Delle cose che accadono, De rebus quae geruntur, è il titolo della personale dedicata al pittore viareggino Giuseppe Biagi, classe 1949, a cura di Paolo Emilio Antognoli in programma dal 27 luglio al 5 settembre 2019 alla galleria Susanna Orlando di Pietrasanta.
“La mostra nasce da un incontro, con la gallerista Susanna Orlando – ci ha raccontato l’artista – che vedendo alcune immagini sulla pagina face book mi ha incentivato ad un lavoro sul tema dei rebus spingendomi poi a realizzare una mostra che fosse pittorica. Ho così avuto l’opportunità di unire due linguaggi che mi appartengono”.
La scelta del titolo è di una frase del letterato francese Gilles Ménage (Angers 1613 – Parigi 1692), erudito, figlio di un avvocato del Re, entrato nelle grazie del potente Cardinale Mazzarino e poi schernito da Molière, il quale lo ritrasse parodicamente nel personaggio di Vadius, il grammatico pedante di Les femme savantes (Le intellettuali), la sua penultima commedia.
(GIUSEPPE BIAGI_PAPPAGALLO_2019_35X33,5 CM_OLIO SU TELA)
Si deve proprio a Ménage l’etimologia di rebus, che difatti tradusse de rebus quae geruntur con la frase: «delle cose che accadono» – voce ancora riportata dall’Enciclopedia Treccani.
Biagi espone per l’occasione una serie di dipinti inediti in forma di rebus – che danno il là e il titolo alla mostra – assieme ad altre opere pittoriche, tele e carte di diversi formati, che allargano il significato di rebus, dal loro senso enigmistico a quello più vasto di cose che accadono: i fatti e gli accadimenti enigmatici della vita di cui la pittura è sia portatrice che accadimento essa stessa.
Il rebus nasce nel lavoro di Biagi come un’associazione spontanea lavorando, non essendo un ‘rebussista’ classico e professionale ma restando fondamentalmente un pittore. “All’inizio ho lavorato nel solco dell’associazione di parole e immagini con collage fotografici, poi con acquerelli che ho pubblicato in rete e negli ultimi tre anni mi sono dedicato all’approfondimento di questo gioco, pensando anche all’aspetto di interazione con il pubblico. Se immagino lo sguardo di professionisti del settore penso che vi possano trovare anche degli errori. La mia partenza è dal rebus leonardesco con l’accostamento parola e immagine (ad esempio “un” e l’immagine del cane) mentre la tendenza attuale è di sposare la complessità e l’integrazione tra i due linguaggi, dove la parola sorge da una situazione. In uno dei lavori in mostra, Opera aperta, il rimando è sia all’idea dell’inaugurazione della mostra sia all’omonimo testo di Umberto Eco del 1962 nel quale mostra l’intento di restituire dignità ai linguaggi delle arti, non solo a quello letterario, mentre intorno a lui scalpitavano le neo-avanguardie. In questo mio lavoro la “O” è accanto all’immagine di una pera che è tagliata a metà, dunque aperta”.
Un artista è sempre in movimento: quali sono i progetti all’orizzonte?
“Ancora non ho in vista appuntamenti in calendario ma vorrei lavorare su due filoni, ricominciando con il tema delle colline che è uno degli miei argomenti insieme al mare, allontanandomi però dalla figurazione arcaica del passato per sposarne la stilizzazione e l’immagine simbolo, così come alla terra si associa il cerchio. Accanto a questo binario vorrei studiare il fantasma come simbologia della visione.”
Giuseppe Biagi che vive e lavora a Viareggio, si sente sempre un artista in viaggio, nel corso di quale la ricerca è protagonista in un continuo divenire. Pittore, scultore e grafico solo per ‘gioco’, quello serio della ricerca senza ambizioni espositive, almeno per ora, ha cominciato dall’informale per arrivare appunto al tema del rebus. Nel 1981, dopo gli studi universitari ad Architettura a Firenze, aderisce al Gruppo Narciso, assieme a Luca Maria Patella. Due anni più tardi entra a far parte del gruppo della Metacosa, nel periodo della Transavanguardia, con molti riferimenti all’Iperealismo. Si accorge però presto che è una linea che non gli appartiene anche se il focus resta negli anni sulla pittura figurativa, non però in senso fotografico.
Tra i suoi riferimenti, ci ha confidato, ci sono Giorgio Morandi, Paul Klee e Balthus, soprattutto per l’aspetto poetico che considera “nascosti in me”.
Ha al suo attivo numerose mostre collettive e personali. Nel 2011 è invitato da Mina Gregori al Padiglione Italia in occasione della 54a Biennale di Venezia. Nel 2007 è invitato alla mostra Arte italiana 1968-2007- Pittura tenutasi a Palazzo Reale di Milano.
A cura di Ilaria Guidantoni.