Thomas Bayrle Form Form SuperForm; Lucy McKenzie e Antonio Canova. Vulcanizzato; Shirin Aliabadi, Julius von Bismarck, Alicja Kwade; e nuove installazioni sulla Pista 500.
La Pinacoteca Agnelli ha presentato la programmazione autunnale del 2023, nel solco della nuova identità concepita dalla direzione di Sarah Cosulich che guida l’istituzione da maggio 2022. Questo autunno la Pinacoteca celebra tra l’altro, con un certo orgoglio, il tour all’estero della mostra Lee Lozano. Strike, dopo il successo della prima tappa a Torino, nella sua seconda sede, la Bourse de Commerce – Pinault Collection di Parigi. Prodotta da Pinacoteca Agnelli e a cura di Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti, la mostra dell’artista pioniera americana – recensita su BeBeez, https://bebeez.it/arte/lee-lozano-fa-strike-alla-pinacoteca-agnelli/ – che sarà visitabile al pubblico nella sua sede parigina fino a lunedì 22 gennaio 2024.
In concomitanza con Artissima fiera d’arte contemporanea di Torino e con l’art week torinese, Pinacoteca ha presentato due nuove mostre nei suoi spazi espositivi interni, rispettivamente la personale di Thomas Bayrle, uno degli artisti tedeschi più prolifici della generazione del dopoguerra, intitolata Form Form SuperForm, in speciale dialogo con il Lingotto. Prosegue così l’esposizione di artisti internazionali che sono stati pionieri di novità in qualche modo e in questo caso del tema digitale, dell’immagine composta da altre immagini, dei pixel ante litteram. Alla base della sua arte l’idea che il mondo sia ripetizione e che nella stessa si sviluppi l’immaginazione, anche in termini spirituali pensando alla ritualità e ciclicità delle preghiere e delle litanie. La mostra di forte impatto unisce un lato giocoso a un aspetto più impegnato che per certi aspetti ricorda il tema dell’Arcimboldo ma in questo caso non è solo assemblaggio, è un gioco ottico di grande finezza.
La seconda esposizione nello scrigno, Vulcanizzato, è un progetto dedicato a una nuova commissione di Lucy McKenzie in dialogo con Antonio Canova, terza edizione dell’iniziativa Beyond the Collection che rilegge in chiave contemporanea la Collezione Giovanni e Marella Agnelli – che riunisce 25 opere da Bellotto, a Canaletto, fino a Matisse e Picasso passando per Renoir – e si interroga sul ruolo e la responsabilità del museo oggi non solo contenitore conservatore della storia ma luogo in cui l’arte è tutta contemporanea.
Inoltre la Pista 500, progetto artistico di Pinacoteca Agnelli sull’iconica pista di collaudo delle automobili FIAT sul tetto del Lingotto, accoglie quattro nuove installazioni di Shirin Aliabadi, Thomas Bayrle, Julius von Bismarck e Alicja Kwade.
Infine, per il primo anno, Pinacoteca Agnelli presenta in collaborazione con Artissima il Premio Pista 500 che selezionerà una o un artista presente in fiera per la realizzazione di un’opera sul grande billboard della Pista 500, che verrà allestito nel novembre 2024.
Thomas Bayrle. Form Form SuperForm
Fino al 2 aprile 2024, l’artista berlinese, classe 1937, è presente con una personale a cura di Sarah Cosulich e Saim Demircan, curatore, scrittore e dottorando di ricerca con sede a Torino che si presenta come una retrospettiva non in ordine cronologico ma divisa per temi.
Thomas Bayrle è uno degli artisti tedeschi pionieri più prolifici della generazione del dopoguerra in Germania, celebre per le “superforme“, complessi pattern realizzati a partire da immagini di persone, prodotti e macchine. Dagli anni Sessanta, Bayrle ha declinato un’estetica di matrice pop attraverso un’ampia gamma di forme, dalle tecniche di stampa alla pittura, dalla scultura al film. Con le sue unità ripetute a formare un insieme in costante movimento, l’artista ha anticipato il linguaggio digitale e messo in evidenza i processi di interconnessione tra persone, merci e sistemi di pensiero. Percorrendo temi chiave come il lavoro, il potere, l’economia e la religione, Form Form SuperForm propone una narrazione retrospettiva dell’artista nella sua fascinazione per il rapporto tra l’individuo e le dinamiche collettive nella società. Il percorso espositivo si sofferma sui principali temi e iconografie dell’artista tra cui l’automobile come iconica forma di aspirazione individuale, come meccanismo, energia, mezzo di spostamento e consumo. La mostra, prodotta specificamente per gli spazi della Pinacoteca, comprende anche una nuova opera sulla Pista 500. Qui una sorta di ‘autostrada in loop’, crea montagne russe senza fine, dove appunto la ripetizione è una sorta di vertigine. Affascinato dai miti italiani, dalla produzione cinematografica al turismo all’industria, Bayrle ha guardato già negli anni Settanta alla FIAT come fonte d’ispirazione. In questa occasione, l’ex fabbrica del Lingotto non è soltanto sede della mostra di Thomas Bayrle ma si rivela nel suo esser stata originaria scintilla immaginifica della pratica dell’artista. In effetti il Lingotto per l’artista simboleggia il lavoro umano come catena di montaggio e allo stesso tempo come centro di produzione delle icone della modernità, le auto.
