Vi è mai capitato di esprimere apprezzamenti per dei quadri e di trovarvi pochi secondi dopo faccia a faccia con il pittore? A me è successo il 20 febbraio scorso quando, orfana dei musei chiusi per decreto nel weekend, mi sono rifugiata all’Arcadia Art Gallery di Milano, dove fino al 7 marzo 2021 si può visitare la V edizione della mostra “Arte e Moda”, curata dalla critica d’arte Giada Eva Elisa Tarantino. E’ lei che ha coniato il termine “La memoria dell’acqua” per indicare la serie di dipinti che mi hanno colpita. Li ha realizzati Enzo Monterosso, pittore che ama il contatto con la natura e con gli appassionati d’arte.
Milanese, classe 1958, Monterosso vive a Garbagnate Milanese. Aveva la predisposizione all’arte fin da bambino, quando disegnava all’età di 10 anni. A 15 anni ha realizzato i suoi primi lavoretti in tempera, ma poi ha abbandonato la pittura, “distratto” da divertimenti, ragazze, attività fisica. Ha ripreso a dipingere a 30 anni, e da allora, non ha più smesso. “Non so di preciso cosa mi abbia spinto a ricominciare. I miei lavori erano da principiante, ma poi ho studiato da autodidatta”.
Monterosso è un pittore di paesaggi e natura, dipinti in olio su tela, con tecnica mista e resina. Ha iniziato realizzando paesaggi quasi onirici sui toni del bianco e del blu, poi è passato alle composizioni con foglie vere, colorate e tamponate sulla tela. Una delle tele con le foglie è stata esposta anche a una mostra della Galleria Farini a Parigi nel 2019: l’unica mostra all’estero di Monterosso. Le cui opere hanno girato l’Italia: Venezia (a Palazzo Zenobio, in occasione della Biennale d’Architettura del 2018); Lodi; Piacenza; Udine; Bologna; Basiglio; Pordenone; Bologna; Matera e Milano. Le sue opere si possono anche vedere e acquistare online sul sito della Galleria Milanese e di Top Contemporary Art, con prezzi compresi tra i 1.000 e i 2.500 euro per dipinto. Un esito tutt’altro che scontato per un artista inizialmente refrattario sia a esporre, che a vendere i i suoi quadri.
“Avevo la casa piena di mie opere. Poi sono piaciute ad amici e quindi ho iniziato ad aprirmi, verso i 40 anni ho superato le mie insicurezze e ho capito che è bello che le gente abbia un pezzo di me in casa propria”, ci confessa Monterosso. Che ha sempre dipinto per passione nel tempo libero. “Ero responsabile operativo di scalo a Linate e Malpensa. Era un lavoro stressante, ma che mi dava la spinta emotiva a dipingere per rilassarmi”. Da quando è in pensione, Monterosso può dedicarsi a tempo pieno alla sua passione. E se da un lato il coronavirus gli ha tolto il contatto col pubblico che ama tanto, dall’altro gli ha dato maggiore tempo libero per dipingere ed essere ispirato.
A proposito d’ispirazione, il suo riferimento è Claude Monet, in particolare la serie di dipinti sulle Ninfee, di cui Monterosso ha realizzato una sua interpretazione, esposta in passato in un pub milanese. La grossa differenza rispetto al padre degli Impressionisti consiste nella modalità di pittura: Monterosso non dipinge en plein air come Monet, ma inventa i soggetti dei suoi quadri sulla base dei suoi ricordi della natura e dei paesaggi visti all’alto, che memorizza da vari documentari o da viaggi in aereo, ad esempio in Grecia, in particolare le isole Cicladi. Per lui ogni opera su tela è come “un viaggio senza tempo. Ogni particolare è unico, studiato e non casuale. Ogni mia opera ha una sua personalità ed è diversa dall’altra”. Il suo intento dichiarato è “far innamorare chi osserva le opere della Terra, che spesso è data per scontata, attraverso l’esaltazione dei colori, spesso irreali e vivaci, che servono a sottolineare la bellezza del pianeta. Se io non provo emozione alla fine di un’opera, significa che neanche chi la osserva si emozionerà. E io espongo solo i lavori che mi soddisfano”.
A proposito di mostre, quest’anno sono in programma: un’esposizione a Mestre curata dal critico d’arte Antonio Castellana (in sospeso dal 2020 causa coronavirus); una collettiva a Villa Cavarzerani a Gaiarine (Treviso); una mostra a Venezia nel maggio 2021 curata dal critico d’arte e storico Giorgio Gregorio Grasso e intitolata “Dante. Omaggio al Sommo Poeta a 700 anni dalla morte”.
“Per l’occasione, ho realizzato un’opera sul canto V dell’Inferno, in cui Virgilio e Dante osservano su una rupe le anime dei lussuriosi, trascinate dal vento per l’eternità. Ho reinterpretato un’immagine esistente di Gustave Dorè, utilizzando tempera a olio su acrilico e una tecnica mista. La mostra sbarcherà anche a Firenze e Ravenna, luoghi rispettivamente di nascita e di morte di Dante”, ci ha anticipato Monterosso. Per il futuro, l’artista punta a “progredire sempre di più, inventando nuove tecniche, per appagare sempre più la mia voglia di colore e di arte. Mi piacerebbe anche far conoscere a più persone possibile la mia arte: non per diventare ricco, ma conosciuto. Vorrei che la gente avesse un mio quadro in casa e dicesse: questo l’ha fatto Monterosso”.