
Al 38° TORINO FILM FESTIVAL è stato presentato fuori concorso il documentario My America di Barbara Cupisti – proiettato su Mymovies domenica 22 – il sogno americano e la giustizia sociale USA, produzione Clipper Media con Rai Cinema. Scritto e diretto da Barbara Cupisti (Madri; Fratelli e Sorelle e la trilogia Esuli) e prodotto da Sandro Bartolozzi, una produzione Clipper Media con Rai Cinema, con il patrocinio del Robert F. Kennedy Human Rights, il documentario si avvale della produzione esecutiva di Adriano Wajskol, della direzione della fotografia di Antonello Sarao, del montaggio di Francesca Mor e delle musiche originali di Tommaso Gimignani. Il film, le cui riprese sono state realizzate interamente negli Stati Uniti e in particolare a Chicago, Los Angeles e in Arizona è realizzato con il sostegno della Regione Lazio – Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo.
Con uno sguardo lucido, facendo parlare la realtà procedendo per capitoli tematici, il film mostra il grande sogno incarnati per il mondo intero dagli Stati Uniti, un sogno forse mai avverato. Il preambolo della Costituzione americana, che nasce nel 1878, fondata sui pilastri della libertà, giustizia e prosperità, ha nutrito i popoli del mondo intero e ancora oggi dal Messico un’onda di migranti si sposta verso la terra promessa, la terra del latte e miele, – come racconta l’ultimo capitolo del documentario – dove ognuno può diventare qualcuno. In teoria e forse in pratica anche se con altrettanta facilità il suo sogno può andare in frantumi senza alcuna tutela.
Un racconto sul malessere sociale che si manifesta in eventi e situazioni drammatiche, ma anche la capacità e la determinazione di cittadini comuni, attivisti di base, che cercano di sfidare e riparare la fibra morale e la sostenibilità del Paese.
Il film inizia con la voce di chi si annuncia come il prossimo killer in una scuola, dove negli ultimi anni ci sono state stragi e la risposta di Trump è stata l’idea di armare gli insegnanti. Il primo capitolo sul tema della difesa, narra la grande consapevolezza degli studenti del fatto ch le armi non salveranno le vite e che i buoni con le armi in mano rappresentano un mito. Interessante la reattività della popolazione giovane, nera, meticcia, che si mette insieme, unendo le proprie differenze e fragilità per combattere la violenza senza usarla, come mostra l’iniziativa Goodkids MadCity.
Sul tema delle etnie diverse e della debolezza della popolazione nera e meticcia, oggetto spesso di violenze insensate, si sviluppa un secondo capitolo che si intreccia a un terzo tema affrontato: la povertà e il fenomeno dei senza tetto che spesso vengono additati come colpevoli invece che vittime, la cui causa di indigenza sia legata alla malattia mentale o alla dipendenza dalla droga, ma nella maggior parte dei casi basta molto meno. Ad esempio finiscono per strada a dormire in macchina donne vittime di violenze familiari che con difficoltà trovano un rifugio.
Il tema della povertà è particolarmente toccante all’interno della nazione più ricca del mondo, dove ogni notte oltre mezzo milione di persone dorme per strada, finendo magari vittima di violenza. L’ultimo capitolo è quello dedicato ai migranti, anch’essi bersaglio di violenze che rischiano la vita per inseguire un sogno.
Ma il Sogno Americano esiste ancora? E se esiste dov’è? E’ questa la domanda che ha guidato la regista, Barbara Cupisti, nella realizzazione del documentario “Ho deciso di realizzare questo film perché dal 2014, da quando vivo negli Stati Uniti, ho capito che in quella che è considerata la più grande democrazia del mondo ogni giorno si vivono conflitti interni che producono un numero enorme di vittime, numeri di una guerra. Mi sono resa conto – continua Cupisti – che le informazioni che arrivano in Europa, ma anche negli stessi Stati Uniti, tramite i media ufficiali, sono parziali e non catturano a pieno il livello di conflitti, violenza e di povertà che sono parte integrante, anche se meno evidente, della società americana. My America dà voce anche e soprattutto a coloro che ogni giorno si battono per la giustizia sociale e per porre fine a violenze e morti che possono essere prevenute”.
Barbara Cupisti
Diplomata all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio D’Amico, inizia la sua carriera come attrice di teatro con Peppino Patroni Griffi e poi nel cinema con La Chiave, di Tinto Brass. In seguito lavora anche con Dario Argento, Michele Soavi, Lucio Fulci, Lamberto Bava, Norman Jewison, Paul Planchon, Antonio Pedro Vasconcelos, John Lofve, Gabriele Salvatores, Angelo Orlando, Carlo Verdone e Franco Bernini. Nel 2002, è apparsa in Total Kheops con Marie Trintignant e Richard Bohringer. Passata poi alla conduzione e in seguito alla regia di programmi socio culturali su Rai Tre, Rai Sat e Rai International scopre l’interesse nel raccontare storie di uomini e donne, trovando nel documentario il modo ideale di scrivere per immagini. Inizia quindi a girare lunghi documentari per il cinema. Il suo primo film, Madri, proiettato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia del 2007, ha vinto il David di Donatello nel 2008 come Miglior Documentario dell’anno. Il secondo documentario, Vietato sognare (2008), proiettato in diversi festival cinematografici internazionali, ha ricevuto riconoscimenti quali l’“Amnesty International Cinema and Human Rights Award” al Festival Internazionale del Cinema di Pesaro e l’Alto Patronato da parte dell’Unicef Italia. Nel 2011, il film Io Sono, che ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International, è stato presentato fuori concorso alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Nel 2012, Fratelli e Sorelle, storie di carcere, realizzato con Rai Cinema, vince il Premio Flaiano e il Premio Ilaria Alpi per il Miglior lungo reportage italiano e viene candidato come Miglior documentario di lungometraggio ai David di Donatello. Nel 2013 il documentario Interferenze Rom, e nel 2014/15 Esuli, trilogia che racconta storie di esuli del Terzo Millennio, vincendo il Nastro d’Argento per i documentari. Nel 2016/17 Womanity, documentario lungometraggio ambientato tra India, Egitto e USA, che narra la “resilienza” delle donne, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2018 e vincitore del miglior Documentario al Festival Internazionale del Cinema di Madrid.
a cura di Ilaria Guidantoni