Il percorso inizia con il concerto, realizzato da macchinari e pistoni che riproducono suoni alternati e alle pareti una sorta di ‘carta da parati’ che ripete in serie un’auto: il tema della Chrysler fu involontariamente premonitore vista la successiva fusione. Decisamente intrigante la composizione che parte da un modulo che si ripete, come lo stesso Gianni Agnelli – che l’artista aveva conosciuto negli anni Settanta – il cui profilo si rinnova del tempo, risultato ad esempio del ‘ripetersi’ dei suoi operai. Tra le opere più originali dei pneumatici in legno – si possono toccare e far ruotare – il cui battistrada è realizzato da croci e sui quali è incisa un’Ave Maria in latino. E ancora la società del consumismo è letta attraverso la ripetizione ossessiva degli oggetti, dell’addizione del produrre e comprare con installazioni di forte suggestione.
Il progetto espositivo è accompagnato da un catalogo edito da Marsilio, in italiano e inglese, progettato come una lettura completa dell’opera di Bayrle, ben al di là dell’esposizione, attraverso una selezione di interviste all’artista realizzate con curatori e collaboratori negli ultimi 20 anni.
L’esposizione fa parte della produzione artistica di Pinacoteca, che comprende progetti monografici dedicati ad artiste e artisti contemporanei focalizzati su percorsi trans-storici e multigenerazionali, in grado di aprire nuove letture della storia dell’arte in relazione alle pratiche artistiche contemporanee.
Presentata anche la terza edizione di Beyond the Collection con Lucy McKenzie e Antonio Canova. Vulcanizzato, progetto a cura di Lucrezia Calabrò Visconti, che vede l’artista scozzese Lucy McKenzie – nata a Glasgow nel 1977 e residente a Bruxelles – dialogare con le opere dello scultore neoclassico Antonio Canova (1757, Possagno – 1822, Venezia) presenti nella Collezione Giovanni e Marella Agnelli. Vulcanizzato prende le mosse dai due gessi di Antonio Canova Danzatrice con dito al mento (1809-1814) e Danzatrice con mani sui fianchi (1811-1812), al centro di un’installazione ideata dall’artista Lucy
McKenzie. La mostra propone
una riflessione sulla costruzione di modelli e simboli tra la statuaria classica, la scultura decorativa e i manichini utilizzati solitamente nei display commerciali. L’ideale di bellezza diffuso, tra gli altri, dalla scultura canoviana, ha attraversato epoche e ambiti diversi per giungere all’iper-capitalismo del corpo rappresentato dai manichini prodotti in serie in ambito commerciale. Le installazioni dell’artista esplorano la relazione della pittura e della scultura con la costruzione del valore, la cultura popolare e la propaganda politica. Nel suo lavoro spesso emerge la dimensione storica e sociale che sottende la distanza tra la storia dell’arte e le arti decorative, la storia della moda, il design e gli oggetti di consumo. Il titolo della mostra, che ricorda l’immaginario infernale della cultura greca classica, si riferisce alla “vulcanizzazione”, una tipologia di lavorazione della gomma comune nell’industria automobilistica come nell’industria calzaturiera. Il titolo allude
alla trasmigrazione di simboli e significati tra ambiti diversi e al ruolo dei processi produttivi nella costruzione di mitologie collettive. Anche in questa mostra Gianni Agnelli viene introdotto nell’opera, insieme a Carlo Mollino e in tal modo si accenna anche alla riflessione contemporanea sulla committenza che riprende il senso classico dell’inserimento del committente nell’opera. In esposizione alcuni manichini che ricordano la formazione e gli esordi dell’artista nella moda e la scelta di realizzare ‘supporti’ ad hoc per i suoi capi che non trovava mai adeguati e che sono lo spunto per un confronto tra la scultura classica e quella contemporanea della quale il manichino, che entra a vario titolo nell’arte, è l’espressione più avanzata.
La Pista 500
Quattro le nuove installazioni site-specific di Shirin Aliabadi (Iran, 1973–2018), Thomas Bayrle (Germania, 1937), Julius von Bismarck (Germania, 1983) e Alicja Kwade (Polonia, 1979). Le opere accompagnano quelle già presenti di VALIE EXPORT, Sylvie Fleury, Dominique Gonzalez-Foerster, Louise Lawler, Marco Giordano e SUPERFLEX. I nuovi lavori si inseriscono all’interno del percorso espositivo della Pista 500 sul tetto del Lingotto attivando inaspettate prospettive con il contesto che le ospita.
Shirin Aliabadi, presente con una fotografia in formato monumentale occupa il billboard, è stata una fotografa e artista multidisciplinare che nel suo lavoro ha guardato alle espressioni di emancipazione e riscatto femminile delle nuove generazioni nel contesto sociale iraniano, fino al 2018, quando è mancata prematuramente. Ritrae delle ragazze in macchina e rievoca così il modo di aggirare il divieto di socializzare in luoghi pubblici dei giovani iraniani, che passavano la serata in macchina, finendo in ingorghi che diventavano corto circuiti di incontri a metà tra la scelta e la casualità.
