Un film di Céline Sciamma, dal 21 ottobre al cinema e nel 2022 in esclusiva su MUBI per la prima collaborazione con Teodora. E’ uscito il nuovo attesissimo film di Céline Sciamma dopo il successo di Ritratto della giovane in fiamme, distribuito da Teodora Film e MUBI, che è stato presentato in anteprima alla XIX edizione di Alice nella Città, la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma dedicata alle nuove generazioni che quest’anno si è svolta in due location d’eccezione: l’Auditorium Parco della Musica e l’Auditorium della Conciliazione. Da sempre attenta al mondo dei giovanissimi e al tema dell’identità femminile, Sciamma torna con Petite Maman alle atmosfere di Tomboy, uno dei suoi film più amati, dimostrando ancora una volta una sensibilità fuori dal comune. Il film ha per protagonista Nelly, una bambina di otto anni che dopo la morte della nonna passa qualche giorno nella casa di campagna dove è cresciuta la madre, Marion. Girovagando nel bosco, si imbatte per caso in un’altra bambina che sta costruendo una capanna di legno e con cui nasce un rapporto speciale: la nuova amica si chiama proprio Marion… Grazie a una storia che molti critici hanno accostato alla fantasia di Miyazaki, Petite Maman sa conquistare gli spettatori con una riflessione commossa sulla memoria, l’amicizia e la famiglia. Struggente nella vena malinconia, una colonna sonora essenziale e potente ad un tempo, il pianoforte scandito nella prima parte in particolare, atmosfere silvestri, autunnali, immense e soffuse: gli esseri umani sono praticamente assenti, soprattutto gli adulti: anziani in case di riposo, soli e solitari, che se ne vanno in silenzio, genitori che partono senza spiegazioni, mentre al centro della scena l’infanzia e la complicità fatta di poche parole e una sentire profondo che è comunione, tenerezza, prima che comunicazione. Le parole nel film sono poche, dilatate e anche la presenza degli adulti, pur gentile, fatta di vicinanza, non riesce ad essere abbastanza incisiva, soprattutto per incapacità, anche legata talora alla malattia, al dolore interiore, almeno così ci appare. La regista stessa si tira indietro, lascia la storia in sospeso. Volutamente è da pensare. C’è qualcosa che manca in un film di grande poesia, con una bella prova attoriale delle due piccole protagoniste, quasi gemelle, come un alter ego, evidentemente scelte ad hoc con una forte somiglianza che a tratti le confonde. Si ha l’impressione di vedere dei quadri espositivi, un frammento di un tutto che non è raccontato, manca l’antefatto, non c’è spiegazione, forse nemmeno un finale aperto. Probabilmente si ferma troppo presto questa volta, anche se è da vedere. Il film per chi ama e apprezza Céline Sciamma è un laboratorio, uno scorcio per avvicinarsi al suo mondo. Breve ed intenso anche se dai colori pastello, nelle voci sussurrate, nei colori, nei tempi, è improntato alla lentezza: in alcuni momenti si ha l’impressione di vivere insieme ai protagonisti in un tempo in scala uno a uno e questo è coinvolgente.
Céline Sciamma nasce nel 1978 e cresce nella periferia di Parigi, in una famiglia di origine italiana. Dopo la laurea specialistica in Letteratura francese segue i corsi di sceneggiatura alla prestigiosa scuola di cinema La Femis. Su consiglio dell’attore regista Xavier Beauvois, membre della sua commissione d’esame, utilizza lo script di fine corso per esordire come regista con Naissance des pieuvres, nel 2007. Il film viene presentato nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes 2007 e riscuote subito un grande interesse, facendo ottenere a Céline il Prix Delluc, come migliore opera prima e una candidatura al César nella stessa categoria. Dopo alcuni lavori come sceneggiatrice, anche per la televisione, gira il cortometraggio Pauline nel 2009, realizzato grazie alla vittoria del concorso “Jeune et homo sous le regard des autres”, presiedute da André Téchiné e istituito per combattere l’omofobia. Tomboy è il suo secondo lungometraggio che vince il Teddy Award al Festival di Berlino e procura alla regista un enorme regista di critica e pubblico, sancendone la notorietà internazionale. In veste di sceneggiatrice collabora nel 2012 alla serie tv Les revenants trasmessa da Canal + e torna alla regia nel 2014 con Diamante nero, che apre la quinzaine des réalisateurs a Cannes e viene da subito osannato dalla critica internazionale, ottenendo quattro candidature al César e arrivando finalista al Premio Lux del Parlamento europeo. Come sceneggiatrice firma il film d’animazione La mia vita da zucchina e Quando hai diciassette anni di André Téchiné, quindi dirige il suo quarto film, Ritratto della giovane in fiamme: presentato in concorso a Cannes, vince il Premio per la miglior sceneggiatura e la consacra come una delle maggiori registe del cinema europeo di oggi. Il suo ultimo film, Petite maman, è stato presentato in Concorso all’ultimo Festival di Berlino.
A cura di Ilaria Guidantoni