premio “Sorriso Diverso” al miglior film italiano per l’attenzione rivolta al cinema come veicolo di valori sociali. La fotografia e il montaggio, sorprendenti, rispettivamente di Matteo Vieille e Sara Zavarise; le musiche molto indovinate di Teho Teardo (pseudonimo di Marco Teardo, nato a Pordenone, classe 1966).
Il film racconta del trentanovenne Mirko, appena uscito dal carcere: fuori, nella periferia di Roma, lo aspetta un futuro da inventare. Quando viene eletto Presidente del comitato di quartiere, decide di sognare un’esistenza diversa. Non solo per sé e per la propria famiglia, ma anche per tutta la borgata in cui vive, per uscire da quella logica che non vede oltre il domani, tra ‘impicci’ per tirar sera e punizioni (il carcere di Regina Coeli). E’ un sogno che nasce dalla disperazione dopo che gli era stato predetto che sarebbe morto a 33 anni. In un certo senso è così: è l’età in cui finisce in carcere per uscire a 40 anni e ricominciare.
Sullo sfondo una Roma borgatara, lacera, disperata in un dialogo tra inquadrature strette, cupe, quasi notturne e prospettive più ampie su una città livida e insieme struggente, dai toni acidi giallo-verdi e viola. La poesia degli ultimi di una coralità complice e affranta che si nutre di amicizia e di sogni nonostante tutto, anche se il dialogo è violento, becero.
E’ interessante il modo in cui è girato, questo scorrere di luce, fari che passano come cambi di scena; inquadrature di spalle, di corpi che si avvicinano di sbieco, che parlano attraverso ombre e colori. Non è mai banale il punto di osservazione come quella finestra che si apre sul parabrezza, con l’inquadratura stretta su una bambina delicata, dalla treccia bionda, che poi vediamo da un finestrino laterale in primo piano.
Bella la prova degli attori che indipendentemente da quello che dicono esprimono con lo sguardo e le smorfie del viso, come se nel volto si concentrasse l’esplosione della vita. Un film con una grande energia, con la gioia dolorosa di chi non si arrende, di chi pensa che quando la speranza non c’è bisogna inventarsela, soprattutto in nome dell’amore. Il film racconta la potenza del sogno che sfida le leggi di gravità della vita e la difficoltà della coltivazione nel quotidiano, in una dialettica che a volte ha il sapore di una sconfitta.
Una nuova vita suggella il domani, il più bel sogno che ha il sapore della realtà perché ispirato a una storia vera. Mirko interpreta se stesso e quel centro a Roma ha aiutato oltre 5mila famiglie.