Nello spazio della Dep Art Gallery, aperto nel 2015 con una mostra dedicata alle superfici bianche di Turi Simeti, la mostra dell’artista tedesco Imi Knoebel, curata da Giorgio Verzotti, che firma anche il saggio critico di introduzione al catalogo, visitabile fino al 15 gennaio 2022.
L’esposizione Pittura Colore Spazio, che nel titolo individua le caratteristiche tipiche del protagonista, nato a Dessau nel 1940, uno dei più noti artisti legati al Minimalismo e Costruttivismo, che hanno notevolmente influenzato l’arte tedesca dal Dopoguerra, riunisce 27 opere dagli anni Settanta ad oggi: dalla composizione sucarta Messerschnitt VI del 1977 all’iconica Anima Mundi 106-3 del 2019.
Formatosi all’Accademia di Düsseldorf e cresciuto nella scia di Joseph Beuys, ha aderito al Minimalismo e Costruttivismo che poi esalterà. Proprio questa fedeltà viscerale, quasi ossessiva, per sua stessa ammissione, al lavoro che svolge in un determinato momento e la sperimentazione delle diverse possibilità all’interno di un ciclo di opere sono alcune delle sue caratteristiche di fondo.
Al centro della sua ricerca il colore, elemento che declina in modo decisamente variegato all’interno di forme simili in un ciclo, come nel caso di Anima Mundi; la relazione dell’opera con lo spazio circostante e con l’osservatore; e la componente stilistica che si evolve costantemente dalla Share on Facebook matrice rigorosa e geometrica della citata Anima Mundi a quella più organica delle opere recenti come si vede in un lavoro del 2013 in mostra.
E’ Kinderstern probabilmente il suo ciclo più importante, che debutta tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, in mostra con un’opera in rosso del 1994 su legno, uno dei supporti sui quali ha lavorato: sono esposte soprattutto opere su alluminio insieme ad alcuni lavori collage del primo periodo.
L’artista rientra nella selezione rigorosa della Galleria, la cui prima sede è stata aperta nel 2006, che si rivolge ad artisti storicizzati con almeno trent’anni di carriera, che abbiamo lavorato dagli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento in poi, italiani e stranieri, come ci ha raccontato Antonio Addamiano, direttore dello spazio che nel 2006 era il più giovane gallerista italiano.
Figlio di un artista nonché titolare della cattedra di pittura all’Accademia di Brera per oltre trent’anni, è cresciuto in mezzo all’arte, laureandosi in Marketing e gestione aziendale all’Università Cattolica di Milano, per occuparsi poi “della promozione degli artisti italiani all’estero, in un’ottica di marketing artistico, offrendo una casa italiana ad artisti stranieri storicizzati”.
Come lavora la Galleria? “Operando una selezione ristretta di artisti in grado di dialogare con gli artisti in portafoglio, creando una sorta di corrispondenza tra i protagonisti italiani e quelli internazionali, qual è il caso ad esempio di Imi Knoebel e di Pino Pinelli o Carlos Cruz-Diez e Alberto Biasi; fa eccezione l’americano Tony Oursler con la sua produzione di video al quale abbiamo dedicato una personale nel 2019. In generale la scelta cade su artisti storicizzati, basti pensare che il sessantenne Wolfram Ullrich è il più giovane della nostra scuderia anche se ha alle spalle una carriera consolidata. La nostra ricerca è sempre molto approfondita perché ci poniamo come una sorta di archivio per l’artista grazie ad un’attività di studio e ricerca molto approfondita, frutto anche della mia esperienza, avendo lavorato presso l’archivio di Emilio Scanavino, oggi uno dei nostri artisti. Abbiamo ad esempio editato il Catalogo generale di Turi Simeti e in generale seguiamo e proponiamo i nostri artisti al di fuori della Galleria, o collaboriamo con istituzioni e realtà museali, come è il caso di Salvo che sarà in mostra al Macro di Roma”.
Come avviene la scelta degli artisti? “Il primo approccio è il mio gusto personale nell’ambito degli artisti che si sono distinti a partire dagli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento, filo conduttore, della collezione della Galleria, prediligendo appunto quelli che possono avere un dialogo con gli artisti già presenti nella nostra casa, considerando lo spazio una Family Gallery, nella fascia di quotazione tra i 10mila e i 100mila euro. Per gli artisti stranieri prediligo coloro che non hanno ancora una galleria nel nostro Paese proprio per il tipo di rapporto che tendo ad instaurare con le persone”.
Quali sono al momento i progetti, a parte la mostra che riapre la stagione della Galleria? “Abbiamo attrezzato e rimesso a posto il Garage, che originariamente era il deposito dei giochi di un asilo che occupava lo spazio dove noi siamo ora, trasformandolo in una project room per fare le interviste con gli artisti, creando una sorta di spazio magico; mentre per il 2022 realizzerò sette camere nei trulli della Val d’Itria, a Ceglie Messapica, offrendo una vacanza con l’artista del quale il cliente acquista un’opera e naturalmente la mia presenza, una sorta di Galleria diffusa”.
a cura di Ilaria Guidantoni