Al Museo del Novecento di Piazza Santa Maria Novella, dal 30 settembre si è aperta la personale di Jenny Saville, una delle più grandi pittrici viventi, nata a Cambridge, classe 1970, visitabile fino al 20 febbraio 2022. Una pittura che sposa il nuovo espressionismo, della scuola di Londra di Lucien Freud e Francis Bacon, con una forza e una potenza incontenibili che però non si compiacciono nella deformazione, nel grido di dolore che emerge, non si macerano nella voglia di provocare mostrando invece il valore intrinseco del dipingere che trova il suo centro nel disegno. Per questo i suoi volti e corpi sono in un dialogo evidente con i grandi maestri del passato, Michelangelo tra tutti: gran parte della sua produzione è rappresentata da ritratti, di grande formato, molti raffigurati frontali, altri di lato che guardano lo spettatore, o lontano, persi nel vuoto, o ancora dentro loro stessi. I corpi sono spesso grovigli che anche nell’atto d’amore lottano, scultorei e volumetrici che sembrano uscire dalla tela. La tecnica mista in molti dipinti, acquarello e pastello, rafforza la fluidità dello stato vivente che non si può
fermare, bloccare con nessun obiettivo da una parte e, dall’altra, cerca di afferrare la carne, in tutto il suo peso, spesso scomodo e mai estetizzante, perfino nell’abbraccio di una madre con il bambino. Eppure dietro i volti che sembrano talora sfigurati dalle emozioni c’è una bellezza classica, sottolineata dagli stessi nomi che riecheggiano miti del Mediterraneo. Il progetto espositivo è ideato e curato da Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento, in collaborazione con alcuni dei maggiori musei della città, quali il Museo di Palazzo Vecchio, il Museo dell’Opera del Duomo, il Museo degli Innocenti e il Museo di Casa Buonarroti. La mostra, infatti promossa dal Comune di Firenze, organizzata da MUS.E e sostenuta dalla Galleria Gagosian, si articola tra dipinti e disegni degli anni Novanta e lavori realizzati appositamente per la mostra, su più sedi con il nucleo centrale delle opere al Museo del Novecento.
Saville trascende i limiti tra figurativo e astratto, tra informale e gestuale, riuscendo a trasfigurare la cronaca in un’immagine universale, un umanesimo contemporaneo che rimette al centro
della storia dell’arte la figura, sia essa un corpo o un volto, per dare immagine alle forze che agiscono dentro e contro di noi. Come nessun altro artista del nostro tempo si è lasciata alle spalle il postmoderno per ricostruire un serrato dialogo con la grande tradizione pittorica europea in costante confronto con il modernismo di Willem de Kooning e Cy Twombly e la ritrattistica di Pablo Picasso e Francis Bacon. Convinta che il futuro della pittura sia nel superamento del confine tra astratto e figurativo, espressionismo e informale, lavora sul modello in studio e sulla fotografia, unendo immagini tratte dalla cronaca, dalla storia dell’arte e dalla realtà, mescolando tenerezza e crudeltà con un effetto dirompente, avvolgente, inquietante ma non disturbante mettendo al centro il ritratto femminile.
Nelle sale del Museo Novecento, tra piano terra e primo piano, è esposta una serie cospicua di dipinti e disegni, circa un centinaio di opere di medio e grande formato che coprono un ampio arco di tempo, che va dagli inizi degli anni Duemila fino a questi ultimi mesi. Nel loggiato esterno del museo si apre una vetrina affacciata sulla piazza per rendere visibile sia di giorno
che di notte un dipinto di grande formato esposto sopra l’altare all’interno della ex chiesa dello Spedale di San Paolo, un ritratto monumentale di Rosetta II (2000-2006); si tratta di una giovane donna non vedente conosciuta dall’artista e ritratta come un cantore cieco o una mistica in estatica concentrazione, con gli occhi vuoti, quasi murati di azzurro che guardano il vuoto. L’opera è drammatica ma l’autrice ci mostra uno sguardo indulgente, compassionevole di fronte a questa donna, che non è pietismo. Un confronto fortemente voluto e ricercato dal direttore del museo è quello ideale con il Crocifisso ligneo di Giotto sospeso al centro della navata di Santa Maria Novella, ben visibile fin dall’esterno del sagrato quando il portale della basilica domenicana si trova aperto.
Nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio viene esposta l’opera monumentale di maggior risonanza, Fulcrum (1998-99), che consacrò definitivamente Jenny Saville con la sua prima mostra personale, Jenny Saville: Territories alla Gagosian Gallery nel 1999. Il grande dipinto di Saville entra dialetticamente in antitesi con i capolavori riuniti nella sublime cornice del Salone delle Battaglie, così detto per gli affreschi realizzati dal Vasari e dalla sua scuola per celebrare le vittorie dei fiorentini contro gli avversari. Il Salone è arricchito da gruppi scultorei con le Fatiche di Ercole (1562-1584) di Vincenzo de’ Rossi, nonché dal Genio della Vittoria (1532-34) di Michelangelo, straordinario esempio di contrapposto anatomico e di non finito. Dal punto di vista formale, l’opera di Jenny Saville pare voler esibire un confronto con il linguaggio della scultura, date le dimensioni monumentali delle sue immagini e la forte plasticità delle figure. Lo spazio di rappresentazione di Fulcrum è interamente occupato dalla massa di tre corpi riversi, anzi dalle carni e mal si distinguono i volti e le individualità delle due donne e della giovinetta, costrette in un abbraccio dai toni drammatici.
L’appassionato e coinvolgente dialogo di Saville con le opere e le iconografie di Michelangelo raggiunge l’acme al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, parte del complesso monumentale dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Qui, nella sala dove si conserva la Pietà Bandini (c. 1547-55), tra le ultime ‘fatiche’ del ‘divino’ Buonarroti, è un disegno di grande formato – circa tre metri di altezza – a cui l’artista londinese ha iniziato a dedicarsi dopo un sopralluogo a Firenze due anni orsono. Il corpo levigato e lucente del Cristo della Pietà michelangiolesca, fortemente disarticolato nella sua posa, l’espressione amorevole di Nicodemo, che cela l’autoritratto dell’artista stesso e che sostiene il peso del Messia, lo strazio contenuto della Madre, trovano nel disegno Study for Pietà (2021) di Saville un naturale contraltare animato dagli intensi sguardi dei personaggi che sorreggono un giovane ragazzo, vittima forse della barbarie politica o ideologica, magari un migrante, un antagonista o un martire del terrore. Evitando di identificare spazio e tempo, disegnando le figure senza abiti e segni riconoscibili in quanto ad appartenenza sociale, politica, etnica, ecco che Saville dichiara, in una versione contemporanea ma altrettanto universale e archetipica, la condanna di ogni violenza umana, facendo parlare con segni drammatici il tema della pietas, l’esperienza del lutto e del compianto. Un Vesperbild attuale, presente e senza tempo, di una stessa universale poetica tragicità quanto quella del gruppo scultoreo realizzato da Buonarroti nell’estrema fase della sua carriera artistica.
Allo stesso modo, la concezione della figura femminile in relazione alla maternità è racchiusa nei due dipinti presentati nella Pinacoteca del Museo degli Innocenti. Tra la Madonna col Bambino (1445-50 ca.) di Luca della Robbia e la Madonna col Bambino e un angelo (1465-76) opera giovanile di Botticelli, il grande quadro The Mothers (2011) di Jenny Saville, di forte impatto evocativo, rivela il fulminante cortocircuito atemporale di questa tematica, accolta in un edificio dove, fin dai tempi del progetto di Brunelleschi, si è avvertito il bisogno di un impegno nell’accoglienza dei bambini abbandonati e nella promozione e tutela dei diritti dell’infanzia. Qui verrà esposto un secondo disegno di grandi dimensioni, Byzantium (2018), una diversa versione di Pietà in cui il lavoro grafico accompagnato da interventi di colore assai risentiti sembra non essersi fermato alla ricerca della giusta posa, seguendo altresì il movimento dei corpi.
Nelle sale di Casa Buonarroti, luogo della memoria e della celebrazione del genio di Michelangelo, i disegni di Jenny Saville Study for Pietà I (2021) e Mother and Child Study II (2009) presentano un omaggio consapevole e per nulla anodino ai disegni e ai bozzetti michelangioleschi (1517-1520). Non mancano tuttavia, con dipinti quali Aleppo (2017-18) e Compass (2013), le tematiche care alla poetica di Saville, così tenacemente legate alla contemporaneità. Disegni di forte impatto emotivo e segnico concertano con una delle opere su carta più celebri ed ammirate del Buonarroti, il cosiddetto ‘cartonetto’, Madre con bambino (1525 ca). Completano questo dialogo tra artista e artista due bozzetti in terra, uno attribuito ad un artista della cerchia di Michelangelo e l’altro di Vincenzo Danti, una riproduzione in piccola scala della Madonna Medici, oltre a una coppia di piccole invenzioni michelangiolesche per una Trasfigurazione e un’urna cineraria etrusca.
a cura di Ilaria Guidantoni