Thomas Bayrle, in stretto dialogo con la mostra personale negli spazi interni della Pinacoteca, presenta, come accennato, una grande scultura in loop: una “nuova pista” che si collega idealmente ai circuiti delle merci, delle autostrade, dei nastri trasportatori, della ripetizione seriale implicita in tanti processi della nostra società.
Julius von Bismarck, la cui ricerca coinvolge media diversi e sconfina in campi come la fisica, la tecnologia e le scienze naturali, allestirà una spettacolare installazione sospesa nello spazio all’interno dell’iconica Rampa Sud, creando una visione surreale che si relaziona con l’architettura della ex fabbrica e le leggende che la ricordano. Imitazioni di Teti, dea del mare e madre di Achille, è una grande boa galleggiante connessa a una reale nell’Oceano e si muove grazie ad un collegamento wireless secondo l’istanza dell’altra.
Il lavoro scultoreo di Alicja Kwade, infine, indaga le energie che regolano l’universo e il loro incontro e scontro con la percezione umana; l’artista presenta un’opera dedicata alla misurazione del tempo, evocando il ruolo centrale che aveva nella fabbrica e nello spazio pubblico della città.
Il progetto sulla Pista 500 si confronta con l’architettura della ex fabbrica FIAT, con la sua eredità e le sue storie, con il paesaggio circostante e con il contesto urbano. In questo caso un orologio sembra segnare le ore al contrario ma è solo un effetto del quadrante. L’artista, che è solita riflettere sul tempo, ragiona sulla sua controllabilità, sul suo avanzare inesorabile che è allo stesso tempo un eterno ritorno. Esiste tra l’altro un collegamento importante del tempo con la città di Torino perché per molto tempo ha segnato il tempo, l’ora esatta della Rai, per tutta l’Italia. Inoltre lo scandire del tempo è fortemente legato a quello della fabbrica e a Torino, in una sede Fiat – non il Lingotto – nel 1920 ci fu uno sciopero detto delle lancette perché gli operai spostarono l’ora in modo arbitrario. Gli interventi all’aperto abbracciando i diversi linguaggi della scultura, da installazioni ambientali, a opere luminose o sonore e progetti di cinema espanso, accompagnano in un circuito chiuso i visitatori, accolti dal più grande giardino pennsile d’Europa che è impressionante tornare a visitare nel tempo e vederlo crescere.
Chi è Thomas Bayrle
Nato nel 1937 a Berlino, vive e lavora a Francoforte. È stato professore di ruolo alla Städelschule di Francoforte dal 1975 al 2002. Il suo lavoro è stato esposto in alcune delle più importanti mostre internazionali, come documenta 3, 6 e 13 a Kassel, Germania (1964, 1977, 2012), 8° Biennale di Busan (2012), 6° e 8° Biennale di Gwangju (2006, 2010), 50° e 53° Biennale di Venezia (2003, 2009), 16° Biennale di Sydney (2008), Triennale di Tbilisi (2007), 4° Biennale di Berlino (2006), 2° Triennale di Guangzhou (2005). È stato protagonista di importanti mostre personali al MAK – Museo Austriaco di Arti Applicate / Arte Contemporanea, Vienna (2017); Institute of Contemporary Art, Miami (2016); Lenbachhaus, Monaco di Baviera (2016); Institut d’art contemporain, Villeurbanne / Rhône-Alpes, Francia (2014); WIELS, Bruxelles (2013); Madre – Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina, Napoli (2013); Baltic Centre for Contemporary Art, Gateshead, Regno Unito (2013); Museu d’Art Contemporani de Barcelona (2009); Musée d’art Moderne et Contemporain, Ginevra (2009); Museum Ludwig, Colonia (2008); Museum für Moderne Kunst, Francoforte (2006). Bayrle ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui il Cologne Art Prize (2000) e il Prix Arts Electronica, Linz (1995).
Chi è Lucy McKenzie
Nata a Glasgow nel 1977, vive a Bruxelles ed è un’artista visiva le cui installazioni esplorano la pittura e il suo rapporto con lo stile, il valore e l’ideologia. Il suo lavoro è esposto a livello internazionale. Dal 2011 collabora con la stilista Beca Lipscombe per produrre collezioni di moda con il nome di Atelier E.B. Tra le mostre più recenti: alla La Verrière, Brussels (2022); Geneva Biennale: Sculpture Garden, Geneva (2022); Tate Liverpool, Liverpool (2021); Temple Bar Gallery + Studios, Dublino (2021); Garage, Moscow (with Atelier E.B) (2020); Museum Brandhorst, Monaco (2020); Serpentine, London (with Atelier E.B) (2018); Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2017); Art Institute of Chicago, Chicago (2014); Stedelijk Museum, Amsterdam (2013).
a cura di Ilaria Guidantoni