Armani non è solo un’azienda di prodotti di lusso, abiti in primis, realtà produttiva imponente e anche sinonimo di stile, ma è una filosofia che mette al centro la terra, la naturalezza del territorio nella sua semplicità, freschezza dove l’eleganza è la cifra del lusso: essenzialità e armonia che si richiama al modello del nostro Rinascimento. Così ogni luogo targato Armani è la rappresentazione di un microcosmo dove tutto ha la stessa impronta.
All’Armani Hotel Milano, il secondo hotel aperto nell’ambito del progetto Armani Hotels & Resorts, nato dalla collaborazione tra Giorgio Armani spa ed Emaar Properties PJSC, dopo l’apertura dell’Armani Hotel a Dubai, all’interno del Burj Khalifa, l’edificio più alto al mondo, questo è vero all’ennesima potenza.
Giorgio Armani ha contribuito con il suo tocco personale alla progettazione dell’hotel, nell’edificio in stile razionalista progettato originariamente da Enrico A. Griffini nel 1937, situato nel prestigioso edificio di via Manzoni 31 a Milano, nel cuore del celebre quartiere conosciuto come Quadrilatero della Moda.
A pochi minuti da Piazza del Duomo, dai principali musei cittadini e dal Teatro alla Scala, del XVIII secolo, il tempio internazionale della musica classica, ha un affaccio sulla Milano storica.
Dal ristorante e dal Bamboo Bar, lo sguardo si può rivolgere anche al quartiere di Porta Nuova, poco distante dall’hotel, che è invece il volto della nuova Milano, con i suoi grattacieli avveniristici e i progetti architettonici all’avanguardia che hanno ridisegnato lo skyline cittadino. L’effetto è immersivo e sottolinea l’idea che l’architettura dell’abitare debba dialogare con l’esterno, grazie ad ampie pareti vetrate, pur mantenendo un senso di intimità.
Al settimo piano il cammino è orientato come una passerella e il pavimento in onice nero e marmo striato retroilluminato, crea una singolare scacchiera, che ci riporta “con i piedi per terra”.
Ad altezza di sguardo la luce è soffusa e si posa sui toni sabbiati del grigio perla e avorio, dove ogni particolare, dai fiori, alle posate, al tovagliato, fa parte di uno stesso corredo. L’idea è che l’azienda offre un’esperienza intima anche quando si è lontani da casa, in linea con la filosofia “Stay with Armani”.
La cultura anche a tavola è legata alla sobrietà di un’estetica non barocca, che si richiama alla stagionalità e alla presenza del vegetale in un ruolo da protagonista, come tiene a sottolineare l’executive chef Francesco Mascheroni, che ha presentato a BeBeez le nuance e i profumi primaverili nella nuova proposta culinaria con un menu degustazione “Signature” e uno alla carta che tracciano l’ultima strada del gusto.
Il minimo comune denominatore è la semplicità dove i contorni nitidi e i sapori in perfetto equilibrio tracciano la strada per arrivare al gusto puro e rassicurante dell’ingrediente. Tecnica, tendenze, ispirazioni locali e internazionali si incontrano e generano un’esperienza gastronomica che si fonde in modo armonico e silenzioso al design minimale della location.
“Quando compongo un nuovo menu mi lascio ispirare da ciò che la terra ci dona. Mi piace riportare la fioritura della stagione in ogni piatto”, ha dichiarato Francesco Mascheroni. E così, le materie prime stagionali, raccolte dal suolo e portate in tavola, diventano le protagoniste di una storia capace di abbracciare contemporaneamente più mondi e dimensioni”.
In armonia con l’apertura internazionale di Milano, a tavola ci sono incursioni e suggestioni dal mondo legate ai viaggi come dimensione indispensabile della cultura e del vivere.
Per celebrare la Design Week, nella serata del 18 aprile anche lo spazio bar, che ha un calendario “teatrale” di accompagnamento della stagione con un programma musicale di livello, prevede una performance, che unirà le tre anime, deejay set, sax e percussioni.
a cura di Mila Fiorentini